Alessandro Nastasio. Intervista a un artista del nostro tempo che nell’arte ha trovato la bussola del vivere. Nello spettacolo della sua arte, i simboli e il mistero.
1 D: Conosco la tua storia di artista, vigile, creativo, colto, capace di sentire e vivere la storia antica, moderna e contemporanea. Senti che la tua pittura, oggi, possa dire ancora qualcosa?
R: E’ difficile essere Artista e fare Arte giustamente. Molti problemi insoluti ci circondano e ci stimolano a elaborare qualcosa che documenti il disagio in cui viviamo( anziani scomodi, colera politico, clandestini e non immigrati, delinquenza, il sistema quotidiano,ecc.); difatti diversi anni orsono tutto ciò l’ho denunciato con due opere, “Il mito di Atlante” col suo carico esistenziale e “ Il Mito di Sisifo” col suo peso quotidiano. Dipingere non è copiare, ma inventare linee, forme e colori. La mia non è una pittura rivoluzionaria è una catarsi. Amo come Picasso la libertà nell’espressione. Quando finisce l’idea che sostiene il dipinto, si può dire che è terminato. Dall’informale si forma e si deforma, e si dà un senso di equilibrio allo spazio bidimensionale. La realtà si illumina se c’è poesia nell’osservare. L’importante è avere un rapporto d’amore con le cose. La creazione non è mai finita, è un continuo espandersi.
2 A Milano hai avuto contatti e frequentazioni con colleghi e con galleristi amici di infanzia. Oggi ti senti più solo?
R: Più che a Milano e in Italia, ho avuto contatti con amici, galleristi e critici all’estero( Phyllis Lucas-New York, Bollag-Zurigo, Sautter-Stoccarda, Mormoradis- Atene, Plumper-Dusseldorf, Selbiger- Duisburg, e ancora a Beirut, ecc. ). In Italia frequentavo Figini, Ferreri, Scalvini, Minguzzi, Fabbri e Fontana come scultori; Cassinari, Morlotti, Sassu, Treccani. Motti e altri come pittori. Tra i galleristi Ferrari a Treviglio, Rotta a Genova, Pagani a Castellanza, Malagnini a Saronno, Ada Zunino a Milano,Rossi a Palazzolo sull’Oglio. Con Cardazzo andavo a mangiare da Don Lisander in compagnia di Milena Milani. Non mi sono mai sentito solo. Enzo Bontempi nel 1970 mi ha dedicato una poesia che mi ha molto colpito, si mangiava spesso assieme a pranzo ed era anche amico di Lucio Fontana e della moglie Teresita, che andavamo a trovare anche Comabbio.
3 Hai lavorato molto con l’arte sacra e hai lasciato opere di altissimo valore nelle Chiese italiane. Oggi la Chiesa, i vescovi e i preti come vivono il sacro? Sono preparati?
R: Non tutti i preti sono preparati sul sacro. Sono stato chiamato in Curia a Milano dal Cardinale Carlo Maria Martini tramite Don Italo Pagani della Chiesa del Fopponino a far parte della Commissione d’Arte Sacra Beni Culturali della Diocesi Ambrosiana, per ben 14 anni. Abbiamo svolto un censimento per la Curia proprio per individuare le opere sparse sul territorio in quanto taluni parroci inesperti davano ad antiquari inginocchiatoi del ‘600/’700 o anche candelabri,, statue lignee, confessionali o tele, in cambio di riparazioni al tetto, alla sagrestia, alle vetrate, ecc. A capo della Commissione c’era Don Giancarlo Santi e Spirito Colombo. Certo tra i preti ci sono progressisti e conservatori. Tanti i parroci con i quali ho lavorato avendo inserito mie opere nelle loro Chiese; Don Bianchi per la Chiesetta Alpini e il monumento, Don Umberto Sanvito del Villaggio Cesate a Cesate, Don Felice Ferrario a Melzo, Don Mario Colombini a Garlate, Don Giacomo Tagliabue a Suello, e ancora la Porta Fidei a Paderno Dugnano, opere nella Chiesa di Santo Spirito a Milano in Città Studi, ecc.
4 Rispetto ai tempi che hai vissuto, ovvero gli anni Sessanta/Novanta, come vedi e leggi il presente e il prossimo futuro?
R:Il presente mi appare confuso,nebbioso, con poca luce specie per i giovani che devono iniziare a percorrere la passeggiata terrena. Per i neofiti non vedo apparire il sole. Noi nel passato abbiamo avuto le cadute e le resurrezioni nel cammino della vita e molte speranze. Oggi non so, penso a una delle litografie di Rouault(Miserere) intitolata “si rifugia nel suo cuore, va a piedi nudi nella sofferenza”. Mi sovviene Qoeleth “vanità delle vanità tutto è vanità. Che vantaggio viene all’uomo da tutta la fatica che lo fiacca sotto il sole” Qoeleth 1,2-3. Il dolore è inspiegabile. Giacometti l’ho conosciuto era amico dello scultore Negri che aveva lo studio vicino al mio(Via Stoppani 7 ) e aveva fatto nel 1960 “l’uomo che cammina”, ma non sa dove va e si perde nel tempo. Anch’io ho fatto per Alfredo Cavalli industriale di Pessano con Bornago “cammina non correre” per la sua villa. Occorre riprendere il dialogo con l’altro,guardare il volto del vicino.
5 L’arte figurale pensi possa avere ancora presa nel presente? O le installazioni presentano maggior incanto e prospettive?
R:Le installazioni le vedo come rottami arrugginiti e corrosi dal tempo. Certo installare la colonna senza fine di Brancusi è un’altra cosa. A ogni buon conto dopo una guerra ci sono i residui bellici. Mariko Okino di Hiroshima mi ha messo tra le mani delle foto di ciò che rimase dopo la bomba atomica, da quel momento sono nati miei quadri come “Cristo morto e risorto nel fungo atomico” e diverse altre tele. Questa è arte figurale. Così il dramma della Shoah, ripreso da artisti come Aldo Carpi docente a Brera. Mi confessava un amico di Ferrara: “ L’arte si concede difficilmente non soltanto a chi la fa, ma anche a chi l’avvicina, essa è troppo al di sopra della vita pratica, perché chiunque possa impossessarsene senza sforzo e ciascuna arte ha un linguaggio inconfondibilmente suo che costa fatica, studio, perseveranza ad essere compreso”.
Alessandro Nastasio è nato a Milano nel 1934, allievo prima di Ibrahim Kodra e poi di Aldo Salvatori alla Scuola del Nudo all’Accademia Brera., dove dal 1966-67 ottiene la cattedra di pittura ed esercitandone poi la docenza. La frequentazione dell’Atelier Giorgio Upiglio prima e delle fonderie MAF e De Andreis lo pongono in contatto con i maggiori artisti europei. Opera dagli anni Settanta con mostre e rassegne in spazi pubblici e privati ottenendo il consenso della critica più qualificata. Vivace la sua collaborazione con architetti di chiara fama anche in merito alla progettazione ed esecuzione di numerosissime opere di arte sacra in tutta Italia e all’estero. Sue opere figurano nei più importanti musei del mondo.
Carlo Franza