Attilio e Sergio Selva. Una famiglia di grandi artisti tra Otto e Novecento in mostra alla Galleria Berardi di Roma.
La Galleria d’Arte Berardi di Roma attiva da tempo nella riscoperta, nella proposizione e nella focalizzazione di artisti singolarissimi dell’arte italiana fra Otto e Novecento, questa volta ci propone una bellissima esposizione dal titolo “Attilio e Sergio Selva. Dentro lo studio”, aperta fino al 28 aprile, in cui troviamo padre e figlio, il primo scultore e il secondo pittore, attivamente impegnati nell’esercizio e nella produzione artistica, il primo appuntando sulla scultura la bellezza e il secondo più attento alla ricerca e a tecniche come l’affresco e il mosaico. La mostra in questione indaga con uno sguardo inedito e trasversale l’universo creativo dello scultore Attilio Selva e di suo figlio Sergio, pittore, freschista e mosaicista, attraverso una selezione di sculture, dipinti, disegni e bozzetti – molti dei quali inediti – provenienti direttamente dai loro studi. Oltre a soffermarsi sugli episodi di tangenza tra i percorsi artistici dei due, l’esposizione pone in dialogo le loro diverse personalità, unite non solo dalla comune frequentazione del cenacolo di Anticoli Corrado, ma anche dalla predilezione per un’arte elegante e di ricerca, non dimentica della tradizione dei maestri.
Figura di assoluto rilievo nel panorama artistico italiano della prima metà del Novecento, Attilio Selva nacque a Trieste nel 1888. Il suo percorso si snodò per oltre cinquant’anni di attività, e attraversò molte stagioni artistiche: dal simbolismo ad un classicismo intimamente vissuto, fino alla produzione monumentale degli anni Trenta e del secondo dopoguerra, interpretati in una tensione costante tra il sentimento del moderno e le suggestioni dell’antico. Sin dai suoi esordi – si pensi alla Secessione romana del 1915 – tutta la sua opera è caratterizzata da una continua ricerca della bellezza della forma, sostenuta da un’impeccabile abilità tecnica largamente riconosciuta e ammirata dai suoi contemporanei. Alla felice e fresca inventiva dei bozzetti, realizzati per varie commissioni o come esercizi di libera immaginazione, sono affiancate in mostra alcune tra le opere più famose degli anni Venti. Insieme a Ritmi, capolavoro presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1922, sarà esposto il gesso originale di Primula e alcuni ritratti che figurano oggi in collezioni pubbliche, fra cui la notevole testa di Claudio.
Mentre Attilio indirizzava la sua scultura verso l’ideale classico di bellezza, il figlio Sergio, in una sorta di rifiuto non polemico, se ne distanziava completamente, concentrandosi con sempre maggiore attenzione sui nuovi linguaggi della pittura e al contempo sul recupero delle tecniche antiche del mosaico e dell’affresco. Lavorò per tutta la vita a grandi cicli musivi e affreschi per importanti istituzioni (si pensi all’arazzo dello scalone d’onore della Farnesina, o il grande mosaico della Chiesa di Santa Maria Consolatrice gestita dai Salesiani in Roma al Testaccio), portando contemporaneamente avanti con entusiasmo instancabili ricerche pittoriche che lo condussero dal tonalismo della scuola romana ad una sintesi tendente all’astrazione del tutto personale. La sua presenza alle più importanti esposizioni italiane – alle quali esordì nel 1934, a soli 15 anni – fu costante: dalla Biennale di Venezia (1936, 1938, 1940, 1956) alla Quadriennale romana (1935, 1939, 1959, 1972), passando per le più influenti gallerie private, dove espose alcune delle opere oggi riproposte dalla Galleria Berardi.
Carlo Franza