Quattro secoli di Pittura a Venezia esposti al Museo Nazionale della Cina. A Pechino è arrivata la luce e il colore della pittura veneziana.
ll Museo Museo Nazionale della Cina di Piazza Tienanmen a Pechino ecco la gloria di quattro secoli di pittura veneziana. Sono in bella mostra capolavori che presentano caratteri di straordinaria unicità della pittura prodotta a Venezia fra Quattrocento e Settecento. I dipinti esposti sono eloquenti esempi, tutti significativi, sia del preciso contesto culturale e storico che li vide nascere, sia della individuata personalità del pittore creatore. Se ne percepisce subito cosa sia stata Venezia, la grandezza della Repubblica, ma anche le caratteristiche basilari e costanti di queste opere, illustrate in sequenza cronologica attraverso il loro chiaro legame con i diversi momenti storici, culturali, stilistici e di gusto via via attraversati. Considerati singolarmente, i dipinti – tutti selezionati per l’alta qualità pittorica – propongono ciascuno valori in sé significanti su diversi e spesso polivalenti piani: dal valore concettuale al documento storico-iconografico, fino alle conturbanti qualità più edonistiche della pittura.
Opere di ottimi artisti, assoluti capolavori, realizzati dai sommi maestri che hanno reso universale grandezza e fama della pittura veneziana e, con essa, di Venezia stessa.
Il tracciato espositivo parte dal primo Rinascimento coi suoi valori peculiari: la riscoperta dell’Antico, la realtà dell’uomo e della natura, la poesia del paesaggio, il racconto per immagini (Mantegna, Alvise Vivarini, Gentile Bellini, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Carpaccio). Il grande Cinquecento mette in luce le seduzioni del colore “tonale” tutto e solo veneziano, ma anche con intima introspezione psicologica (Giorgione, Tiziano, Savoldo, Lorenzo Lotto). Poi la pittura, impregnatasi di raffinato e talvolta potente “manierismo” sugli esempi giunti da Roma, che ha segnato per l’appunto un particolare momento di gloria politica e d’immagine della Serenissima (Veronese, Tintoretto, Jacopo Bassano).
Le successive età del Barocco, del Rococò, fino alle soglie di un ritrovato classicismo lasciano leggere le irresistibili seduzioni di colore e luce (Sebastiano Ricci, Rosalba Carriera, Giambattista Piazzetta), ma anche di piacevole racconto (Pietro Longhi), fino alle “messe in scena” del Giambattista Tiepolo vero mago del pennello. Infine si percepisce anche l’ammirata specialità veneziana della “veduta”, -il grande vedutismo- dominata in contrapposto dalla maestria scientifica di Canaletto e dall’estro poetico e lieve di Francesco Guardi, conviventi espressioni di illuministica razionalità ordinatrice e di inquieta sensibilità, in un mondo ormai mutato che, tramontata la Serenissima con le ragioni che per tanti secoli la fecero grande, così consegnava Venezia al mito e alla gloria della storia.
Carlo Franza