Il Pozzo di Sant’Antonino a Piacenza nella Chiesa di Santa Maria in Cortina. Un segreto sotterraneo accessibile per la prima volta.
A Piacenza si ha un’occasione unica per visitare il sottosuolo della città. Un viaggio nella storia lungo millesettecento anni, a quattro metri e mezzo di profondità. Il luogo in cui la tradizione cristiana vuole sia stato ritrovato il corpo del martire Antonino, patrono di Piacenza. Un sacrario databile al IV secolo, voltato e affrescato, per la prima volta accessibile al pubblico attraverso un’affascinante discesa.
Il cuore dell’iniziativa si trova nella piccola chiesa di Santa Maria in Cortina a Piacenza. Qui si narra che il corpo di Sant’Antonino (decapitato, secondo tradizione, nel 303) fu ritrovato in un ambiente ipogeo dal vescovo Savino, per essere poi traslato sul finire del IV secolo nella vicina chiesa di San Vittore, da quel momento dedicata al patrono.
Sul luogo del ritrovamento il fece costruire una prima chiesa, a cui ne seguì una medievale, che fu a sua volta sostituita dall’attuale, ultimata all’inizio del XVI secolo.
La memoria di quel luogo sopravvive ancora oggi alla venerazione dei piacentini: da qui il 13 novembre di ogni anno parte una processione che giunge nella basilica di Sant’Antonino e che ricorda il leggendario ritrovamento del corpo del martire, dopo che al vescovo Savino fu mostrata in sogno l’esatta posizione della sepoltura.
Durante i lavori di restauro dell’attuale edificio, sul finire dell’800, vennero alla luce straordinari reperti di età imperiale, tra cui il bellissimo” marmo Cecilio”, che dimostrano l’impiego di quest’area fin dal I secolo come necropoli posta immediatamente al di fuori delle mura urbane.
Lungo tutta la durata dell’evento i visitatori hanno la possibilità esclusiva e irripetibile di calarsi proprio all’interno della camera ipogea dove è stato ritrovato il corpo di Antonino, unico esempio di questo tipo di ambiente conosciuto in città ancora intatto ed accessibile, alla profondità di quattro metri e mezzo. Una volta all’interno, con l’ausilio di appositi occhiali, sarà possibile immergersi nella ricostruzione 3D in realtà aumentata per meglio comprendere la ricchezza della decorazione oggi ancora solo parzialmente riconoscibile.
La visita (fruibile fino al 17 marzo 2019) è introdotta da una video-installazione all’interno della chiesa che narra la leggendaria storia di Antonino, l’“Inventio” del corpo del Santo Martire ad opera del vescovo Savino e le fasi evolutive della chiesa.
L’ultimo capitolo affronta il mistero della tomba di Sant’Antonino, da sempre ritenuta collocata al di sotto del pozzo medievale (visibile sotto l’altare maggiore), fino alla scoperta, intorno alla fine degli anni’70 del secolo scorso, dell’ipogeo romano accessibile tramite una botola posta in una primitiva cappella, oggi sagrestia.
Uscendo dalla chiesa sarà possibile ammirare da vicino, sulla parete sinistra, il precedentemente citato “marmo Cecilio”, lastra di Rosso Verona che si ipotizza essere parte di un monumento funebre a tamburo e che reca un’iscrizione funeraria citando un Cecilio, questore e tribuno augustale, deputato alla costruzione del tempio di Giove.
Il progetto, che prende origine dalla tradizione cristiana giunta fino a noi, mira ad affiancare ad essa il dato archeologico che emerge con evidenza all’interno dell’ipogeo della chiesa di S.M in Cortina. Tradizione, fede, e cultura si fondono in un tutt’uno per far memoria di uno dei fatti più straordinari accaduti alla città.
Carlo Franza