VENEZIA.  E’   finito in Tribunale Paradise: Faith, il film del regista austriaco Ulrich Seidl, vincitore del Premio Speciale della Giuria alla Mostra del cinema di Venezia del 2012, che fece parlare di sè in particolare per una scena nella quale la protagonista, interpretata dall’attrice Maria Hofstatter, si masturba con un crocifisso. Il regista, certamente grande,  non ha perso la passione per la provocazione e per i progetti scomodi.
paradise_faith-poster2Tutto è partito da un esposto  dell’avvocato  Pietro Guerini, presidente nazionale del Comitato No194 e dell’omonima associazione,  in cui si ipotizzano i reati di vilipendio alla religione di Stato e offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di cose (articoli 402 e 404 del codice penale).  Guerini sostiene  che quella scena “per nulla breve” è un oltraggio al crocifisso, e che il film, “proiettato nel paese che ha come capitale la capitale mondiale del cattolicesimo, ha offeso un simbolo della cristianità”.  Ora  a conclusione delle indagini preliminari il pm Stefano Buccini ha chiesto l’archiviazione del fascicolo sostenendo che il film è un’opera d’arte e dunque non è offhero_ParadiseFaith-2013-1ensivo. Ma l’esponente ha presentato opposizione e il giudice per le indagini preliminari di Venezia ha fissato l’udienza per discutere della questione e decidere il da farsi. Preliminarmente il gip ha chiesto l’acquisizione del film e dopo aver ascoltato le ragioni dell’avvocato Guerini si è riservato di depositare il provvedimento nei prossimi giorni, dopo aver visionato la pellicola che, oltre alla Mostra di Venezia, non è mai stata proiettata in Italia.SEIHOP025-e1370624971542
Il film fa parte di una trilogia che comprende anche Paradise: Love e Paradise: Hope, neparadise faithi quali ricompaiono alcuni degli stessi personaggi e luoghi. La protagonista del film, Anna Maria, è la sorella della Teresa di “Paradise: Love” e le due narrazioni si legano in una scena di raccordo:  lmaxresdefaulta prima  rimane in Austria per una vacanza a casa,  Teresa andrà all’estero con l’obiettivo di appagare la sua frustrazione sessuale. Ambedue  sono figlie di una crisi spirituale che le spinge verso due diversi modi di appagare i propri vuoti e le carenze della loro vita. La protagonista di Paradise: Faith, Anna Maria, è una signora austriaca di mezza età che vive un’esistenza completamente devota alla fede, dissemina la casa di crocifissi ed è ossessionata dalla religione, fino alla perversione.fe_2Trascorre le sue giornate recandosi presso altre famiglie nei condomini popolari , portando con sé una grande statua della Vergine Maria, invitandole alla preghiera e al sacrificio;  nei   suoi incontri, la donna, la cui fede è tanto solida quanto ciecamente ottusa,  si accanisce  contro un’anziana coppia di conviventi, perché non uniti dal sacro vincolo del matrimonio; fa adorare la statuetta della Madonna una famiglia musulmana che non capiscono la lingua tedesca; imagesprega insieme a uno  scapolone  la cui casa è diventato un enorme  magazzino  stracolmo di buste e scatole;  infine entra nella casa di un’alcolizzata senza fede  a cui cerca di impedire di bere; e mille altre porte che non si aprono al suo passaggio. Anna Maria frequenta un gruppo che si batte per il ritorno dell’Austria ai valori cattolici e pratica l’autoflagellazione. Un giorno, dopo tanti anni di assenza, fa ritorno suo marito Nabil, un musulmano egiziano ridotto su una sedia a rotelle,  che le rende la  vita ancor più difficile perché questi cerca di staccare con rabbia ogni crocifisso che trova sulle pareti. Anna Maria prima tollera il ritorno  del marito poi ne sente la carica invasiva e infettiva. La religione musulmana del marito non  può convivere con la sua fede. La religione cattolica di Anna Maria contempla una visione feticista della sua fede; ecco  l’adorazione delle icone,  Anna Maria bacia ogni notte il santino di Gesù Cristo, gli parla come se fosse l’uomo della sua vita, fa l’amore col crocifisso, si autoflagella  per  i peccati del mondo. Scene crude del film,  senza reticenze, paradossali, Seidl vuol mostrare il ritratto umano della donna che, insieme al proprio gruppo, prega affinché l’Austria torni cattolica. Tutto esplode verbalmente  nel conflitto coniugale e interreligioso.

La  regia di Seidl è austera,  allo spettatore offre solo uno stile frontale, netto, deciso, senza barocchismi e  concessioni. La durezza del racconto visivo  è mostrata dalla  sua macchina da presa che inquadra i protagonisti in lunghi piani fissi. Un capolavoro assoluto,  uno dei migliori film  del  nuovo millennio. Il film è un’opera d’arte.

Carlo Franza

 

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