Giuliano Giuman trionfa con il suo “Amor doppio” in mostra a Palazzo Graziani Baglioni di Torgiano-Perugia.
Ho seguito negli anni passo passo il lavoro artistico di Giuliano Giuman, da quando esponeva ed era appoggiato a Milano dalla storica galleria Arte Centro in Via Brera diretta da Fiorella La Lumia, donna illuminata e gallerista di chiara fama. Bene da quegli anni Settanta/Ottanta Giuliano Giuman non solo ha innervato nel suo lavoro tutti gli splendori del suo fare informale, ma perseguendo anche una sua unica e virtuosa ricerca soprattutto sul versante dei materiali. Eccoci dunque a questa recente mostra in corso a Palazzo Graziani Baglioni a Torgiano- Perugia, aperta fino al 6 gennaio 2019, dal titolo “Amore doppio”, sintomatico affondo di come un artista si possa ritrovare pienamente soddisfatto in quello che va facendo. Così l’artista: “E’ la mia mostra più bella, realizzata con uno spirito nuovo, con una ritrovata vena artistica che parte dalla pittura su tela ricoperta da vetro. In poco tempo ho realizzato 54 opere che si esaltano anche grazie a questo splendido spazio espositivo”. Il suo procedere è dapprima un sapere pensante, un riflettere sul tempo e sull’esistenza, un coniugare la filosofia dell’esistere con i materiali che la natura ci occasiona per elaborare precise installazioni. Perché in questa mostra Giuman di installazioni ne mette in piedi tante ad iniziare da “Le scale del tempo”, che si trova proprio nel cortile di Palazzo Graziani Baglioni, costruita con ferro e lastre di vetro, ma scala non ascendente quanto con gradini rovesciati a segnare maggiormente il senso della terrestrità e di un tempo infinito che segna da sempre la vita dell’uomo. In questa mostra Giuman ci mostra una sorta di armonia delle arti, tra musica, video, performances, installazioni e maggiormente pittura su tela con forme di vetro “a gran fuoco”. Ricordo un altro grande maestro della scultura, amico mio di chiara fama e docente a Brera che è stato Giancarlo Marchese che coniugava in anni più recenti vetro e ferro; ma Marchese procedeva in modo soprattutto rigoroso e minimale, mentre Giuman ha lavorato con il vetro impastando toni e colori e dando così origine ad alchimie che lo fanno uomo di scienza ma anche intriso di novelle idee e sentimento. Da non tralasciare qui tutta la lezione che si porta dietro da Gerardo Dottori e dai futuristi e ancor più indietro dai secoli in cui l’arte si forgiava con materiali e pigmenti infuocati e annacquati anche di sostanze tutte cariche di sapiente magia. Nel tempo scorrono la luce e il buio, nel tempo vivono dimensioni nuove, le stesse che Giuman ci porge in “Natura, Apertura” o in “Tramonto inverso” o ancora in “Eclisse lunare”. Lavorare col vetro ha fatto di Giuman un artista capace come pochi di far convivere una sorta di pittoscultura che lega maggiormente terra e cielo, anzi le viscere della terra con i chiarori dello spazio infinito. Alchimista, artista, produttore e filosofo del terzo millennio, Giuman sa che “il tempo stringe” come recita il titolo di una sua opera, e ci ha consegnato questa mostra mirabilissima, che è proprio “la finestra della libertà”.
Giuliano Giuman nasce a Perugia nel 1944 e acquisisce una formazione musicale. Inizia a dipingere nel 1964 e ha l’onore di avere come maestro Gerardo Dottori. Dal 1972 lavora per 10 anni sul tema dell’ombra. Oltre alla pittura, per la sua ricerca, utilizza altre espressioni, quali la fotografia, la musica, l’installazione e la performance. Comincia nel 1982 a concentrare il suo lavoro sul rapporto tra pittura e musica. Dal 1985 lavora anche su vetro che diventerà il supporto principale di caratterizzazione tecnica della sua arte. Dal 1983 ha realizzato numerosi manifesti e tutte le scenografie di Umbria Jazz. Ha vinto molti importanti concorsi nazionali per edifici dello Stato Italiano. Da circa un anno, realizza tutte sue opere unendo due tecniche principali del suo fare artistico: olio su tela e pittura su vetro a gran fuoco. Dal 1998 al 2013 è stato docente di “Tecnica della vetrata” all’Accademia di Brera. Dal 2009 al 2012 è stato direttore dell’Accademia di belle arti “Pietro Vannucci” di Perugia. Ha tenuto oltre 100 mostre personali e 200 collettive, in musei, gallerie, spazi pubblici in Italia ed all’estero.
Carlo Franza