Salvatore Spedicato, scultore e direttore emerito dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, in mostra al Plus Florence di Firenze-Salone del Glicine con le sue mitografie mediterranee.
Bella, bellissima, colta, intrigante, storica, sapienziale, carica di cultura, questa mostra di Salvatore Spedicato, illustre docente di scultura e già direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, mostra a tutto campo i grandi temi che hanno caratterizzato il lavoro dell’artista pugliese specie in questi disegni colorati, preziosi “retouchè” che muovono la mitologia mediterranea, la grecità che caratterizza la cultura di un territorio, il Salento, dove poi il nostro artista ha formato nell’Accademia da lui diretta per decenni intere generazioni di artisti. Il merito più alto messo in atto da Salvatore Spedicato è aver salvato la grande bellezza e l’armonia -quello che i greci chiamavano kanon o regola- e in arte e fra gli artisti questo è un atto vitale. La mostra dal titolo “Mitologie mediterranee” ed aperta fino ad aprile 2019 fa leggere i miti del salento, i luoghi portanti della grecità, l’albero, il sole e la luna, i portali, la donna e la sua grazia, i simboli e le mitologie più care a far da trait d’union fra passato e presente, fra antico e moderno. E credetemi, già non è poco; se poi a svolgere e a mettere in atto tali poetiche, tali svolgimenti, e tali idealità è un ‘artista con la sensibilità di Salvatore Spedicato, allora l’altare dell’arte è salvo. E infatti l’accoglienza che questa mostra ha ottenuto a Firenze è davvero meritoria. Ma analizziamolo più da vicino questo percorso e portiamo poi il pensiero a spaziare sulla lettura di questi fogli preziosi.
Il disegno di Salvatore Spedicato è il disegno dello scultore. E poichè la sua scultura è cresciuta sul filo di una sottile ricerca di valori formali e di sofferta classicità, il suo disegno ha trovato una sostanza morale drammaticamente moderna. Il suo linguaggio creativo evita i pericoli del naturalismo e cerca l’antico, una realtà immutata e lirica, oggettiva, suggestiva, determinata dal tempo in cui fare arte configurava i valori figurali attraverso un classico recupero delle forme. I nobili maestri della scultura figurativa del secondo dopoguerra – Manzù, Fazzini, Greco, Messina, ecc.- hanno dato a Spedicato l’avvio a quella colta genesi di materie sottoposte ad una sublimazione formale. La sua visione del mondo è quanto mai suggestiva e mite, ha valore di dosaggio misurato e partecipativo rispetto alla sua stessa monocromia imperativa e perpetua; segni irti e soffici, un garbo che si fa innocenza, un ricamo neobarocco, un alfabeto romantico del segno nel contesto dei materiali usati, dal carboncino d’affresco a matite, da inchiostri su carta ad acquerelli e pastelli. Disegni intrisi di divagazioni mentali e tensioni, sortilegi, un’espressività classica, logica e pastorale, in realtà tutto gioco mite di un’autonomia culturale intensamente vissuta. Spedicato che è vissuto a Lecce dove ha prima insegnato e poi diretto l’Accademia di Belle Arti di quella splendida città barocca, più di ogni altro ha tenuto fede al senso della sua terra, la Puglia, fortezza dell’antichità e porta della Grecia. Il sentimento della Magna Grecia a cui ha sempre aderito con intima spontaneità, gli ha provocato impressioni singolari, che ha utilizzato in un linguaggio personalissimo, lirico, vero documento spirituale. Paesaggi e figure femminili, veneri della bellezza, simboli e paesaggi della sua terra, oggetti e anfore, fontane greche, miraggi di cielo, terra e mare, e ogni altra cosa filtrata dal suo cuore e dalla sua mente, tutto riemerge in un’atmosfera composita ed espressionista, impreziosita dalle innumerevoli possibilità del segno e del disegno, con la nostalgia della storia e del mito universale dell’antico”.
Salvatore Spedicato è nato ad Arnesano-Lecce nel 1939, si forma nell’Istituto d’Arte “G. Pellegrino” di Lecce, acquisendo il diploma di maestro d’arte nel 1956. Dal 1960 è abilitato all’insegnamento in diversi istituti d’arte a Bari e nel Salento. Da citare la docenza presso l’Istituto d’arte di Parabita e la direzione della scuola serale di Disegno e Plastica “E. Maccagnani” di Lecce. Giudicato da una commissione composta dai maestri Luigi Montanarini, Raffaele Spizzico e Pericle Fazzini, dal 1971 sino al 2006 tiene la cattedra di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, dove per quattordici anni (1979-1993) ne è autorevole direttore. Scultore attivo dal 1957, partecipa, a partire dagli anni Sessanta, a numerose rassegne nazionali ed internazionali, documentate da numerosi critici e storici dell’arte (tra gli altri: A. Antonaci, M. Apa, Giulio Carlo Argan, E. Bonea, T. Carpentieri, Carlo Franza, L. Galante, M. Guastella, Pietro Marino, Mario Marti, Filiberto Menna, F. Perrelli, M. Pizzarelli, Donato Valli). Inoltre è citato in La Storia dell’Arte Italiana del ‘900 di Giorgio Genova. Sono molteplici le collezioni pubbliche e private che hanno acquisito le sue opere e svariati i suoi monumenti pubblici, laici e religiosi, presenti nel territorio. Tra i lavori recenti: la medaglia d’oro con l’effige di Giovanni Paolo II donata dalla città di Lecce al pontefice nel 1994 , il busto in bronzo della scrittrice Rina Durante realizzato nel 2011, la statua bronzea del marchese Francesco Castromediano a Cavallino realizzato nel 2017. Ha partecipato su invito alla 54a Biennale di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi, per la sezione pugliese di Lecce, allestita al Convento dei Teatini. Nel 2018 riceve a Tricase- Lecce il Premio Salento Arte – Turris Magna per la sua attività artistica.
Carlo Franza