Francesco Cito. Matrimonio Napoletano. Una superba galleria fotografica alla Biblioteca Universitaria di Genova.
Fantastica, storica, reale, presente, documento sociale. La mostra di Francesco Cito che ha per titolo “Matrimonio Napoletano” presso la Biblioteca Universitaria di Genova invade gli spazi del Polo della Fotografia, nella Galleria Fotografica curata da Giancarlo Pinto. Gli scatti di Cito dicono molto del matrimonio, dell’Italia, di Napoli e della Chiesa che benedice.
«E così un giorno, mentre è in taxi con un collega, il fotografo Francesco Cito si imbatte in una scena assolutamente imperdibile: a Castel dell’Ovo due sposi sono accerchiati da una vera e propria equipe guidata da un fotografo che dà indicazioni, a sposi e tecnici, alla stregua del più consumato regista hollywoodiano. Cito fa fermare il taxi e scende per immortalare il quadro. Da lì inizia una lunga serie di scatti che colgono gli aspetti più kitsh, divertenti, ma anche più intimi di quello che per i napoletani è un giorno in cui vige la regola: l’importante è esagerare. C’è il matrimonio dei camorristi, c’è il matrimonio dei poveracci, ancora più in grande di quello dei milionari. C’è la sposa con il vestito tempestato di diamanti, c’è lo sposo che ti guarda con una faccia “antica”, ci sono gli sposi che siedono al tavolo e invece che scambiarsi effusioni contano i soldi che hanno ricevuto. Nella busta, naturalmente».
Francesco Cito è ‘ uno dei più grandi e celebrati reporter del mondo. Nel 1975 realizza la sua prima copertina per il Sunday Times Magazine con il reportage “La Mattanza” . Nel 1980 è uno dei primi reporter a raggiungere l’ Afghanistan occupato dai sovietici, percorrendo a piedi con i Mujahiddin oltre 1200 chilometri. Tra il 1982 e il 1983 realizza a Napoli un reportage sulla camorra che verrà pubblicato in tutto il mondo, da Epoca a Stern da Life a Zeit Magazine. Nel 1983 è inviato da Epoca sul fronte Libanese per un reportage sul conflitto interno all’OLP tra i pro siriani di Abu Mussa e i sostenitori di Arafat. E’ l’unico fotogiornalista a documentere la caduta del campo profughi di Beddawi. ultima roccaforte di Arafat. Dal 1984 inizia il suo lavoro nei territori occupati sulle condizioni del popolo Palestinese. Dall’inizio della prima intifada (1987-88) al 1994. resta ferito tre volte durante gli scontri. Nel 2002 riesce ad entrare e a raccontare il campo profughi d Jenin sotto coprifuoco e. successivamente. quello di Bethlehem. Nel 1989 è inviato dal Venerdi di Repubblica di nuovo in Afghanistan. ancora clandestinamente. per raccontare la ritirata Sovietica.Nel 1990 è tra i primi reporter in Arabia Saudita durante lo sbarco dei Marines USA dopo l’invasione del Kuwait. Resterà in zona fino all’epilogo della prima guerra del Golfo nel marzo 1991.A più riprese è presente nell’area Balcanica. dalla Bosnia al Kossovo. durante i vari conflitti interetnici. all’Albania. In Italia segue i fatti di Mafia e Camorra così come aspetti sociali vari come. ad esempio il Palio di Siena. Negli ultimi anni il suo obiettivo è puntato sulla Sardegna al di fuori degli itinerari turistici. Numerosi i premi e i riconoscimenti a lui dedicati. compresi due World Press Photo.
Carlo Franza