Il Paradiso di Valentino Vago. Due storiche gallerie milanesi dedicano un omaggio a un grande artista italiano, appena scomparso.
“Valentino Vago. Oltre l’orizzonte”. L’artista lombardo è venuto a mancare in questi giorni, ora è certo, è oltre l’orizzonte terreno. Amico e intellettuale a me fraterno, lo seguivo da anni nel suo operare severo, analitico, sacrale.Due storiche gallerie milanesi dedicano un omaggio al grande artista che nelle sue opere è riuscito a far percepire, come suoni alti, intensi e vibranti, la luce e il colore di cui è basilarmente composta la sua pittura. Le due mostre, curate da Roberto Borghi in collaborazione con l’Archivio Valentino Vago aperte sino al 2 febbraio 2018.
Il rimando all’orizzonte, vero leitmotiv della pittura di Vago, è l’elemento ricorrente dei suoi dipinti della prima metà degli anni Sessanta. Fra questi, i più significativi, sono in mostra presso la Galleria Annunciata insieme con alcune grandi opere dei primi anni Settanta. Si tratta di lavori alquanto complessi e stratificati nei quali non mancano linee fluttuanti che a volte hanno la sinuosità dei filamenti, altre volte la determinatezza delle rette. Molto spesso i dipinti riportano più orizzonti tra loro paralleli, o un unico orizzonte dallo spessore e dalla densità inconsueti. È questo insomma il momento del lavoro di Vago in cui il confine tra terra e cielo – e tra visibile e invisibile, materia e spirito – si fa più presente, ma allo stesso tempo più lirico e sottilmente drammatico.
Nei dipinti dei decenni successivi Vago si è liberato dall’orizzonte interiorizzandolo in maniera radicale, tramutandolo da entità geografica e astronomica in situazione psicologica, assimilandolo al suo io più profondo e dissolvendolo al suo interno. “La mia più grande gioia – ha dichiarato l’artista – è stata la liberazione dall’orizzonte che vivevo come un limite dello spazio dello spirito». Le modalità con cui è avvenuto questo affrancamento si possono comprendere meglio osservando le opere esposte presso la Galleria del Milione, tutte realizzate nel 2017. In questi lavori non esistono autentiche cesure ma solo vibrazioni più intense. Forse l’artista è vicino a soddisfare attraverso la pittura quel “desiderio di ritornare a prima della nascita, alla pura energia, alla grande luce” di cui parlava in un intervista del 1987: non a caso queste opere sono tutte titolate VV 1931, ovvero le iniziali del suo nome e il suo anno di nascita. Questa condizione di pre-realtà, di vita che precede l’esistenza individuale, nella poetica di Vago ha un carattere non solo spirituale, ma anche esplicitamente religioso. L’opera ambientale da poco completata nella chiesa di San Giovanni in Laterano in Piazza Bernini, a Milano in zona Città Studi, non è che l’ultimo di una lunga serie di interventi in edifici sacri iniziata nel 1982, ma è soprattutto la manifestazione più eloquente di quella sua “astrazione generosa e sconfinata […] portatrice di verità e speranza” di cui ha scritto nel 2011 anche il collega Flavio Caroli.
Parallelamente alle due mostre, dall’8 gennaio al 10 febbraio 2018 , la Libreria Popolare di via Tadino, in via Tadino 18 a Milano, ospita una mostra dei cataloghi delle opere e delle pubblicazioni dedicate a Valentino Vago dagli anni Sessanta a oggi.
Nato a Barlassina nel 1931, Valentino Vago frequenta l’Accademia di Brera nei primi anni Cinquanta: suoi compagni di studi sono stati tra gli altri Valerio Adami, Bepi Romagnoni, Kengiro Azuma, Floriano Bodini. Nel 1960 inaugura la sua prima rilevante personale al Salone Annunciata di Milano con una presentazione di Guido Ballo. Tra anni Sessanta e Settanta si succedono personali all’Annunciata e nella galleria Morone 6 di Milano, ma anche da Martano a Torino e Contini a Roma. Nel 1972 vince il XXVI Premio Michetti. In questo stesso anno il suo lavoro è accostato a quello degli esponenti della Pittura Analitica o Nuova Pittura, con i quali peraltro espone nelle mostre “fondative” di questa tendenza, ma senza mai sentirsi totalmente in sintonia con essa. Nel 1980 il Palazzo Reale di Milano ospita un suo intervento ambientale intitolato Tre stanze in scala tonale. L’anno precedente a trasformarsi in una grande opera pittorica tridimensionale erano stati gli spazi della Cassa Rurale e Artigiana della sua città natale, Barlassina, che nel 1982 vedrà anche la chiesa parrocchiale di San Giulio trasformarsi grazie alle campiture blu di Vago. Con gli anni Ottanta giungono anche la prima antologica al PAC di Milano, un ampio consenso internazionale, un’attività espositiva che spazia dall’Europa all’America Latina. Si susseguono inoltre le collaborazioni con architetti e gli interventi in chiese italiane e straniere. Nel 2007 l’artista dipinge i 12.000 mq di superficie della chiesa di Nostra Signora del Rosario a Doha, in Qatar. Nel 2011 Skira da alle stampe i tre volumi di cui è composto il suo Catalogo Generale.
Carlo Franza