Lo sguardo dell’altro. L’omosessualità nei capolavori dell’arte occidentale in mostra al Museo del Prado.
Il Museo del Prado, tempio dell’arte a Madrid accoglie in questi giorni una mostra sul tema dell’omosessualità, dal titolo “Lo sguardo dell’altro. Scenari per una differenza”. Potrà essere scioccante per i perbenisti l’intera tematica inscenata, ma i capolavori esposti sono e hanno dell’incredibile. “La mirada del otro. Escenarios para la diferencia.” è infatti il titolo dell’iniziativa del Prado che, fino al 10 settembre, propone un itinerario guidato tra le sue sale pensato per contemplare la realtà storica delle relazioni sentimentali tra persone dello stesso sesso o di identità sessuali “fuori dalla norma”.
La mostra si tiene in occasione della celebrazione del Gay Pride, che quest’anno ha il suo epicentro mondiale nella capitale spagnola sotto il nome WorldPride 2017 Madrid. “Nel caso del Prado l’uso della parola omosessuale è anacronistica” ha spiegato Carlos Navarro curatore della mostra insieme con Alvaro Perdices. “E’ un termine coniato alla fine dell’Ottocento e la mostra collezione termina, per convenzione, nel 1881”(anno della nascita di Picasso). “Per rendere più chiaro ed esplicito il percorso di visita –precisa Perdices- abbiamo deciso di affiancare alle tradizionali placche del museo, alcune cartelle con note specifiche di approfondimento”. La pinacoteca più importante di Spagna offre al pubblico un percorso alternativo di visita per svelare una lettura nuova, diversa, di 30 capolavori della collezione permanente.
“Oggi il Prado è un più che mai nazionale”, ha dichiarato il direttore Miguel Falomir, “un museo pubblico per tutti, aperto alle diverse sensibilità”. L’idea, proposta in collaborazione con la Comunidad de Madrid, è quella di suggerire la visione di alcune opere con occhi nuovi, avvicinandosi alla storia dell’arte con una sensibilità diversa, che indaga oltre le pieghe iconografiche e ragioni biografiche dei grandi capolavori”. In mostra autori di primo piano che lasciano leggere nella rappresentazione quel “non – amore eterosessuale” come ha osservato ancora il direttore del Museo Miguel Falomir. Trenta opere, scandite in quattro diversi percorsi, raccontano episodi di omosessualità all’interno della storia dell’arte occidentale e dei trepidanti lasciti iconografici capaci ancor oggi di emozionare e far vivere brividi. L’itinerario è cronologico, dalle amicizie immortali fra grandi uomini nell’antichità greca e romana, come Oreste e Pilade, Antinoo ed Adriano, ritratti nei loro statuari busti di marmo, ai frequenti casi di omosessualità occulta tra i grandi maestri del Rinascimento, come Leonardo e Sandro Botticelli, Benvenuto Cellini e Caravaggio (perseguiti e processati in vita per presunta sodomia); dalle devianze iconografiche dei tanti ermafroditi della storia dell’arte (tra i quali il bellissimo bronzo di Matteo Bonuccelli che campeggia nella sala de Las Meninas) alle più rare ma curiosissime donne barbute, come la Maddalena Ventura di Ribera o la Brigida del Río, la barbuda de Peñaranda di Juan Sanchez Cotán, fino all’immancabile San Sebastiano, oggi icona gay per eccellenza perché fanciullo efebico martirizzato, che Guido Reni e tanti altri pittori del Barocco sublimano nelle loro tele. Esiste poi la pittura a soggetto mitologico che spesso, per la contemplazione privata di reali, cardinali e potenti, mostra sensuali coppie omosessuali amoreggianti, ispirate alle storie di Ovidio e dei poeti dell’antichità. Rubens fu maestro nel ritrarre gli amori fra gli dei, e lo fece anche per decorare la Torre della Parada – casino di caccia del Monte del Pardo (oggi scomparso) – con scene mitologiche per il piacere del re Felipe IV.
La mostra si compone di quattro percorsi o sezioni. Il primo si chiama “Amicizie immortali”, include rappresentazioni di Antinoo amante dell’imperatore Adriano, attribuita a Romano Laboratorio e la tela Nap di Lawrence Alma-Tadema. Nel secondo dal titolo “perseguire i desideri”, vengono messe in particolare risalto opere della Storia di Nastagio Degli Onesti di Sandro Botticelli e Davide con la testa di Golia del Caravaggio. Il terzo percorso propone le “apparenze ingannevoli” con opere come Maddalena Ventura di José Ribera o Achille scoperto da Ulisse tra le figlie di Licomede del Rubens. Infine nel quarto itinerario dedicato a “Amare come gli dei”, ecco Jean-Baptiste Marie Pierre e ben tre Rubens con Il ratto di Ganimede, Callisto e Diana e la morte di Jacinto. Qui in mostra sensuali coppie omosessuali amoreggianti, ispirate alle storie di Ovidio e dei poeti dell’ antichità. Chicca dell’ itinerario speciale del Prado è un dipinto di Rosa Bonheur, audace pittrice omosessuale nella Francia di fine Ottocento insignita della prestigiosa Legione d’ onore francese.
Completano il percorso due autentiche sorprese, due capolavori come il disegno di Goya El Maricón de la Tía Gila, uno omuncolo ridicolo, basso e sgorbio (da cui l’appellativo maricón, oggi termine volgare per gay); e l’allusivo leone de El Cid di Rosa Bonheur, audace pittrice omosessuale nella Francia di fine Ottocento. Il Prado affronta pertanto con questa mostra il tema dell’omosessualità nell’arte antica e moderna con spettacolare cernita e vigile rigore scientifico, proprio per offrire a tutti i visitatori una completa disamina su un argomento forsanche ancora un po’ osè. Ma la mostra vi assicuro è di un prezioso e serio approfondimento. Certo tutta da vedere.
Carlo Franza