130115-012La Chiesa Cattolica vive un periodo buio da quando è stato eletto al soglio di Pietro  Papa Bergoglio. Alle mille esternazioni sul sociale del Pontefice argentino che di Europa e Occidente comprende ben poco ma molto dello spirito sudamericano, si aggiunge, con il beneplacito del Vaticano, non la leggenda, ma la realtà dei corsi per insegnare la fedeltà alle coppie di omosessuali, corsi  varati  nella diocesi di Torino. E questo avviene proprio mentre in Vaticano sta scoppiando un terremoto sul caso del vescovo cileno Juan Barros, amicissimo di Bergoglio, accusato di aver “coperto” gli abusi di padre Fernando Karadima. Ma ora, come riporta La Stampa, emerge che con ogni probabilità già nel 2015 Papa Bergoglio  aveva ricevuto una segnalazione scritta contro l’attuale vescovo di Osorno. Una notizia bomba, rilanciata inizialmente dall’Associated Press: successivamente, oe52c1a2b20cd61c505730e241ec99dca-k7nH-U11012156991039FCI-1024x576@LaStampa.itnline, è stato pubblicato Letteral’intero testo della lettera, firmata da Juan Carlos Cruz, una delle presunte vittime. Se la missiva era arrivata a destinazione, dunque, il Papa sapeva già da anni di quelle denunce. La missiva, per inciso, fu affidata per la consegna al cardinale Sean O’Malley, il quale, riferisce Marie Collins, ex vittima di abusi, “ci ha assicurato che la avrebbe consegnata a Papa Francesco. In un secondo momento ci ha assicurato che era stato fatto”. Roba pesantissima, dunque: il Papa avrebbe chiuso un occhio, con gli amici due pesi e due misure. Povero Cristo in Croce che guarda da lassù questo lerciume nella sua chiesa.

Nosiglia_happening_oratorio_2015E torniamo al nodo cruciale dell’articolo in questione. La geniale trovata della Diocesi di Torino  sulle lezioni di fedeltà alle coppie gay ed al commento del sacerdote Don Carrega, investito di tal ruolo dall’Arcivescovo   Nosiglia, che dichiara che la legge Cirinnà  “ha portato molti frutti, io li ho visti e li riconosco”. Dal 6 all’8 gennaio si è tenuto infatti il ritiro residenziale dal titolo “Liberare le esistenze” a cura del “Tavolo di lavoro fede e omosessualità della Diocesi di Torino“, per il ciclo di incontri: “Alla luce del sole“. In occasione di  questo raduno di “cristiani LGBT” durato appunto tre giorni, sono state raccolte le testimonianze dei partecipanti, uno dei quali pure ammette senza problemi che l’incontro “è stato organizzato dalla Diocesi di Torino, nella persona di don Gianluca Carrega incaricato dall’Arcivescovo per la pastorale delle persone omosessuali”. Durante l’incontro guidato dal giovane prete  don Carrega c’è stata  la visita di Nosiglia, definito da qualcuno come un “vescovo-friendly” per la sua avanguardia rispetto alle tematiche LGBT .

Tutta la stampa italiana ed estera  coinvolta nel darne notizia. Ma…Il ciclo di incontri di formazione spirituale per omosessuali credenti, annunciato alcuni giorni fa da don Gian Luca Carrega, responsabile della “Pastorale degli omosessuali” della Diocesi di Torino, non si terrà. Lo ha deciso l’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, dopo una serie di polemiche nate intorno alla vicenda. Il clamore mediatico ha fatto interrompere tutto. In una nota, il prelato spiega di aver ritenuto, “insieme con don Carrega, di cui apprezzo l’operato, che sia opportuno sospendere l’iniziativa del ritiro, al fine di effettuare un adeguato discernimento”. Una decisione che ha provocato una dura e polemica reazione da parte del Torino Pride che, dicendosi “indignato”, punta il dito contro la “forma discriminatoria perpetrata da sempre dalle gerarchie ecclesiastiche torinesi e nazionali”. “La Diocesi di Torino – spiega l’arcivescovo nel suo comunicato – ha da anni promosso un servizio pastorale di accompagnamento spirituale, bloscrittore_165_200iblico e di preghiera per persone omosessuali credenti che si incontrano con un sacerdote e riflettono insieme, a partire dalla Parola di Dio, sul loro stato di vita e le scelte in materia di sessualità. È questo un servizio – spiega Nosiglia – che si è rivelato utile e apprezzato e che corrisponde a quanto l’esortazione apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco invita a compiere”. Non si dimentichi  che  proprio  Torino ha visto celebrati i funerali di un noto omosessuale ultra ottantenne, e ciò ha creato non poche polemiche e dibattiti, dal momento che durante l’omelia si sono spese parole a favore dell’omosessualità e delle unioni cosiddette  “civili”.

Al centro di tutto c’è  sempre don Gianluca Carrega, giovane prete della Diocesi che ha tenuto una omelia   rosea per il compagno dell’omosessuale a cui si stava celebrando il funerale non mancando di incensare tutto il mondo LGBT, a cui la Chiesa, sempre secondo don Carrega, dovrebbe chiedere scusa. Tale prete  è stato appositamente scelto dall’Arcivescovo per seguire la pastorale delle persone omosessuali,  e ciò è  solo la punta dell’iceberg.

L’Arcivescovo Cesare Nosiglia è il vero e proprio mandante di questo scandalo, il quale non è di certo limitato al funerale del signor P…, che con il compagno fu il primo a contrarre l’unione a Torino, ma si estende ad un vero e proprio progetto creato ad arte per strutturare nella Diocesi subalpina una sorta di  diocesi omosessualista, aperta all’amore gay, che cresca sempre più in fretta, per poi essere  da esempio, apripista,  e fare anche  da “ponte” per le altre diocesi italiane. Ogni giorno si è sommersi da questa falsa morale che la chiesa cattolica romana impone, i cattolici si allontanano dalla religione, e la colpa è di certo  clero, e dei vertici, vale a dire di certi  vescovi e cardinali, inadatti al loro compito, non più guide e pastori, ma  sepolcri imbiancati.

 Carlo Franza  

 

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