Gianni Asdrubali e lo spazio impossibile. Una mostra all’Aranciera di Villa Borghese a Roma presenta il lavoro degli ultimi decenni.
Il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese a Roma ospita fino al 10 giugno il progetto di pittura dell’artista Gianni Asdrubali Lo spazio impossibile, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il sostegno della galleria milanese Matteo Lampertico e della galleria fiorentina Santo Ficara. Nelle sale al piano terreno sono esposte alcune grandi installazioni pittoriche su tela, legno, forex e plexiglass dei cicli Tromboloide, Stoide e Zigrostoide, Steztastess, Tetrazoide, Sverzeke, Zanorre e Zesenne, realizzati da Asdrubali nel corso della sua ricerca dal 1979 fino a oggi.
Di fronte al ninfeo seicentesco, un’orda di Tromboloidi invade l’intera lunghezza della parete principale in un condensato di segni compatti che corrono in tutte le direzioni. La vasca del ninfeo incornicia, da sola, un Tromboloide che entra in relazione agli altri con diversa prossimità.
Il grande Stoide esplode irregolare sulla parete di fondo, mentre nella stanza accanto si ricompatta nella grande opera costituita da otto opere unite nel muro di Zigrostoide. Lo stesso segno stride e si annulla di nuovo nella parete Steztastess, mentre con un tratto largo si congela in Tetrazoide. L’ultima stanza ospita i cicli dei verdi, degli azzurri e dei rossi di Zanorre, Sverzeke e Zesenne, su tela e su plexiglass, agganciati al muro o in sospensione, ultimo risultato del lavoro dell’artista.
Le opere in mostra si dislocano nello spazio espositivo fino a fondersi con esso in un “unicum spaziale” che sfonda verso una nuova dimensione percettiva e mentale. Tale dimensione pone l’osservatore su un bordo instabile che lo costringe ad alterare continuamente il proprio punto di vista per spostare il limite e trovare nuove configurazioni di realtà.
La mostra composta è una “istantanea” che assembla opere create in periodi differenti ma in grado di trasmettere allo spettatore una sola emozione, fondendo contenitore e contenuto per dare vita a una sola vibrazione.
Opere che sono definite dall’artista come “unico corpo che si dà e si nega nello stesso istante, uno spazio compatto perché pieno di vuoto, non euclideo, curvilineo, magico, ipnotico, adimensionale”. Diversamente da quanto avviene tradizionalmente con singoli dipinti collocati su parete secondo ordini lineari e ordinati, la mostra rende in tutta la sua vivace drammaticità e velocità la concezione spaziale e pittorica di Asdrubali. A differenza di ambientazioni sonore e tecnologiche, Asdrubali indaga con questo progetto la possibilità di vivere un’esperienza virtuale in tutta la sua concretezza plastica e coinvolgente quasi utilizzasse elementi tecnologici e immersivi, tipici della nostra contemporaneità.
Gianni Asdrubali è nato nel 1955 a Tuscania. Asdrubali è emerso come pittore astratto ed è noto per le sue opere su larga scala su tela o muro. Nei primi anni ’80 diviene membro del movimento artistico italiano, Astrazione Povera, che ha ridotto le figure a linee semplici e non ha avuto luogo per le citazioni o l’espressione immediata del soggetto. Questo stile è scomparso dai movimenti popolari postmoderni e trans-avanguardisti, che si basavano in una sovrabbondanza di colori, materia, narrazione e espressione. Nel 1984 prende parte al movimento Astrazione Povera teorizzato dal critico Filiberto Menna. Sempre in quel periodo espone per la prima volta alla galleria La salita di Roma e alla galleria Artra di Milano. Da allora viene invitato a numerose mostre nazionali ed internazionali. Nel 1985 partecipa alla Quadriennale di Roma. Nello stesso anno prende parte alla mostra Anniottanta, tenutasi nel 1985 a Bologna, Imola, Ravenna e Rimini, che fu un tentativo di avviare una mappatura dell’arte di quel periodo dal quale emersero tratti distintivi come il“Citazionismo”, il “Decorativismo”, i “Nuovi-nuovi”, gli “Anacronisti”, gli “Astrattomagici”, gli artisti del “Pastificio Cerere”e dell’“Astrazione Povera”.
Il 1988 è per lui un anno di svolta, invitato alla Biennale di Venezia espone “Eroica verde”, lavoro che segna definitivamente l’uscita dal gruppo dell’Astrazione Povera. Partecipa alla Australian Biennale of Sydney e alla National Gallery of Victoria, Melbourne. E, sempre nello stesso, anno è invitato da Veit Loers alla mostra Schlaf der Vernunft, al Museum Fridericianum Kassel, con John Armleder, Gianni Colombo, Gerwald Rockenschaub, Richard Deacon, Günther Förg, Jeff Koons, Thomas Schütte, Haim Steinbach. Nel 1989 espone a Mosca alla Casa Centrale dell’Artista e poi a Leningrado nella Sala Centrale delle Esposizioni alla mostra Orientamenti dell’Arte Italian. Nel 1990 espone presso il National Taiwan Museum of Fine Art, in occasione della mostra Italian Contemporary Arts. Nel 1990 espone al Museu de Arte Moderna de Sao Paulo, Brasile. Nel 1992 realizza il Tromboloide, un’opera senzaverso, che segna un momento importante del suo lavoro, nella definizione di uno spazio sempre più compatto e atomico. Nel 1993 partecipa alla mostra La Fabbrica Estetica al Grand Palais di Parigi. Nel 1996 è invitato da Giovanna Bonasegale alla mostra Lavori in Corso alla Galleria Comunale d’ Arte Moderna e Contemporanea di Roma (attuale MACRO) . Tra il 1997 e il 2000 espone in una serie di mostre sull’arte italiana, tra le quali: al Museum Rabalderhaus, Schwaz, alla DuMont Kunsthalle, Colonia, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Städtische Galerie, Rosenheim. Nel 2000 espone con l’artista Enrico Castellani alla galleria Arte Studio Invernizi di Milano.
Nel 2001 gli viene dedicata una retrospettiva all’Institut Mathildenhohe di Darmstadt. Nel 2003 e nel 2005 partecipa a due mostre al MACRO, Collezione Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Sempre nel 2003 fonda il gruppo Zamuva assieme all’architetto Pamela Ferri con l’intento di indagare nuove forme di spazialità. Nel 2010 il gruppo Zamuva (Asdrubali-Ferri) presenta il progetto Zudynamic al Triennale Design Museum di Milano in occasione del Salone del Mobile. Nel 2011 è invitato ad esporre alla 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia.
Carlo Franza