Roberto Marcello Baldessari, pittore futurista. Alla Leo Galleries di Monza una raffinata mostra con opere magistrali.
Trovare una mostra di altissimo valore e per di più storica oggi è una preziosità rara. Maggiormente la cosa si amplifica se la mostra è non solo un viaggio nella vita e nell’arte dell’artista in questione, ma si pone anche come una sorta di riscoperta. E’ il caso di Roberto Marcello Baldessari. La Leo Galleries a Monza ospita attraverso un allestimento mirato, un’antologia del percorso di uno dei massimi esponenti del Futurismo italiano, svelata attraverso una ventina delle sue opere più rappresentative, scelte da Maurizio Scudiero, autore del “Catalogo ragionato delle opere futuriste” dell’artista.
Ed è stato proprio il collega Scudiero, all’inaugurazione, a ripercorrere la parabola personale e artistica di Baldessari. Ad aprire questo percorso dal titolo “R. M. Baldessari. Coerenza Innovativa”, è un disegno astratto a pastello del 1915 che si rifà all’arte di Boccioni, carico di quel dinamismo e della genialità che Baldessari seppe assorbire e reinterpretare in maniera magistrale.
Il nucleo centrale della mostra riguarda la piena produzione futurista, realizzata tra gli anni Dieci e i Venti del Novecento. Un periodo particolarmente intenso e ricco di incontri, relazioni, confronti. Nel 1916, dopo aver assorbito la lezione di Boccioni, decodifica la sua arte e il suo stile; e il “Ritratto di Dafne”, di quell’anno, ne è un chiaro esempio.
A ridosso del secondo conflitto mondiale l’artista si porta fuori dall’Italia e si rifugia in Svizzera, ospite del sindaco di Morcote. E’ stato proprio il figlio del primo cittadino, allora solo un bambino, -ospite ora della mostra alla Leo Galleries-, a riproporre i ricordi di quell’incontro straordinario.
Durante la lontananza dall’Italia Baldessari gira l’Europa e si dedica alle incisioni. Il ritorno al Futurismo si colloca tra il 1934 e il ’37. Un ritorno, rielaborato e critico, di quel periodo astratto che aveva caratterizzato i primi lavori, opere intrise di quei concetti futuristi che erano ormai protagonisti nella produzione artistica italiana del periodo, ma che Baldessari aveva già decodificato da tempo, facendone cifra distintiva dei suoi lavori. A chiudere la mostra sono proprio opere futurfigurative, disegni dove la tematica dinamica ed eccentrica del Futurismo ritorna centrale nei suoi lavori.
“Se Baldessari è stato un pittore, Depero può considerarsi un imbianchino -scrive Scudiero nel catalogo dell’artista -. Depero fu certamente geniale ma la pittura per lui non era un punto di arrivo. Baldessari -continua Scudiero- è soprattutto un pittore di grandissima qualità. Il suo è un Futurismo in cui si ritrovano le velature tipiche della pittura del Cinquecento, colte e profonde. Fu anche un grande mimetico, in grado di cambiare stile. Guardò a Picasso nel 1917 quando nessuno ancora lo conosceva (in mostra un esempio futurcubista), sperimentò i collage dadaisti e poi le tecniche miste con lettere e ritagli di giornale. Il filo rosso della sua arte è rimasta sempre la straordinaria qualità pittorica dell’artista”. Agli appassionati del futurismo, agli studiosi, ai collezionisti la possibilità di vedere una ventina di opere raccolte per la mostra alla galleria di via De Gradi a Monza, scelte tra dipinti, disegni e pastelli, ma anche una selezione di acqueforti dal 1916 al ’19.
Nato a Innsbruck nel 1894, Roberto Marcello Baldessari si trasferisce dopo pochi anni con la sua famiglia a Rovereto. Si iscrive all’Accademia di Belle arti di Venezia nel 1908. Si diploma nel 1914 e in quell’anno aderisce al Futurismo dando vita ai primi quadri sperimentali. Nel 1915 l’intera famiglia si sposta a Firenze e proprio qui elabora il suo stile, ispirandosi alla poetica di Umberto Boccioni. Sono gli anni in cui conosce Filippo Tommaso Marinetti e inizia la collaborazione con le riviste L’Italia futurista e Roma futurista. Ama viaggiare, soprattutto negli Stati dell’Europa centrale. Vive in Svizzera durante gli anni del regime fascista. Vive anche a Berlino. Per distinguersi dall’omonimo architetto Luciano Baldessari sceglie il nome di Iras. Nel 1919 all’Esposizione Nazionale Futurista di Milano conosce un collezionista svizzero che decide di acquistare tutti i suoi lavori e continuerà a comprare le sue opere fino al 1924. Nel 1921 partecipa alla Mostra futurista di Parigi. I suoi lavori spaziano dalla pittura alla litografia fino all’incisione e agli affreschi. La prima monografia sulla sua produzione risale al 1957, pubblicata da Rinaldo Corti, sul suo periodo futurista più maturo dal 1916 al ‘24. Muore a Roma nel 1965.
Carlo Franza