James Nachtwey “Memoria” a Palazzo Reale di Milano, è stata  l’attesissima mostra di James Nachtwey, prima tappa internazionale di un tour nei più importanti musei di tutto il mondo. L’esposizione ora in corso propone una imponente riflessione individuale e collettiva sul tema della guerra. Curata da Roberto Koch e dallo stesso James Nachtwey, la mostra rappresenta una produzione originale e la più grande retrospettiva mai concepita sul suo lavoro; è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Civita, Contrasto e GAmm Giunti e  resterà aperta fino al 4 marzo 2018. Non lasciatevela sfuggire, è una meditazione più alta di tante altre vissute in luoghi pertinenti.9364e68466bd193ce3aa1feee5e619c9

Si avverte subito il contrasto tra la bellezza delle immagini scattate da James Nachtwey e l’orrore dei soggetti delle sue foto che  stride quasi rumorosamente nella percezione dei visitatori. Pluripremiato in vari contesti, non solo di fotografia, e considerato universalmente l’erede di Robert Capa, con tensione morale e con impegno civile James Nachtwey ha 1_nachtwey_afghanistan_1_1120dedicato la sua vita a raccontare la condizione umana nei suoi momenti più estremi, quando è sul punto di trasformarsi in un inferno. È l’epico testimone delle crudezze della guerra, di cui le fotografie esposte a Palazzo Reale sono una testimonianza diretta. Memoria è una mostra che presenta il lavoro del più importante reporter di questi decenni, nelle cui fotografie luce e tenebra si alternano in una danza quasi infinita. Nacht500fullwey è un osservatore di eccezione del mondo contemporaneo, il nostro più acuto testimone.

Da sempre Nachtwey fotografa il dolore, l’ingiustizia, la violenza, la morte. E per rimanere a contatto con la parte più sofferente e sola del mondo, ha scelto di utilizzare la via della bellezza e della compiutezza formale. Proprio perché la straordinaria veterans-portraits-david-jay-james-nachtwey-usa-5950abbca1bc1__700bellezza delle sue fotografie è uno strumento di lotta, un gesto di compassione di fronte a scene come in Bosnia, a Mostar, dove in una camera da letto un cecchino spara dalla finestra. Oppure quando realizza i reportage sugli effetti della carestia in Darfur, o sulla tubercolosi o sui danni causati dall’Agente arancio in Vietnam. Tra le sue immagini più iconiche troviamo anche un sopravvissuto a un campo di concentramento Hutu in Ruanda con una cicatr62164ice sul volto in primo piano, ma anche la Seconda Intifada in Cisgiordania vissuta in prima linea. Nachtwey dà un volto alla guerra da 40 anni, mostrando cosa accade alle persone che la vivono sulla propria pelle. Quella guerra che l’11 settembre è arrivata anche “a casa”, negli USA, con l’attacco alle Torri Gemelle e con la guerra successiva in Iraq e in Afghanistan. Nelle immagini di Nachtwey a parlare è l’umanità ferita dalla violenza, devastata dalla malattia, dalla fame, dalla natura che insorge contro la pretesa di controllo dell’uomo.

imageOrganizzate in diciassette sezioni, le duecento immagini esposte nelle diverse sale propongono al visitatore un’ampia selezione dei reportage più significativi di James Nachtwey. Da El Salvador a Gaza, dall’Indonesia al Giappone, passando per la Romania, la Somalia, il Sudan, il Rwanda, l’Iraq, l’Afghanistan, il Nepal, gli Stati Uniti (tra cui la testimonianza straordinaria dell’attentato dell’11 settembre 2001) e molti altri paesi e si conclude con un reportage oltremodo attuale sull’immigrazione in Europa: Memoria raccoglie gli scatti con cui il fotografo racconta la crudezza della guerra, la violenza del terrorismo, lo sguardo vuoto della disperazione.

E dopo aver visionato la mostra se ne esce con un’altra visione della vita, bella per alcuni, amara, molto amara per altri. E nell’animo di ogni visitatore  cresce lo sgomento, la speranza impoverita, il futuro fragile, il tempo che macina miseria e drammi. Mille interrogativi rimangono negli occhi e nelle parole dopo aver visto le foto di  James Nachtwey.

Carlo Franza              

 

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