La Cei di Mons. Galantino fa la sponda al PD di Renzi, con l’invito a votarlo. Ecco la politica di sinistra dei vertici della Chiesa Cattolica.
Proprio ieri il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino da Cerignola, patria del sindacalista comunista Di Vittorio, ha parlato alla sua televisione, TV2000 ospite del programma ‘Bel tempo si spera’, condotto da Lucia Ascione. “Tutti quanti siamo giustamente preoccupati per il clima nel quale si sta sviluppando questa campagna elettorale. Siamo preoccupati perché stiamo sentendo parlare di alleanze sì o no, di una campagna elettorale abolizionista… non bisogna farsi sopraffare – ha proseguito mons. Galantino – da quello che sta succedendo oggi in Italia e nella nostra politica. Oggi nelle televisioni italiane ci si vergogna di mandare in onda servizi sui migranti. Siamo in campagna elettorale e sappiamo tutti che il tema dell’immigrazione è diventato in maniera vergognosa merce elettorale. Oggi se si parla d’immigrati è solo per cacciarli…”. Bene, Galantino vorrebbe dare una lezione ai politici del centro destra, pensa di fare un’omelia al popolo televisivo ed anche che tutti noi stessimo ad ascoltarlo. Proprio no! Grave, gravissimo il problema creato dalla CEI e della sua contiguità imbarazzante con il partito attualmente al governo. Tanto per incominciare visto che Galantino ci parla di Macerata, è bene sapere che la Onlus che ospitò il migrante che ha fatto a pezzi Pamela è coordinata da un renziano di ferro. Il GUS che ospitò il nigeriano di Macerata è leader dell’accoglienza ed è gestito da Barnabucci responsabile del Welfar del PD. Un businnes passato da 2,7mln a 26,5 mln, ma bilanci blindati. Strana Onlus con 400 dipendenti pagati e con gratifiche nonostante il divieto e liquidi. Coraggioso questo Galantino e controcorrente che chiede condanne per chi ha sparato ai migranti. Un vero antifascista. E per i migranti che hanno fatto fuori Pamela tagliandola a pezzi? Non vedo qui, sacerdoti, vescovi e Papa Francesco che aiutano l’Italia; i sacerdoti, i religiosi e i vescovi che fanno qualcosa di eccezionale sono quelli perseguitati dalla Chiesa. Proprio così. E Galantino ci parla della vergogna che dovremmo avere noi giornalisti per l’utilizzo dei migranti quale merce elettorale sotto elezioni. Il monsignore si preoccupa di questo, ma quale TV guarda il segretario della Cei? A guardare la sua TV 2000 è lui che utilizza i migranti quale merce per la sua campagna elettorale verso il Papa per ingraziarselo e divenire così il novello papabile. Sappiamo che Papa Francesco vuole tutti sudditi e nessuna replica o contrarietà a quanto va dicendo. Galantino non parla di anime, non dice rosari, non parla di paradiso, non aiuta le anime a migrare verso il cielo, nostra ultima destinazione. Galantino fa il sindacalista, ha resuscitato l’anima del suo conterraneo Di Vittorio. Questo chiacchiericcio pretesco, così come è oggi, ha davvero stufato. E sempre alcuni giorni fa il presidente della Conferenza Episcopale Italia, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha pronunciato la sua prolusione pre-elettorale. Sintetizzo con mie parole il senso politico del discorso del cardinale che poteva essere, in soldoni: “Si, inoltre siccome fare promesse roboanti è immorale e parlare di razze pure, in un sol colpo dà una botta a Forza Italia e 5 stelle (per le promesse), Lega e destre in genere (per la razza). Quindi restano da votare PD, LEU o la Bonino. Micidiale”. Vergognoso. Cosa ci sia da imparare da questi, proprio non so, visto che ho appena finito di leggere il libro di Aldo Maria Valli vaticanista del TG1 “ Come la Chiesa finì” (edito da Liberilibri e in vendita a 16 euro). E in attesa di presto recensirlo su Il Giornale, anticipo talune parole, perché estremizzando taluni tratti del cattolicesimo del nostro tempo, tratteggia “una Chiesa che, dimentica del Vangelo e impegnata a inseguire il mondo, nel folle tentativo di rendersi più amichevole e attraente, più dialogante e accogliente, meno arcigna e dottrinale, finisce col tradire se stessa e si consegna nelle mani dei dominatori di turno”.
Carlo Franza