Una grande Croce distrutta a Lesbo in Grecia. Un sacrilegio compiuto col sostegno delle Ong che dicono: “offende i migranti”. Silenzio del Papa.
La Croce di Cristo simbolo della Chiesa di Roma e dell’Occidente non è ben vista proprio dai migranti che Papa Francesco dice di accogliere, tanto che nelle sue stantie prediche giornaliere, e in quelle della CEI, ma anche di vescovi e cardinali, non manca mai di sentir dire di aprire porte, portoni e finestre e di non erigere muri. E invece da quando Salvini le porte le ha chiuse con l’appoggio degli italiani, ad iniziare da me, di immigrati che sbarcano ne vediamo ben pochi. E allora è meglio essere sovranisti e difendere le nostre radici e la nostra cultura. Bene torniamo alla Croce. Di Croci l’Occidente ne ha innalzate tante, sulle Alpi, sui promontori che si affacciano sul Mediterraneo e sugli oceani –penso a quella del Santuario di Santa Maria di Leuca della Diocesi di Ugento, sull’estremità meridionale del Salento- esse sono il simbolo più certo di quanto la Chiesa Cattolica nei secoli ha lasciato in eredità in tutta Europa e nel mondo.
Veniamo al dunque, è di questi giorni la notizia che sull’isola di Lesbo in Grecia, sotto il castello di Mitilene, è stata distrutta, nella notte del 7 ottobre, una grande Croce che era stata eretta su una roccia a picco sul mare a settembre. Poche settimane fa una Ong aveva inviato una lettera di protesta al sindaco in cui si diceva : “Si sbarazzi di questo simbolo religioso: è razzista”. Proprio le Ong quelle che hanno messo in piedi questo scandaloso commercio di vite umane, e faziose come sono, al soldo di chi sa chi, hanno pure il coraggio di dire che la Croce “offende i migranti”. Ma gli abitanti di Lesbo che non si sono dati per vinti e non proprio sottomessi a culture diverse, hanno ben replicato che la ricostruiranno. E se da domani in tutto il Mediterraneo si mettessero in atto le costruzioni di migliaia di Croci, questi migranti cosa farebbero, ci porterebbero alla guerra di religione. E’ certo che se la vogliono, sia così. Il simbolo cristiano per eccellenza, il simbolo che ci accompagna tutti i giorni dell’anno e della nostra e altrui vita, è inviso alle organizzazioni locali e Ong che accolgono i migranti. Pensate che sono ben oltre 6.500 i migranti che vivono ancora sull’isola di Lesbo. Secondo i dispacci dell’ agenzia di stampa Lesvos new, poche settimane fa la Ong “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo”ha inviato una lettera al sindaco del Comune per chiedere la rimozione della croce, che avrebbe infastidito i musulmani accolti sull’isola. Si legge nella lettera: “Il crocifisso è stato eretto per impedire ai migranti e rifugiati di venire qui a nuotare. Questo atto è illegale e offensivo soprattutto verso il simbolo della cristianità, che è un simbolo di amore e sacrificio, non razzismo e intolleranza”. Non è chiaro perché una croce dovrebbe impedire a chiunque di nuotare, ma la lettera al Sindaco dell’isola di Lesbo conclude così: “Si sbarazzi di questo simbolo religioso inappropriato in un luogo dove la gente nuota”.Ora i residenti sono sul piede di guerra. Le autorità greche non hanno preso posizione, forse per paura. Ma i residenti paura non ne hanno, se uno dei principali quotidiani greci TA NEA, scrive che la ricostruiranno. Il simbolo della Croce è il simbolo dell’Europa, e se a Bruxelles sono distratti da conti e banchieri, e dunque il Parlamento europeo alza le spalle dinanzi a simili offese sacrileghe, allora è il caso di mandare l’Europa all’aria e riaprire i confini nazionali, con tanto di soldati in armi.
Carlo Franza