510TQIUfWgL._SX310_BO1,204,203,200_Non aveva certo  guanti di seta  Laurent Dandrieu,  scrittore e capo redattore delle pagine culturali di “Valeurs actuelles” quando ha scritto un libro attualissimo  e polemico, vale a dire  il suo ultimo libello, Église et immigration : le grand malaise. Le pape et le suicide de la civilisation européenne (Plon 2017). L’ha scritto da cristiano e da cattolico, e già il  titolo punta  il dito contro il Papa e la Chiesa cattolica da lui diretta. A nessuno deve sfuggire la lettura di questo libro, men che meno adesso che si va verso le elezioni in Italia. “Chiesa e immigrazione. Il grande malessere. Il papa e il suicidio della civiltà europea” mette in stato d’accusa la Chiesa di Roma senza mezzi termini, e non c’è né Papa Bergoglio, né  il cardinale Parolin né l’Arcivescovo  Becciu che tengano,e non ne voglio citare altri se no la processione sarebbe  lunga.   Qui  a legger bene è la catastrofe, voluta dal Papa argentino che dell’Europa capisce ben poco.  Il libro apre un dibattito serrato all’interno del mondo cattolico “su un soggetto essenziale ma troppo spesso occultato da una falsa concezione dell’obbedienza e della lealtà”.  laurent-dandrieu

Nato a Roma, profondamente cattolico e anti moderno, Dandrieu si occupa da vicino delle questioni religiose, soprattutto da quando in  Vaticano siede papa Francesco. Ed è proprio al Pontefice che l’autore ha consacrato il suo ultimo libro, “Église et immigration. Le grand malaise” (Presses de la Renaissance). Un libro dove il Pontefice e la Chiesa cattolica tutta sono giudicati con severità per l’attuale gestione della crpape-et-migrants-588x297isi migratoria e per l’atteggiamento ambiguo mostrato in questi ultimi anni verso l’inquietudine identitaria dei popoli europei. “Il Papa è contro l’Europa?”, è la domanda che permea questo pamphlet di denuncia nei confronti di papa Francesco e delle sue troppe arrendevolezze.

Dandrieu  senza mezze parole  parla di “suicidio di civiltà” favorito dal comportamento di apertura scriteriata all’immigrazione e alle culture allogene della chiesa cattolica sotto papa Francesco, grazie a vescovi e preti e i loro centri di accoglienza, con  casseforti riempite di milioni euro,  e a sottolineare come molti cattolici, a partire da lui mpape_francois_refugieedesimo e compreso il sottoscritto, provino oggi  un malessere crescente dinanzi agli attuali stravolgimenti europei. Non è forse vero che il  “malaise”  dei cattolici, divisi tra l’essere  fedeli  alla Chiesa di Roma e la legittima preoccupazione di proteggere la propria identità personale e nazionale, si è acutizzato in questi ultimi due anni?  E’ ora di dire a chiare lettere e a squarciagola  che  l’Europa proprio perché  non è riuscita a integrare nemmeno le precedenti generazioni di immigrati, è sottomessa a un’ondata migratoria senza precedenti, sicchè la chiesa cattolica, più che mai, insiste sull’“l’imperativo dell’accoglienza”, dando l’impressione di farsi complice di ciò che lo stesso papa ha qualificato come “invasione”, scrive Dandrieu. Ne conseguono per Dandrieu  tre interrogativi, pesanti, irrispapa1olti, difficili.  Primo: Ma questa incomprensione tra i popoli europei di fede, tradizione e cultura cristiana e la chiesa cattolica è una fatalità? Secondo: La chiesa è condannata a essere prigioniera della “cultura dell’incontro” auspicata dal Papa, con il rischio di abbandonare il continente europeo al caos senza benefici per gli stessi migranti? Terzo: O esiste un’altra via che permette di riconciliare gli imperativi della carità con la difesa della civiltà europea?

 

Attorno a questepapa francesco carnevale viareggio tre interrogativi il giornalista di Valeurs Actuelles mette in piedi le sue  riflessioni, riprendendo molti dei temi che erano già stati al centro di un articolo rumoroso pubblicato a settembre nel suo settimanale. L’articolo si intitolava “L’Église au piège de l’immigration”, la chiesa nella trappola dell’immigrazione, e Dandrieu scriveva che nel discorso di Papa Francesco e dei vescovi i continui richiami all’imperativo della carità cristiana tendevano a nascondere la dimensione politica del problema migratorio. In quelle righe spiegava soprattutto come le prese di posizione della chiesa cattolica sulla “crisi dei migranti” avessero inasprito il dibattito tra i cattolici francesi e li avessero fortemente divisi. “Per alcuni, insistendeuropao esclusivamente sull’accoglienza dei ‘rifugiati’, la chiesa contribuisce ad aumentare il vortice migratorio che minaccia di destabilizzare la società occidentale”, scriveva Dandrieu. In queste settimane poi la copertina di  di Valeurs Actuelles è tutta dedicata a questo “Pape qui dérange”, a questo Papa che “infastidisce” e suscita dibattiti accesi all’interno e all’esterno della Santa Sede. “Che non si possa dire che il giorno in cui gli europei avranno voluto salvare il loro continente dal suicidio abbiano trovato sul loro cammino un ostacolo insormussulmani-duomo-milanomontabile: la Chiesa cattolica”. Non solo quella, in verità, perché non poche delle storiche confessioni protestanti, per quanto in via di progressiva sparizione, da un punto di vista numerico, sono spesso sulla stessa lunghezza d’onda. Ma Dandrieu è cattolico e giustamente  a lui  interessa la Chiesa di Roma; e pensa, e cerca di dimostrarlo con questo libro, a cui auguriamo una traduzione italiana,  che l’argomento riguarda anche noi, e forse più di altri, che “questo universalismo che spinge l’amore dell’Altro fino al disprezzo dei propri, non è più conforme al vero spirito cattolico di quanto non lo sia alla natura umana”. Ma Dandrieu vede, e denuncia, tutta una serie di menzogne e di ipocrisie, e scrive “che il discorso di un papa, quando tocca questioni così eminentemente politiche, non può senza una certa malafede fingere di tenersi a una dimensione puramente umanitaria e caritativa”, come se non ci fossero ricadute di tipo politico; e che questo appello “non può essere percepito dagli europei come una condanna almeno implicita, e spesso esplicita, di coloro che vogliono lottare, in nome della sopravvivenza dell’Europa, contro questa invasione migratoria”. Un malessere crescente, secondo Dandrieu, fra una Chiesa che sembra affrontare il problema solo dal punto di vista dei migranti e “i cattolici europei “scioccati” dal fatto che la loro Chiesa, per una forma di preferenza per i lontani a scapito dei vicini, si disinteressi della loro sorte e di quella dei loro figli”. Non solo per il continente,  l’ultimo capitolo di questo libro si intitola: “Suicidio dell’Europa, suicidio della Chiesa: come il cattolicesimo si taglia via dalle popolazioni europee”.

Carlo Franza

 

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