Mimmo Germanà fra miti, colori e malinconie. Una mostra a Catania incornicia uno dei fondatori della Transavanguardia Italiana.
E’ con una mostra di Mimmo Germanà, aperta fino all’11 novembre 2018, che la Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte di Catania S.G. La Punta – istituzione attiva nella valorizzazione dei quattro fondi patrimoniali di cui dispone (il parco dell’arte che fa parte del circuito di Grandi Giardini Italiani; la sezione di opere d’arte moderna e contemporanea; la collezione di abiti d’epoca e di libri antichi) e nella promozione artistica attraverso l’organizzazione di attività ed eventi culturali – celebra, il decimo anniversario della sua istituzione, fortemente voluta dall’artista Elena La Verde. Una personale di un pittore autodidatta catanese di fama internazionale, esponente della Transavanguardia, rende omaggio a questi primi dieci anni di attività culturale promossa dai due presidenti che si sono succeduti, Elena La Verde e il prof. Alfredo La Malfa.Mimmo Germanà (Catania 1944 – Busto Arsizio 1992) è divenuto uno dei protagonisti, insieme a Enzo Cucchi, Sandro Chia, Francesco Clemente, Mimmo Paladino e Nicola De Maria, della Transavanguardia, movimento artistico – così denominato dal collega critico Achille Bonito Oliva – affermatosi negli anni ’80 con l’intento di “rilanciare” la pittura in risposta all’arte concettuale che negli anni ’70 aveva dominato la scena artistica internazionale. Lo stesso Achille Bonito Oliva ha scritto di Germanà che “un ritmo scorrevole regge la sua pittura, fatto di spessore e pennellate dense, di colori cupi e di materie forti…”.
Il titolo “Mimmo Germanà. Intimismo mitico” rimanda a due aspetti molto presenti nella ricerca del pittore, ovvero, il suo mondo interiore e la simbologia mitologica, rappresentati in mostra da una cospicua selezione di lavori che ripercorrendo il decennio che va dal 1980 al 1991, seguono l’evoluzione stilistica e tematica della ricerca di Mimmo Germanà, pittore prematuramente scomparso all’età di quarantotto anni e apostrofato dal critico Salvatore Grasso come “lo Chagall italiano”.
“Se il punto di partenza dell’arte di Mimmo Germanà, quella del decennio e poco più che l’ha reso noto, tra il 1980 e i primi del Novanta, che è rappresentato in questa bella mostra – spiega lo storico dell’arte Giorgio Agnisola – è indiscutibilmente la pittura, quella piena e densa, cromaticamente ed emozionalmente, sul piano espressivo la sua pronuncia muove da un sentire sensuale e psicologico dell’universo intimo, popolato di fiabe e di miti. Una sensualità piena e carnale ma anche ondivaga, pansessuale, specchiata nella natura, ma anche psicologica, espressa come avvertimento di interiorità, non solo come pulsione inconscia ma come condizione dell’essenza, come espressione vitale. Lo si intuisce leggendo i suoi ritratti così intensi nella retroflessione dello sguardo, così intimi e drammatici, così persistenti nell’onda di una intuizione visiva che trasmette una ulteriorità sensitiva e una ispirazione che va ben oltre lo sguardo e penetra il cuore e l’anima”.
Le opere sono esposte, insieme al tavolo da lavoro dell’artista, presso due spazi della fondazione così da creare contemporaneamente due percorsi di fruizione: uno interno alla mostra, e uno in dialogo con gli spazi che la ospitano. La mostra, è stata realizzata in collaborazione con la Collezione Mimmo Germanà, realtà che intende svolgere attività di ricerca, studio, divulgazione delle opere di Germanà in Italia e all’estero, allo scopo di favorire una ricostruzione documentaria, filologica e storica sul suo percorso artistico.
Mimmo Germanà (Catania 1944 – Busto Arsizio 1992). Pittore autodidatta, dopo un periodo di ricerca orientata verso lo spazio-ambiente si afferma alla Biennale di Venezia del 1980. Da questo punto in poi entra a far parte della Transavanguardia, termine col quale il critico Achille Bonito Oliva designa un gruppo di artisti italiani che rilanciano una pittura di figurazione “calda”, visionaria, dai colori fauve, che recupera spunti e citazioni senza progetto anche dall’arte del passato, dopo i “freddi” anni Settanta dell’arte concettuale. A questo recupero della pittura, partecipano anche Cucchi, Chia, Clemente, Paladino e De Maria. Germanà diventa quindi uno dei primari protagonisti di questa corrente ed espone in vari Musei, dall’Europa all’America,e solo il riserbo e la timidezza, che da sempre hanno caratterizzato la sua capacità di assentarsi dal mondo dell’arte, non lo trasformeranno in protagonista assoluto. Non a caso nel 1987 gli viene assegnato il Premio Gallarate come artista dalla personalità complessa, anticonformista e tenace, i cui temi fondamentali sono figure di donne dai caratteristici volti ovali ed incantevoli paesaggi mediterranei, propri del suo vocabolario iconografico . Achille Bonito Oliva é stato il critico che più ha creduto in lui esaltando il ” ritmo scorrevole che regge la sua pittura , fatto di spessore e pennellate dense, di colori cupi e di materie forti”. Bibliografia Francesco Gallo, Mimmo Germanà. Sogno poetico, Istituto Europeo Promozione Arte Contemporanea Editore, 2006 Catalogo della Mostra Germanà, Palazzo Barberini, Roma, 12-27 Luglio 2005
Carlo Franza