A cosa serve l’utopia. Speranze e disillusione nelle opere di artisti internazionali in mostra alla Galleria Civica di Modena.
La mostra “A cosa serve l’utopia”, aperta fino al 22 luglio 2018, a cura di Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi, prodotta da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE nell’ambito dell’edizione 2018 del festival Fotografia Europea dedicato al tema “RIVOLUZIONI. Ribellioni, cambiamenti, utopie.” squaderna speranze e disillusioni che si leggono nelle opere degli artisti internazionali presenti in mostra nella Galleria Civica di Modena.
L’utopia è stata descritta dallo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano come un orizzonte mai raggiungibile che si allontana da noi di tanti passi quanti ne facciamo. Chiedendosi quindi “a cosa serve l’utopia”, egli si risponde “a camminare”. Esiste una perenne tensione tra la spinta in avanti data, da una parte dalla speranza di cambiamento, dall’azione di resistenza e dal gesto di rivolta, dall’altra dal ripiegamento, dalla disillusione e dalla riflessione amara sulle occasioni perdute.
La mostra esplora tale tensione attraverso una selezione di opere fotografiche e video di artisti e fotografi italiani e internazionali tra cui Mladen Stilinovic, Akram Zaatari, Yael Bartana, Daido Moriyama, Mario De Biasi e Francesco Jodice, provenienti dai patrimoni collezionistici gestiti da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE e appartenenti alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e al Comune di Modena/Galleria Civica, nello specifico la Raccolta della Fotografia avviata nel 1991 con la donazione della raccolta dell’artista e fotografo modenese Franco Fontana.
Il percorso espositivo pone le opere in dialogo con una serie di immagini scelte dagli archivi della Magnum, la prestigiosa agenzia fondata a New York e Parigi nel 1947 da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e David Chim Seymour. Le fotografie, stampate su grande formato, ritraggono attraverso l’occhio di grandi fotoreporter come Abbas, Bruno Barbey, Ian Berry e Alex Majoli, momenti culminanti di rivolta divenuti iconici nell’immaginario collettivo come il Sessantotto a Parigi e Tokyo, la caduta del Muro di Berlino nel 1989, oppure il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti e quelli di opposizione alle dittature in America Latina e in Cina.
La mostra istituisce una duplice dialettica: la ciclica alternanza di costruzione e frantumazione dell’ideale — processi di cui le icone e il loro destino sono parte integrante — tratteggia l’utopia come pratica della ribellione politica e sociale di immediato riscontro ma che, a distanza di tempo, è riletta da artisti e fotografi alla luce di ciò in cui si è trasformata. Al tempo stesso, il dialogo serrato tra immagini create per differenti scopi — le une raccontare a caldo sui media l’attualità politica, le altre riflettere a freddo su fallimenti e cambiamenti, eredità e prospettive — crea un confronto tra diverse pratiche fotografiche apparentemente contrastanti eppure profondamente connesse.
In mostra opere di: Abbas, Bruno Barbey, Yael Bartana, Taysir Batniji, Ian Berry, Roberto Brancolini, Henri Cartier-Bresson, Mario De Biasi, Fabio Boni, Leonard Freed, Francesco Jodice, Hector Lopez, Swetlana Heger, Alejandro Hoppe, Paula Haro Poniatowska, Iosif Kiraly, Jorge Laniszewski, Alex Majoli, Filippo Minelli, Daido Moriyama, Melina Mulas, Oscar Navarro, Ulises Nilo, Luis Poirot, Mark Power, Ishmael Randall Weeks, Aldo Soligno, Chris Steele-Perkins, Mladen Stilinovič, Jinoos Taghizadeh, Angeles Torrejon, Franco Vaccari, Pedro Valtierra, Akram Zaatari, Patrick Zachmann, Zelle Asphaltkultur.
Carlo Franza