Sissi. Un’imperatrice a Lugano. Il capolavoro dello scultore Antonio Chiattone al MASI, Museo d’Arte della Svizzera Italiana.
Fino al 13 maggio 2018 il MASI, Museo d’arte della Svizzera italiana, presenta nella sede di Palazzo Reali un evento espositivo incentrato sulla figura dell’imperatrice d’Austria Elisabetta di Baviera, più nota come Sissi. Al centro di questa presentazione vi è il gesso del monumento che la cittadinanza di Montreux commissionò allo scultore Antonio Chiattone per commemorare l’imperatrice assassinata dall’anarchico italiano Luigi Lucheni sul lungolago di Ginevra nel 1898. Pensierosa, il capo posto sulla mano, lo sguardo lontano, forse nel ricordo dell’ormai lontana Baviera, lasciata troppo presto per divenire la stella di una dorata e alquanto angusta prigionia.
La scultura è esposta nelle sale al pianterreno di Palazzo Reali accostata ad alcune opere di Vincenzo Vela e Antonio Ciseri, appartenenti alla Collezione del MASI, oltre che a materiali e fotografie che ricostruiscono la storia della sua protagonista e del suo assassino. Intrecciando le memorie dei due protagonisti e gli echi mediatici che la loro vicenda suscitò nella stampa dell’epoca, la mostra offre il ritratto di un periodo in cui, tra afflati tardoromantici e aspre
rivendicazioni sociali, si chiuse definitivamente un’era mentre sempre più veemente si faceva l’incalzare della modernità. Questo gesso è stato donato alla Città dalla Akno Suisse Real Estate SA nel 2012 e, successivamente, anche grazie al generoso contributo del Soroptimist International Club Lugano e della Fondazione Araldi Guinetti, fatto oggetto di un’importante operazione di restauro condotta dal laboratorio di conservazione e restauro della SUPSI in collaborazione con il MASI.
Il problema è districarsi, anzitutto tra i Chiattone, che sono parecchi per cui servono pazienza, metodo e ricerca per far chiarezza. La prima generazione artistica è composta dai fratelli Antonio (1856-1904), Giuseppe (1863-1954), entrambi scultori e Gabriele (1853-1934), fondatore delle Officine d’arti grafiche Chiattone a Milano nel 1899; la seconda dai figli di quest’ultimo Mario (1891-1957), architetto e pittore, e Antonio Jr. (1904-1957), critico cinematografico e pittore autodidatta. Districarsi poi all’interno di una storia lombardo-ticinese che si allunga sul triangolo Milano-Lugano-Bergamo per poi allargarsi alla Svizzera e anche oltre. Infine seguire itinerari locali, svizzeri e internazionali per precisare due storie d’arte e, lungo questi diversi sentieri, recuperare tutto il possibile dell’opera dei due fratelli.
Intrigante la storia di Elisabetta Amalia Eugenia di Baviera Wittelsbach nata a Monaco la notte di Natale del 1837. E’ quindicenne quando la madre e la sorella diciottenne Elena, decidono di portarla con loro per un incontro con Francesco Giuseppe, giovane imperatore, ambito sposo di Elena stessa. Ma l’imperatore, ventitreenne, s’innamorò sin da subito della sorella minore, e la chiese in sposa. Il 24 aprile, nella Chiesa degli Agostiniani di Vienna, con estremo sfarzo, vengono celebrate le nozze dell’imperatore con Sissi. La suocera di Sissi, Sofia, è per la giovane imperatrice una donna burbera e autoritaria, tanto che Sissi cadde presto malata e accusò problemi psichici. A diciotto anni Sissi partorì la sua prima figlia, che chiamò Sofia, come la suocera, e appena un anno dopo dette alla luce la secondogenita Gisella. Sofia, legatissima alle nipoti, le sottrae alla madre. Sissi giovane madre escogita di passare più tempo col marito, veramente soggiogato dalla madre, e portatasi Sofia con sé, lo accompagna nei viaggi dell’Impero, tra il 1856 e il 1857. L’imperatrice ventenne giunge a Venezia. Anche l’Ungheria rimase affascinata di Sissi, ma in quel paese, dall’imperatrice tanto amato, la piccola Sofia muore. Elisabetta, rinuncia allora alla lotta con la suocera Sofia, e, sconfitta, le affida Gisella. È il 1858 quando nasce l’atteso erede al trono, il maschio Rodolfo, e spossata dalle gravidanze, l’imperatrice cade ammalata sino alla primavera dell’anno successivo, quando la sorella minore, Maria Sofia, la porta con sé nel “suo” Regno delle due Sicilie.
Poi le guerre e a Magenta, la terribile battaglia che vede, nel 1859, l’imperatore sconfitto dalle truppe di Cavour e di Napoleone III, nel corso della Seconda Guerra d’Indipendenza Italiana. Poi ancora le terribili disfatte di Solferino e San Martino per l’imperatore, che pensa addirittura all’abdicazione. Francesco Giuseppe richiama Sissi dall’Italia, pregandola di sollevare il morale della popolazione, mostrandosi a Vienna. Sissi accetta, e a malincuore scopre anche un marito infedele. Nel 1860 Garibaldi invade il Regno delle due Sicilie facendo strage di truppe Borboniche e di fedeli al Re Francesco; Sissi, teme per l’incolumità della sorella Maria Sofia, regina delle due Sicilie, ricade malata, e decide di rifugiarsi, con la figlia Gisella, a Possenhofen. Torna a Vienna solo per il compleanno del marito, il 18 agosto . Seguono “gli anni d’Ungheria”, nei quali Elisabetta e Francesco vengono incoronati sovrani del regno, e lì, nel 1868, in onore dell’amato paese, Sissi dà alla luce la sua ultima figlia, l’amatissima Maria Valeria. Poi la morte di Rodolfo, l’erede al trono, che nel 1889, a ventisette anni, si spara, dopo aver a sua volta sparato alla fidanzata diciassettenne, Maria Vetsera, nel misterioso omicidio-suicidio che rimarrà nella storia con il torbido nome di Affare Mayerling. Ora l’imperatrice si mostrerà in lutto perenne. E si può dire anche separata dal marito, viaggerà per il resto dei suoi giorni.
Il 10 settembre del 1898, una figura slanciata, vestita di nero, passeggiava sulla riva del lago di Ginevra. Era diretta al porto, da cui sarebbe partito un battello. Era accompagnata da una donna nobile. Un piccolo uomo, appostato su un ippocastano, la spiava, poi balzato giù dall’albero le corse incontro urtandola e facendola cadere a terra. La contessa Sztàray che accompagnava l’imperatrice si mise a urlare, chiedendo al battello di fare retromarcia e rivelando l’identità della donna che accompagnava: era l’imperatrice Sissi. L’uomo che le era saltato addosso era un anarchico che pugnalandola le aveva trafitto l’aorta. Luigi Luccheni, anarchico nato a Parigi, figlio di una serva vissuta tra Parma e Reggio, ad Albareto, stuprata dal padrone, fuggita, dopo il parto e l’abbandono del figlio, in Argentina. Processato, fu trovato impiccato in carcere. Sissi morì nel pomeriggio del 10 settembre 1898, a 60 anni. Venne sepolta nella cripta imperiale. Diciotto anni dopo, a ottantasei anni, moriva anche il marito, ma l’epoca mutata, quella della Prima Guerra Mondiale, portò poi all’implosione della potenza asburgica. A cento anni dopo la sua morte, venne pubblicato il diario dell’infelice imperatrice, su quei fogli aveva scritto di sperare di morire “improvvisamente, rapidamente e, se possibile, all’estero.” E ancora prima aveva sperato come non mai di poter convincere il marito ad abdicare e andare a vivere con lei sulle rive del Lemano.
Carlo Franza