“Il Campo dei Santi” è il romanzo apocalittico che preannuncia la conquista musulmana di Roma. E’ divenuto oggi la Bibbia dei Sovranisti.
Il Campo dei Santi, traduzione italiana di Fabrizio Sandrelli, Collana Il Cavallo Alato, Padova, Edizioni di Ar, 1998(Le Camp des saints, Paris, Laffont, 1973), è un romanzo fantapolitico dello scrittore francese Jean Raspail pubblicato nel 1973 e tradotto nel 1988 in Italia, certamente anticipatore in quanto ambientato negli anni Novanta del Novecento, il libro descrive quelle che per l’autore sarebbero le conseguenze dell’ immigrazione nelle società occidentali. Ha scritto il collega Nicola Porro qualche giorno fa che “ll campo dei santi di Jean Raspail è un libro eccezionale, e pur scritto nel 1973, sembra che ripercorra esattamente, anche se in modo romanzato, le tensioni migratorie di questi anni”.
Eccone la trama. Una folla di paria indiani, guidata da un personaggio chiamato il “coprofago”, s’impadronisce di un centinaio d’imbarcazioni all’ancora nel porto di Calcutta e comincia a navigare verso le coste della Francia. Di fronte all’avanzare di quella che verrà chiamata ‘armata dell’ultima chance’, l’opinione pubblica e le autorità occidentali sono titubanti e sempre più remissive. Il disarmo morale dell’Occidente sfocerà nella resa incondizionata della Francia di fronte al milione di invasori venuti dal Gange. “Di fronte ad un milione di invasori l’opinione pubblica e le autorità occidentali cedono ad una ottusa disperazione; si lasciano occupare”. Il buon senso resta nei comportamenti e negli occhi di quell’unico vecchio abitante della montagna che guarda dall’alto le navi dei disperati, senza aver alcuna intenzione di lasciare libera la sua casa all’occupazione e arrendersi. Anzi uccidendo l’invasore. È il disperato grido dell’eroe di Raspail, che non ci sta. «L’uomo di colore scruta l’uomo bianco mentre questi discorre di umanità e di pace perpetua. Ne fiuta l’incapacità e l’assenza di volontà di difendersi».
“Il Campo dei Santi”. Il titolo del romanzo deriva da un versetto dell’Apocalisse “Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio il Campo dei Santi e la città diletta”, Apocalisse, 20,9.”Il tempo dei mille anni giunge alla fine. Ecco, escono le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, il cui numero eguaglia la sabbia del mare. Esse partiranno in spedizione sulla faccia della terra, assalteranno il campo dei Santi e la Città diletta”. All’epoca della pubblicazione, il libro fu tacciato di “razzismo” dall’intellighenzia francese di sinistra e criticato da studiosi accademici e storici delle migrazioni. E’ la resa dell’Occidente per via del buonismo e dell’accoglienza della Chiesa di Papa Bergoglio comunista doc che innalza tra l’altro anche la bandiera arcobaleno del vescovo Tonino Bello. E infatti nel romanzo i simboli dell’Occidente uno alla volta cadono, e il racconto dell’invasione va di pari passo all’abdicazione rispetto ai nostri valori. Ha detto ancora Porro sulla figura del Papa nel romanzo: “Ecco addirittura che il Papa si spoglia delle sue apparenze, delle sue ricchezze, dei suoi palazzi e anche del suo prestigio; muore in un appartamento di provincia e il suo successore viene ignorato dai più”. Con un Papa che – guarda caso nel libro – si chiama Benedetto XVI, ma che lungi da rassomigliare a papa Ratzinger, rassomiglia fin nelle virgole a Bergoglio. Come Bergoglio è latino-americano (brasiliano, anche se non proprio argentino), non vive nelle stanze del Vaticano ma si atteggia a “poverello d’Assisi”. Nel libro dorme infatti su un duro pagliericcio di ferro, redarguisce i frati benedettini dell’Abbazia di Fontgembar etichettati come “integralisti” che vedevano in lui un “antiPapa” e confisca loro i fondi dell’Abbazia, frutto di donazioni di mecenati. “Perché sperperare somme così ingenti quando altre voci gridano da mesi, la miseria che affligge la terra del Gange, del Brasile, del Terzo Mondo?”
Alla fine adorerà e farà adorare ai nuovi accoliti un Cristo con le sembianze di Che Guevara.. Intanto sotto le volte delle cattedrali tra fumi di hashish e marijuana e chitarre pagane ecco echeggiare la canzone che accoglie lo sbarco dell’armata del Gange (gli invasori del libro), cantata da una negra. Roba da far venire i brividi…
Budda e Allah
si sono recati a salutare il piccolo Dio cristiano
L’hanno schiodato dalla croce
Gli hanno asciugato il volto deluso
L’hanno fatto alzare in mezzo a loro:
“Ci devi la vita, piccolo Dio,
che cosa ci darai in cambio?”
“Vi darò il mio regno,
Perché il tempo dei mille anni sta finendo
E sta finendo il tempo dei mille anni…
Il libro si legge con grande scorrevolezza e prima di quell’altro romanzo che è stato “Sottomissione” di Houellebecq, arrivato dopo, questo meglio racconta in tempi non sospetti sia del morbo culturale che della decadenza che avrebbe ucciso la nostra civiltà, con la morte dell’uomo occidentale. Vi assicuro è un libro da leggere e lo raccomando proprio in chiusura 2018. Non se ne può fare a meno, è obbligatorio farne passa parola. Ma è da oggi anche la nostra Bibbia, e non solo per i sovranisti. Quella raccontata da Raspail è la terza catastrofe: la prima è stata la caduta dell’Impero Romano, la seconda quella del sistema feudale, la terza quella che lo scrittore pensava avvenisse alla fine del ventesimo secolo, e che invece ha ritardato di un solo ventennio.
Steve Bannon consigliere strategico di Donald Trump ha dichiarato di essere un lettore appassionato di Raspail e ha fatto più volte riferimento al suo libro più celebre: «L’Europa centrale e poi quella occidentale e settentrionale sono quasi sottoposte a un’invasione del tipo Campo dei Santi» (ottobre 2015), «In Europa tutta la questione ruota intorno all’immigrazione, ed è un problema mondiale ormai, questa specie di Campo dei Santi globale» (gennaio 2016); «Quella a cui assistiamo non è una migrazione, è davvero un’invasione. Per me è il Campo dei Santi» (sempre gennaio 2016). Su questa linea si muovono i sovranisti in Europa, così anche l’amico Matteo Salvini e la stessa cosa ha fatto la politica francese Marine Le Pen, durante una trasmissione televisiva, ha invitato i telespettatori a rileggere il romanzo. Agli italiani di buona volontà dico di leggerlo e di farne tesoro, è la Bibbia dei nostri giorni. Ci aspettano giorni, mesi ed anni non di tregua, ma di lotta continua. Riprendiamoci il motto latino “Si vis pacem para bellum”. Se vuoi la pace prepara la guerra. ‘ Il libro anticipa l’invasione dell’Europa finanziata dalla speculazione mondialista; la prosa è raffinata e mai annoiante, i temi attualissimi. Un libro immancabile nelle biblioteche di chi condivide la salvezza delle identità occidentali. Buona lettura.
Carlo Franza