Mutina splendidissima. Modena, la città romana e la sua eredità. Una eccellentissima mostra storica al Foro Boario di Modena, per i 2200 anni, ne racconta la fondazione e la storia della città.
Ce ne vorrebbero tante di queste mostre che allargano lo sguardo sulla storia del territorio italiano, sulle origini delle città, sulla cultura romana che ci appartiene a pieno titolo. Altro che discorsi astrusi di certi politici che si fasciano la bocca di immigrazione, allontanandosi dalle radici e dalle identità culturali e storiche. Al Foro Boario di Modena ecco la mostra “Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità” a cura di Musei Civici di Modena e Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e Regione Emilia Romagna, ed aperta fino all’8 aprile 2018. L’evento espositivo è il punto di arrivo delle celebrazioni svoltesi durante il 2017 nell’ambito del programma omonimo “Mutina Splendidissima”, dedicato alle celebrazioni dei 2200 anni dalla fondazione della città di Modena, attraverso le quali si è cercato di rendere percepibile la realtà sepolta della Mutina che si trova sotto le strade del centro storico. La mostra racconta le origini, lo sviluppo e il lascito che la città romana ha trasmesso alla città moderna. Un racconto accessibile a tutti, fondato su dati archeologici e storici esaminato con uno sguardo pluridisciplinare, che parte dalla fondazione della colonia romana avvenuta nel 183 a.C. In mostra i reperti e le opere d’arte sono affiancati da numerosi video e da ricostruzioni virtuali. L’esposizione si inserisce all’interno del più ampio progetto regionale “2200 anni lungo la via Emilia” che ha coinvolto oltre a Modena, i Comuni di Parma e Reggio Emilia, volto a ricordare anche la fondazione della “colonia gemella” di Parma e a valorizzare l’asse della via Emilia.
Definita da Cicerone “firmissima et splendidissima”, una delle più importanti colonie romane dell’Italia settentrionale, Mutina si trova al di sotto delle strade del centro storico, custodita dai depositi delle alluvioni che si verificarono in epoca tardoantica.
Le celebrazioni del 2017 intendono rendere percepibile questa realtà sepolta attraverso una serie di iniziative che culminano nella grande mostra Mutina Splendidissima. La città romana e la sua eredità che ne racconta attraverso nuove scoperte le origini, lo sviluppo ed il lascito che essa ha trasmesso alla città moderna.
In mostra i reperti e le opere d’arte, accostati a preziose testimonianze provenienti da numerosi musei italiani, affiancano le ricostruzioni virtuali dei principali monumenti di Mutina (le mura, il foro, l’anfitetaro, le terme, una domus) realizzate a cura di Altair4 Multimedia e coinvolgenti videoracconti che fanno da contrappunto alla descrizione delle città dal periodo precedente la sua fondazione, avvenuta nel 183 a.C., alla decadenza verificatasi nella tarda età imperiale. Molte le novità che si presentano per la prima volta al pubblico, tra cui le decorazioni parietali con scene figurate tracciate con pigmenti pregiati e stucchi a rilievo, equiparabili per qualità a quelli provenienti da Pompei, esposte a fianco di elementi di arredo di elevato pregio artistico.
Uno spazio significativo è dedicato alle testimonianze delle produzioni di eccellenza che le fonti attribuiscono a Modena: lucerne e laterizi, vino e quelle lane che erano tra le più pregiate e ricercate dell’impero, tanto da essere ricordate ancora nell’Editto dei prezzi, nel III secolo d.C.
Un’intera sezione è dedicata ai profili dei Mutinenses, dai primi coloni ai cittadini emigrati in altre regioni dell’impero, svelati coniugando dati epigrafici e storici che consentono di ricostruire il profilo sociale multiforme e variegato della città. Dati geologici, archeobotanici e archeozoologici, presentati attraverso un linguaggio comprensibile al vasto pubblico, permettono di conoscere l’assetto ambientale di 2200 anni fa; alluvioni e terremoti, che hanno profondamente mutato il paesaggio antico, soprattutto in coincidenza con la fine dell’impero romano e le invasioni barbariche, sono ora interpretati anche alla luce dei recenti fenomeni naturali che hanno profondamente colpito il territorio modenese e la pianura padana.
La sezione dedicata al periodo tardo-antico e all’alto-medioevo affronta in modo problematico il tema della continuità della città antica e costituisce la cerniera tra le due parti di una mostra che affronta con coraggio e spirito innovativo la sfida della continuità tra dimensione archeologica e dimensione storico-artistica.
Il tema dell’eredità viene sviluppato nella seconda parte dell’esposizione evidenziando alcuni momenti particolarmente significativi, attraverso opere d’arte e documenti provenienti da diversi musei e biblioteche italiane, numerosi video e due ricostruzioni virtuali dedicate alle antichità esposte intorno al Duomo nel Rinascimento e alla perduta Galleria delle antichità di Francesco II in Palazzo ducale, anch’esse curate da Altair.
La costruzione del duomo romanico a opera dell’architetto Lanfranco e dello scultore Wiligelmo, nel quale il rapporto con l’antichità appare strettissimo, costituisce la giuntura tra la città antica e quella moderna. Il periodo rinascimentale è quello in cui più consapevole diventa il richiamo al glorioso passato romano della città, le cui vestigia sono pubblicamente esibite nei luoghi più significativi. Tra Sei e Settecento il tema si declina variamente tra passioni collezionistiche, richiamo a un’antichità esemplare e nascita della grande tradizione erudita legata al nome di Muratori, che culmina nel primo Ottocento con la creazione del Museo Lapidario Estense. La precoce nascita di una cultura scientifico sperimentale a metà Ottocento e la fondazione del Museo Civico in epoca post-unitaria determinano approcci diversi al recupero della città sepolta fino al progressivo affermarsi nel corso del Novecento di una coerente politica di tutela e valorizzazione
In questo percorso che collega passato e presente viene affrontata anche la dimensione del futuro attraverso il progetto “Capsule del tempo. Da Mutina al futuro”, che favorisce, attraverso la partecipazione diretta del pubblico, una riflessione sul ruolo imprescindibile della memoria nella costruzione della storia collettiva e delle storie individuali. Alla time capsule modenese, costituita da un grande contenitore in materiale trasparente collocato nella sede espositiva, visitatori e scolaresche potranno affidare oggetti, testi scritti, fotografie, articoli di giornale rappresentativi della contemporaneità e destinati a essere svelati in un momento del futuro che a sua volta rappresenterà una ricorrenza importante per la città: il 2099, 1000 anni dopo la posa della prima pietra del Duomo. Collaborano all’iniziativa le biblioteche e i punti di lettura del Comune di Modena, che tra novembre e aprile organizzeranno sul tema delle capsule una serie di laboratori, proiezioni, letture e incontri con l’autore.
Alla mostra Mutina Splendidissimaallestita negli spazi del Foro Boario si collegano le iniziative curate dalle Gallerie Estensi. Presso la Biblioteca Estense è aperta in Sala Campori la mostra “Umanisti e bibliotecari. Il fascino dell’antico nelle raccolte ducali” che, esplora il contributo che generazioni di umanisti, antiquari e bibliotecari hanno portato allo studio della cultura classica. Il percorso espositivo si snoda nei secoli seguendo le acquisizioni dei bibliotecari di casa d’Este che per secoli hanno accresciuto il patrimonio librario della Biblioteca Ducale dimostrando un interesse mai estinto per la cultura del mondo antico.
Contestualmente è disponibile la nuova APP di guida al Museo Lapidario Estense che attraverso un percorso narrato conduce i visitatori a scoprire la storia di questa importante collezione, presentando i personaggi di maggior spicco e i monumenti più importanti per la storia di antica di Modena.
Carlo Franza