Inchiesta di “Der Spiegel” su Bergoglio cardinale a Buenos Aires (oggi Papa Francesco) e sugli abusi sessuali in Argentina. Silenzio assoluto.
Il ritratto di Papa Francesco sulla copertina di “Der Spiegel” ripreso con un colore sinistro o se volete rosso infernale, la dice tutta sul pontificato di Papa Bergoglio. Occorre dire che Der Spiegel (in italiano Lo Specchio) è la rivista settimanale tedesca con la maggior tiratura in Germania. Viene pubblicato ad Amburgo con una media di un milione di copie alla settimana. Uscì per la prima volta ad Hannover il 4 gennaio 1947. Der Spiegel è conosciuta in Germania principalmente per il suo stile, detto giornalismo investigativo. La rivista ha svolto un ruolo chiave nella scoperta di numerosi scandali politici. Secondo The Economist, Der Spiegel è una delle riviste europee più influenti. “Der Spiegel” ha adesso pubblicato diciannove pagine di un’inchiesta dedicata al Pontefice regnante, intitolata “Non dire falsa testimonianza. Il Papa e la Chiesa nella sua crisi più grande”. Nell’articolo, di cui traduciamo qualche paragrafo dalla versione inglese pubblicata da Maike Hickson su LifeSite News – grazie a Stilum Curiae- si punta l’attenzione sulle mancanze di papa Bergoglio, soprattutto in tema di abusi sessuali.
Una larga parte dell’articolo è centrato su interviste a vittime di abusi clericali a Buenos Aires, la diocesi di cui Bergoglio era arcivescovo fino all’elezione nel marzo 2013. Scrive Maike Hickson che “Der Spiegel è sorprendentemente critico di papa Francesco per quanto riguarda il suo governo in generale, compresa la sua attitudine ambigua in molti campi – fra cui la comunione ai protestanti e la comunione per i divorziati risposati, e ricorda le parole attribuite al Pontefice, il suo timore “di passare alla storia come qualcuno che ha spaccato la Chiesa”. “Der Spiegel” ricorda vari precedenti significativi, anzitutto il caso di padre Inzoli, il sacerdote abusatore condannato dalla giustizia italiana, e “graziato” per un certo periodo dal papa contro il parere del card. Müller; poi il party omosessuale con droga -avvenuto in Vaticano e scoperto dalla guardia svizzera- del segretario del cardinale Coccopalmerio, fedelissimo di Bergoglio; poi lo scandalo della copertura al cardinale Theodore McCarrick -e che genere di criminale fosse- che violentava seminaristi e giovani preti ed anche la posizione anomala di uomini di fiducia del Pontefice come i cardinali Maradiaga e Errazuriz. Questa excursus forte e approfondito del giornale tedesco è interessante perché rappresenta una crepa nell’omertà giornalistica che i Main Stream Media hanno riversato sul Pontefice fino ad oggi.
I giornalisti di “Der Spiegel” hanno viaggiato in Argentina, a Monaco e altrove per raccogliere notizie. Hanno parlato con una donna di La Plata, Julieta Anazco vittima di abusi da parte di un prete, che come ha scoperto in seguito, era stato trasferito per le accuse di abuso sui minori. Julieta ha sofferto molto per questo episodio, è andata in terapia ed è membro adesso di una “Rete di sopravvissuti agli abusi ecclesiastici”.
Scrive il giornale: “Nel 2013, poco dopo che Bergoglio è stato eletto papa, Julieta Anazco e altre tredici vittime di padre Gimenez scrissero una lettera in cui descrivevano che cosa era accaduto loro, e perché ancora vivessero sotto depressione; e ci fossero stati tentativi di suicidio; o perché alcuni di loro si fossero dati a consumare droga, mentre il prete accusato continuava a celebrare messa ed era a contatto con bambini”. La lettera è stata inviata con raccomandata e ricevuta di ritorno nel dicembre del 2013, e tre settimane più tardi giunse la conferma della ricezione. Poi, più nulla. Non una parola. Il prete accusato però fu trasferito in una casa di riposo per persone anziane, dove “ancora si mostra ai giornalisti vestito in talare. Continua a celebrare messa ed è rispettato” scrive il giornale. “Der Spiegel” spiega che “durante il periodo in cui Bergoglio era cardinale, molte vittime di abusi a Buenos Aires si sono rivolte a lui per aiuto; a nessuno è stato permesso vederlo”. Attualmente sono in corso sessantadue processi contro preti argentini per abusi. “Il numero delle loro vittime potrebbe raggiungere le migliaia”. Spiega Julieta: “Per noi è difficile, perché nessuno ci crede. Vogliamo raggiungere il Papa, ma lui non è interessato a noi”.
Interessante una riflessione, contenuta nell’articolo, di Juan Pablo Gallego, un eminente avvocato difensore delle vittime, secondo cui “Francesco è ora in esilio a Roma, avendo trovato rifugio (con immunità), per così dire laggiù. In Argentina dovrebbe confutare il sospetto di aver protetto per anni violentatori e abusatori di minori”.
L’Avvocato Gallego ha parlato con “Der Spiegel” del caso di padre Grassi(qui nella foto) che dirigeva un orfanatrofio. Secondo Gallego, Jorge Mario Bergoglio è stato per anni confessore di padre Grassi, e ha ordinato una contro-inchiesta per difendere il prete che sta scontando quindici anni per abusi, e“per criminalizzare le vittime”. Che è quanto il Pontefice ha fatto nel caso del Cile, definendo “calunniatori” quelli che chiedevano giustizia per gli abusi del vescovo Barros, da Bergoglio difeso a oltranza fino poi a cedere all’evidenza. Più volte mi sono chiesto che il Bergoglio che va a destra e a manca, -potremmo definirlo giramondo-, come mai ben dopo cinque anni dall’elezione non pare abbia avuto e non abbia ancora oggi nessuna intenzione di fare un salto a casa…, in Argentina? La risposta la traggo dalla frase dell’avvocato Juan Pablo Gallego.
Badate bene, il giornalista Martin Boudot, si ricorda che Bergoglio nel libro “Il cielo e la terra”, scritto dal futuro papa con il rabbino Abraham Skorka, a proposito di abusi sessuali commessi da preti dice: “Non è mai accaduto nella mia diocesi” (così a pagina 55 dell’edizione italiana, Mondadori), ma le testimonianze raccolte da Boudot vanno in senso contrario a questa affermazione. A proposito del caso Padre Grassi, risulta che effettivamente nel 2010 la Conferenza episcopale argentina commissionò una contro-inchiesta tesa a screditare le vittime, accusate di “falsità, menzogne, inganno e invenzione”. Scopo del documento era ribaltare il giudizio del tribunale di primo grado, che aveva condannato il prete a quindici anni di carcere. “Una sottile pressione sui giudici” la definì uno dei giudici togati della commissione d’appello. Esiste un video –notizia di Stilum Curiae/Marco Tosatti- ove si vede il Pontefice regnante che risponde a una domanda precisa sul caso Grassi, un sacerdote della diocesi di Buenos Aires, e nega di aver mai commissionato una contro-inchiesta sul caso. L’opera fu commissionata dalla Conferenza Episcopale argentina quando il card. Bergoglio ne era presidente. Julio Cesar Grassi fu condannato a quindici anni di prigione, che sta ancora scontando. I fatti non sono lontani nel tempo: si parla del 2010). E avvicinato dal giornalista Martin Boudot, un giovane, vale a dire una delle vittime di Grassi, ha raccontato della sua paura di ritorsioni. Ha detto di aver ricevuto minacce e che qualcuno è entrato in casa sua per rubare materiale relativo al processo: “Alla fine il tribunale mi ha inserito in un programma di protezione dei testimoni”. Non dimenticherò mai quello che padre Grassi continuava a ripetere durante il processo: “Bergoglio – diceva – non ha mai lasciato la mia mano”. Boudot ha chiesto di poter intervistare il pontefice, ma gli è stato sempre negato. In Vaticano silenzio assoluto, la paura di parlare serpeggia, si temono ritorsioni, la verità negata, e ancora una volta Cristo è messo in Croce. I cattolici vogliono un altro Papa.
Carlo Franza