alfredo-ramirez_virtus-dormitiva-cs1L’artista di origine venezuelana Alfredo Ramirez, formatosi tra l’Italia e il Venezuela, torna a Milano  presso Interface HUB/ART fino al  15 Luglio 2018
con una mostra che raccoglie la sua ultima produzione, frutto di una riflessione costante e sofferta provocata da un mondo lacerato da soprusi, violenze e autoritarismi, in cui lui stesso si trova a vivere la condizione di esule.
Le opere di Alfredo Ramirez sono esposte in numerosi musei e collezioni fra cui l’Orange County Museum of Art di Newport Beach, il Museum of Contemprary Art San Diego, la Peter Norton Art Collection e il Museo de Arte Contemporaneo de Caracas. Il titolo, Virtus Dormitiva, è una citazione della commedia “Il malato immaginario” di Molière ed è l’espressione che meglio di tutte designa una patologia che affligge la società contemporanea: indifferenza verso gli eventi esterni.alfredo-ramirez_virtus-dormitiva-cs2
Alla domanda sul perché l’oppio faccia dormire, Argante, il malato immaginario, risponde in latino maccheronico: “Quia est in eo virtus dormitiva, cuius est natura sensus assoupire”. In altre parole, l’oppio fa dormire perché fa dormire ed il genere umano, riflette Ramirez, dorme assopito da un veleno “che fa dormire”. Una tautologia, per esprimere l’apatia che contraddistingue un atteggiamento che ci appartiene e allo stesso tempo una chiamata all’azione.

 

IMG_3261La mostra è divisa in tre sezioni. Si apre con un’importante serie di disegni realizzati su biglietti di mezzi pubblici ATM. Biglietti che, come scrive Giuseppe Frangi in catalogo: “Sono serviti per muoversi e ora hanno esaurito la loro funzione”. La seconda sezione vede invece come protagonista il corpo della donna, “inciso ma slanciato verso altrove”, realizzato nel rispetto dell’armonia geometrica.
Infine, nella terza sezione, si rivela l’origine di Alfredo Ramirez, laddove supporti di grandi dimensioni si prestano ad accogliere visioni ancestrali, 2ec5232f-1d25-4436-9472-e4ef84809bb6carichi di significati simbolici. “Sono ragni del deserto, creature infide che però si specchiano in un rigore armonico, quasi in funzione apotropaica”, scrive ancora Giuseppe Frangi. “Attraversando il tempo si sono estesi sulla modernità. Così Ramirez pone il tema dell’eterna circolarità dell’arte, che torna sempre sul punto in cui il caos si fa ordine e l’ordine si fa caos.”. La mostra è curata da Giuseppe Frangi, giornalista e presidente dell’associazione Giovanni Testori.AR-This one is real, 2018, cera su velluto rosso, 6x140 cm
Per Interface HUB/ART, che inaugura la sua quinta mostra a quasi un anno dall’inaugurazione ufficiale dello spazio espositivo, è grande motivo d’orgoglio dare spazio ad un artista che nel corso della sua vita ha percorso una traiettoria multipla e feconda nell’ambito delle arti visuali e che con la sua ultima produzione si è reso responsabile di “risvegliare” la società contemporanea, utilizzando un linguaggio in costante tensione tra bellezza ed orrore.

Pittore e scultore, Alfredo Luis Ramirez nasce in Venezuela nel 1957. Trascorre la sua infanzia a Mérida, città sulla Cordigliera delle Ande dove trascorre la sua infanzia. All’età di 13 anni decide di voler diventare artista.
Dal 1977 al 1979 lavora nello studio dell’artista Angel Foong, artista di origine uruguaiana e cinese, dove impara diversi mestieri relativi all’arte. A 21 anni vola in Italia per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove frequenta il corso di pittura tenuto da Saverio Terruso. Terminati gli studi, trascorre tre anni a Venezia, frequentando l’Istituto Internazionale di Grafica e Incisione e l’Accademia di Belle Arti allievo dell’ultimo degli informalisti, Emilio Vedova, e di uno dei più importanti designer italiani, Ennio Chiggio. Tornato in Venezuela, a soli 27 anni inizia ad insegnare disegno, incisione e storia dell’arte presso l’Università de Los Andes e a realizzare sculture di grandi dimensioni, diventate opere monumentali per le principali piazze di Caracas. Vince diverse premi, fra cui nel 1994 una borsa di studio per il prestigioso PS1 del MoMA di New York e nel 1997 il Gran Premio Biennale de Guayana alla sua quinta edizione e nel 2007 il prestigioso premio AICA, Associazione Internazionale dei Critici d’Arte. Le sue opere appartengono a diverse collezioni fra cui l’Orange County Museum of Art, il Museum of Contemprary Art in California, la Peter Norton Art Collection, la Tom Patchet Art Collection e, in Venezuela, il Museo de Arte Contemporaneo de Caracas e la Galería de Arte Nacional a Caracas.

Carlo Franza

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