Gli scatti di Nino Migliori sul Cristo Velato, capolavoro settecentesco, in mostra a Napoli.
Nella Cappella Palatina del Castel Nuovo di Napoli, si è inaugurata la mostra fotografica di Nino Migliori “Lumen | Cristo velato”, dedicata al capolavoro settecentesco di Giuseppe Sanmartino. L’esposizione, promossa dal Museo Cappella Sansevero e dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo in collaborazione con la Fondazione Nino Migliori, sarà aperta al pubblico fino al 2 maggio 2018.
All’inaugurazione, ho incontrato, l’artista, il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l’Assessore alla Cultura e al Turismo Nino Daniele, il direttore del Museo Cappella Sansevero Fabrizio Masucci, l’Amministratore del complesso monumentale Cappella Sansevero Nino Masucci e il critico d’arte Giovanni Fiorentino, che ha scritto un saggio per il catalogo. Il fotografo bolognese, autore per oltre mezzo secolo di sperimentazioni su materiali e linguaggi fotografici, cui è stata recentemente dedicata una retrospettiva dalla Maison Européenne de la Photographie di Parigi, arriva a Napoli con il progetto“Lumen”: una importante ricerca sulla visione, che consiste nel fotografare opere scultoree utilizzando come unica fonte luminosa la luce delle candele.
“La mostra delle fotografie ‘a lume di candela’ di Nino Migliori dedicata al Cristo velato del Sanmartino si inserisce in un percorso già avviato, inaugurando, in questo mese di marzo prodromo della primavera, la stagione culturale e turistica che è ormai per tradizione la più vivace nella nostra città”, ha dichiarato Nino Daniele,Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. “Migliori – continua Nino Daniele – giunge a Napoli e al capolavoro del Sanmartino, dopo aver fotografato a lume di candela altre insigni sculture. Con il Cristo velato la ricerca del fotografo, l’esplorazione dell’opera d’arte, trova forse la prova più ardita. C’è come una sfida nell’incontro tra il fotografo e il velario, la pellicola fotografica e quella che riveste il corpo del Cristo della Cappella Sansevero”. Dal suo primo lavoro della serie “Lumen” attorno alle formelle dello Zooforo del Battistero di Parma, il progetto è proseguito con i Leoni e le Metope del Duomo di Modena, con il Compianto di Niccolò dell’Arca a Bologna, per poi prediligere in Toscana il Monumento per Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca e, alla fine del 2017, dedicare una mostra ai rilievi della Cappella dei Pianeti e dello Zodiaco nel Tempio Malatestiano di Rimini. Escursione onirica e viaggio nel tempo, il percorso “a lume di candela” di Migliori si confronta oggi con il Cristo della Cappella Sansevero, consacrato dalla critica tra i capolavori dell’arte mondiale e ammirato ogni anno da centinaia di migliaia di visitatori: il sapiente occhio del fotografo e il movimento delle fiamme fanno emergere dal buio ora alcuni ora altri dettagli della statua, stupendoci e confondendoci tra le pieghe del velo. “È straordinario come in alcune delle foto di Migliori si avverta l’impossibile fluidità di ‘quel velo d’acqua madreperlacea’ (Héctor Bianciotti) che scorre sul Cristo, come nell’immagine del volto prestata alla copertina del catalogo della mostra o nelle onde di tessuto che s’inseguono sul centro del corpo”, ha affermato Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero. “Siamo particolarmente orgogliosi – ha proseguito Masucci – che l’artista bolognese abbia scelto come tappa del suo originale e riservato Grand Tour lume di candela la capitale partenopea e in particolare la Cappella Sansevero con il suo Cristo velato. E siamo felici di poter inaugurare insieme al Comune di Napoli questa importante esposizione in una sede prestigiosa come la Cappella Palatina di Castel Nuovo”. Accompagna la mostra un catalogo, in italiano e in inglese, pubblicato dalle Edizioni Museo Cappella Sansevero (2018, pagine 80), dedicato interamente al progetto napoletano. La pubblicazione raccoglie le 21 fotografie (in bianco e nero) esposte in mostra e include i testi di Giovanni Fiorentino e di Fabrizio Masucci, nonché le presentazioni di Nino Daniele e di Carmine Masucci. Dal testo critico di Giovanni Fiorentino per il catalogo: “Migliori accede alla Wunderkammer della Cappella Sansevero immergendosi, ancora una volta, e implicitamente, nella meraviglia a un tempo scientifica ed estetica della camera obscura, affonda gli occhi in una tempesta barocca di luce e ombra, infine sprofonda nel cuore dei misteri e delle meraviglie di una città velata.
Il fotografo apre un confronto con il velo impalpabile che riveste il corpo di Cristo, ma che è in fondo l’artificio e la natura stessa del produrre visioni: il diaframma concettuale dell’immagine riproducibile tecnicamente. Migliori ripensa fotograficamente il Cristo velato, scompone in dettagli e ricompone in una narrazione circolare – parte dal volto e ritorna a chiudere sul volto – il capolavoro del maestro del Settecento napoletano contestualizzato al centro della modernità europea e mediterranea”. Dall’illuminazione contemporanea a quella settecentesca, dai led di ultima generazione alle candele in cera, il suggestivo percorso della mostra, in un allestimento a cura di Marita Francescon, diventa simbolicamente un passaggio temporale, che conduce il visitatore fino al momento in cui a far luce sul Cristo velato c’erano solo lumi.
Dà il benvenuto al pubblico un’infinity room rivestita da specchi, un primo ambiente animato dall’apparizione di lampade di diversa forma e tipologia (a led, a incandescenza, neon, etc.) che accompagnano i visitatori gradualmente in un ideale percorso indietro nel tempo e che si riflettono all’infinito, creando suggestione e aspettativa prima di entrare nella sala buia in cui sono esposte le fotografie di Migliori. Le opere dell’artista sono accompagnate da citazioni letterarie di personalità che in passato hanno ammirato il Cristo velato: dallo stesso Raimondo di Sangro al Marchese de Sade, da Henry Swinburne a Matilde Serao, da Héctor Bianciotti ad Adonis. Infine, un contributo video chiude il percorso regalando al visitatore una conoscenza più approfondita dell’opera dell’artista.
Nino Migliori inizia a fotografare nel 1948. La sua fotografia svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza e una sperimentazione sui materiali del tutto originale e inedita. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue produzioni visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità visionaria che ha saputo infondere in un’opera originale e inedita. Nuovi scenari e seduzioni si dispongono nell’opera in cui il progetto diviene composizione, territorio di esplorazione e punto di riflessione critica. Riflessione sull’uso della fotografia, sulla sua testimonianza attraverso la scoperta di rinnovate gestualità e contaminazioni.
È l’autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all’arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi si considera Migliori come un vero “architetto della visione”. Ogni suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione. La Maison Européenne de la Photographie di Parigi ha recentemente dedicato all’artista una retrospettiva che ne ripercorre i sessant’anni di carriera.
Sue opere sono conservate presso MamBo – Bologna; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – Torino; CSAC – Parma; Museo d’Arte Contemporanea Pecci – Prato; Galleria d’Arte Moderna – Roma; Calcografia Nazionale – Roma; MNAC – Barcellona; Museum of Modern Art – New York; Museum of Fine Arts – Houston; Bibliothèque Nationale – Parigi; Museum of Fine Arts – Boston; Musée Réattu – Arles; SFMOMA – San Francisco, e altre importanti collezioni pubbliche e private.
Carlo Franza