4c24f26c3642f7cd93e8b0facfaeb78fdbec55Dopo più di dieci anni, dall’ultima mostra monografica tenuta a Siracusa, la Sicilia torna ad ospitare l’opera di Francesco Trombadori. Antologica che racconta il rapporto del pittore  Francesco  Trombadori (Siracusa 1886- Roma 1961) con i luoghi di Roma che amò e dipinse, scegliendoli come patria elettiva sin dai primi anni del Novecento.

Alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo  fino al 2 settembre 2018, vengono esposte circa sessanta tele, dipinte tra il 1915 e il 1961, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private di tutta Italia,  25 disegni, libri, cataloghi di mostre e articoli di giornale provenienti dall’Archivio dell’artista, custodito nel suo studio a Vil06e9a5d2f10dcf2487f032355c6a556d_Lla Strohl-Fern. La mostra, che ha avuto una sua prima edizione a Roma, presso la Galleria d’Arte Moderna dal 13 ottobre 2017 all’11 marzo 2018, riscuotendo un ampio successo, si inserisce nel programma di Palermo 2018 Capitale italiana della cultura. È promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palermo e da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è a cura di Giovanna Caterina De Feo dell’Associazione Amici di Villa Strohl-Fern e della Sovrintendenza Foto_4-9109-800-600-80Capitolina.

Il titolo della mostra è tratto da una considerazione di Trombadori che per intero recita:  ”Moderna non è certo l’arte perché rispecchia il nostro tempo, che allora si tratterebbe di una questione di moda e formale. L’arte moderna come è anche antica, solo quella che riesce ad esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità…”, un pensiero che, chiarendo quali siano le aspirazioni dell’artista, ne spiegano anche il proprio coerente percorso pittorico.487e3c61f5546f383bea94011d09c57c6cb5

Pur non essendo romano di nascita, per Francesco Trombadori la capitale è fonte di ispirazione per molti dipinti, ma soprattutto luogo di aggregazione in cui insieme a scrittori, critici ed artisti partecipare all’intenso dibattito artistico e culturale, dando impulso alla creazione di mostre d’arte e a riviste d’arte e di cultura. Il pittore prende parte attiva al dibattito artistico nazionale sin dagli esordi nel vivace ambiente della cosiddetta Terza Saletta del Caffè Aragno, nel primo decennio del XX secolo, dove l’artista si avvicina al formativo ambiente de “Il Convito”, la rivista d’arte e letteratura fondata da Adolfo De Bosis con Gabriele d’Annunzio e Angelo Conti.
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Di questo primo periodo – raccontato in mostra anche dai disegni giovanili e da alcune, poco note, prove di illustratore condotte sotto l’influenza dello “Jugend Münchner illustrierte” – si propongono, tra le altre, anche le opere “Siracusa mia!” (1919), considerata il punto di arrivo del periodo “divisionista”, “Il Viale di Villa Strohl-Fern” (1919 circa), che apre alla nuova fase nella pittura di Trombadori e “Alberi controluce” (1920), un raro dipinto di stampo simbolista. La seconda sezione della mostra è incentrata sulle opere dipinte all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Trombadori è ora vicino all’ambiente di “Valori Plastici”, la rivista fondata da Mario Broglio e, sulla scorta delle suggestioni del cosiddetto “Realismo Magico” di Bontempelli, avvia una profonda riflessione sull’antico in rapporto dialettico con le istanze dell’avanguardia e della tradizione.e2ba43428a4f3c31df192c6d42a58202f92f6a4

Alle Biennali di Venezia e di Roma e alle Mostre del fe030cbdb8bc257340bfda1fec9ee81ff9873Novecento Italiano cui è invitato in questi anni perviene ad un proprio, personale neoclassicismo, immergendo in atmosfere domestiche di raffinata purezza formale i suoi ritratti, nudi e nature morte, quali, ad esempio, la “Natura morta con piatto olandese e frutta” (1922, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), la “Natura morta con i limoni”, (1923) già in collezione Ugo Ojetti, la “Natura morta con i cavoli” (1925) esposta alla Prima mostra del Novecento italiano nel 1926 e la bellissima “Fanciulla Nuda”(1929) in mostra. In questi anni Trombadori inizia un’intensa attività espositiva, in occasione della quale i suoi quadri vengono acquistati dal Comune di Roma ed entrano a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale. Foto_2-9107-800-600-80Negli anni Trenta prosegue l’ininterrotto rapporto con la città che si approfondisce nel contatto con la rivista “Circoli” (1931- 1939) fondata dal poeta Adriano Grande, per cui scrive come critico d’arte, i cui collaboratori sono Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Giacomo Debenedetti, Giuseppe Ungaretti, Marcello Gallian, Alberto Savinio, Umberto Saba, Romano Bilenchi e Rosso di San Secondo. In questo periodo dipinge la “Natura morta con i cavoli rossi, boccale e tela” (1937, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale) e l’altra bellissima “Fanciulla nuda” (1934, Collezione della Civica Galleria d’Arte Moderna, Palermo), opere mature, ricche di suggestioni musicali e letterarie. La mostra prosegue con un accenno al difficile decennio 1940-1950, tra guerra e ricostruzione, con l’anomalo quadro “Lo sbarco del pilota ferito” (1942, Studio Francesco Trombadori, Villa Strohl-Fern) e l’insolito “La fabbrica” (1950, Galleria del Premio Suzzara, Mantova) che in quest’occasione torna nella città in cui venne dipinto dopo più di mezzo secolo.

Il percorso espositivo si conclude, infine, con i dipinti dal 1950 al 1961. In questi anni i luoghi d’incontro sono il Caffè Greco o Rosati a Piazza del Popolo e Trombadori dipinge prevalentemente paesaggi quasi tutti dedicati a Roma, scorci immersi in un’atmosfera deserta e lunare: i “paesaggi del silenzio”. Tra questi si segnala il rimarchevole “Colosseo” (1958, Galleria d’Arte Moderna di Roma), “Piazza del Popolo” (1959, Studio Francesco Trombadori, Villa Strohl-Fern) e il “Campidoglio” (1960). Ogni sezione della mostra è corredata dal ricco patrimonio documentario proveniente dall’Archivio dell’Artista a Villa Strohl-Fern, oggi Casa Museo, con cui si intende illustrare anche l’importante attività di critico che Trombadori svolse, dagli anni Venti, scrivendo per diverse
testate nazionali.

 

Francesco Trombadori  nasce a Siracusa, in Ortigia, il 7 aprile 1886 e si trasferisce a Roma verso il 1907, per seguire i corsi della Scuola libera del nudo e dell’Accademia di Belle Arti, avendo come maestro Giuseppe Cellini e come compagni di corso Cipriano Efisio Oppo, Amerigo Bartoli, Mario Broglio e Virgilio Guidi. Con il nome d’arte di Franz Trombatore d’Ortigia, nel 1911, inizia l’attività espositiva nel foyer del Teatro Comunale di Siracusa.
A Roma prende parte alle mostre della Secessione ed è assiduo frequentatore della Terza saletta del Caffé Aragno, luogo dove incontra il pittore divisionista Enrico Lionne, del quale, inizialmente, segue la maniera; in questi anni modifica definitivamente il proprio nome in Trombadori.
Allo scoppio della prima guerra mondiale è richiamato in guerra come tenente della Brigata Casale, impegnata nei combattimenti sul Monte Calvario, vicino Gorizia dove, all’alba del 6 agosto 1916, viene ferito al braccio sinistro. Nel dopoguerra è nuovamente a Roma: nel 1919 si stabilisce in uno studio a Villa Strohl-Fern, luogo fervido di incontri e residenza di artisti e intellettuali italiani e stranieri, che non abbandonerà più per tutta la vita. Torna a frequentare la saletta di Aragno ed è in contatto con gli scrittori della “Ronda” che la frequentano; studia la pittura antica sulla scia del dibattito suscitato tra gli artisti dagli articoli pubblicati sulla rivista “Valori Plastici”, fondata dall’amico pittore Mario Broglio. Trombadori inaugura in questi anni un nuovo corso della propria pittura, pervenendo ad un proprio stile, già apprezzabile nelle opere inviate nel 1923 alla Seconda Biennale romana, dove espone insieme a Cipriano Efisio Oppo e agli artisti accolti dalla critica come “Neoclassici”. Nello stesso tempo inaugura un’importante attività di critico, svolta sin dalla metà degli anni Venti con articoli e recensioni per “Il Mattino” di Napoli e le riviste “Gente nostra” e Circoli”. Attraverso la riflessione sull’antico, dalle prime tele ricche di suggestioni divisioniste, passa presto a opere d’intonazione neoclassica e purista, con le quali è invitato alle mostre del “Novecento”, in Italia e all’estero (Buenos Aires, Stoccolma, Oslo, Baltimora), nonché alle Biennali di Venezia, alle Biennali romane, alle Quadriennali e a diverse Sindacali, dando seguito ad una stagione di intenso lavoro, coronata nel 1938 dalla pubblicazione della monografia presentata dal poeta Adriano Grande, un periodo presto interrotto dall’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940. Frattanto il figlio Antonello, giornalista e critico d’arte, è richiamato alle armi; rimandato a Roma a seguito del ferimento subito durante la campagna di Grecia e di Albania, entra in clandestinità nella sezione romana dei GAP (Gruppo Azione Patriottica).
Nell’aprile 1944 il pittore è arrestato dalla banda Koch e ristretto nel carcere della Pensione Jaccarino, inutilmente sottoposto a violenze e a minacce di morte per strappargli notizie sul figlio.
Finita la guerra, sin dall’agosto del 1944 con la mostra “Arte contro la barbarie”, riprende ad esporre e prosegue nella propria ricerca pittorica, da ora incentrata su un’originale e raffinata lettura del paesaggio in chiave neometafisica. Negli anni Cinquanta tiene mostre personali alla Galleria del Pincio, alla Tartaruga e alla Galleria Russo, e prende parte a diverse rassegne d’arte e a premi, nell’ambito dei quali le sue opere sono notate dalla critica e spesso vengono acquistate.
Il 24 agosto 1961 si spegne nello studio n. 12 a Villa Strohl-Fern, oggi casa Museo, visitabile su appuntamento.

Carlo Franza

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