Intervista a S. E. l’Ambasciatore d’Italia Gaetano Cortese, figura di spicco della diplomazia italiana.
1 Signor Ambasciatore, la sua attività istituzionale e diplomatica l’ha condotta in giro per il mondo. Lei pensa che dell’Italia si abbia nei punti chiave della politica mondiale una immagine significativa e forte del nostro paese?
L’Italia ha nella cultura uno dei suoi punti di forza. Secondo alcune indagini, come quella condotta nel 2017 dalla rivista US News insieme all’Universita della Pennsylvania, siamo addirittura il primo Paese al mondo per la sua influenza culturale.Un primato legato non solo alla produzione culturale e al patrimonio storico ma anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni manifatturiere. Queste ultime infatti non rappresentano in se’ un bene culturale, ma dalla cultura traggono linfa creativa e competitività. L’Italia è uno dei più importanti contributori mondiali dell’UNESCO. L’impegno del nostro Paese nelle iniziative di cooperazione culturale multilaterale svolte in ambito UNESCO ha avuto alcuni cruciali riconoscimenti recenti, tra i quali, la designazione dell’Italia alla presidenza della Commissione Cultura della Conferenza generale dell’UNESCO e la nomina di Stefania Giannini a Direttore generale aggiunto per l’Educazione. Ricordo con fierezza che su proposta italiana, nel 2015, l’Unesco ha approvato una risoluzione per ‘rafforzare la protezione della cultura e la promozione del pluralismo culturale in caso di conflitto armato’. Tale risoluzione comprende una strategia che si basa su due elementi fondamentali: 1) l’incorporazione di una componente culturale nelle attività di peacekeeping; 2) la creazione di task force nazionali specificatamente dedicate alla salvaguardia del patrimonio culturale. In meno di un anno, il 16 febbraio del 2016, si è arrivati alla firma di un accordo tra Unesco e governo italiano per la formazione della prima task force nazionale denominata ‘Unite4 Heritage’. Lo slogan di Italia ‘superpotenza culturale’ in questo caso ben descrive l’eccellenza e la leadership del Paese nel contrastare la barbarie e l’oscurantismo di chi vuole distruggere i simboli dell’arte, della cultura e della civiltà. L’Italia è inoltre un punto di riferimento mondiale per tutti i Paesi che intendono valorizzare il patrimonio culturale dei propri territori e comunità. Siamo tra l’altro riusciti ad ottenere la iscrizione di Ivrea nell’elenco dei siti del patrimonio comune della umanità. In questo modo è stato incluso per la prima volta un sito innovativo, espressione di uno sviluppo industriale a forte impatto sociale, aprendo la strada a future candidature simili di altri Paesi. L’Italia ha svolto un ruolo apprezzatissimo di impulso sul tema della diplomazia culturale a livello europeo, contribuendo allo sviluppo di una nuova consapevolezza in seno a diverse istituzioni. In questo contesto, si è rafforzata la presenza dell’Italia in EUNIC (European Union National Institutes for Culture), la rete che riunisce le istituzioni dei Paesi UE preposte alla promozione culturale, con l’elezione del nostro Paese alla Vice Presidenza del Board of Directors. Questi successi, e tanti altri che potrei evidenziare, sono il frutto di un nuovo approccio della Farnesina alla proiezione esterna della cultura e della lingua nazionali basata sulla promozione integrata, in grado cioè di coniugare, in una logica di sistema, le diverse componenti economiche, culturali e scientifiche, che grazie a questa interazione, si rafforzano e si arricchiscono mutuamente. Tale approccio consente di veicolare all’estero – in primis attraverso la rete diplomatico-consolare e degli Istituti di cultura – un’immagine dell’Italia i cui i punti di forza tradizionali legati al patrimonio artistico e culturale si sposano con l’innovazione, la tecnologia e la qualità del Made in Italy.
2 Nei paesi europei ed extraeuropei e nelle capitali in cui è stato Ambasciatore d’Italia, quali ricorda con maggior rilievo e perché? Ci può dare degli spunti significativi del suo lavoro diplomatico compiuto?
“Durante le mie missioni diplomatiche nei Regni del Belgio (dal 1999 al 2003) e dei Paesi Bassi (2006-2009) ho avuto modo di intensificare ed ampliare, in maniera tendenzialmente integrata, le relazioni nei vari settori, politico,economico, culturale, e scientifico. Sono svariate le iniziative portate in porto con grande successo dall’Italia in questi due Paesi, fondatori con l’Italia dell’Unione Europea. Ricordo, in particolare, alcuni eventi di particolare importanza ed impegno che mi hanno coinvolto: BELGIO. A) la preparazione e la finalizzazione della visita di Stato del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel Regno del Belgio ( Bruxelles, Bruges, Marcinelle, Liegi), dal 15 al 17 ottobre del 2002, in restituzione della visita di Stato effettuata dal Re Alberto II e dalla Regina Paola in Italia , dal 12 al 15 maggio 1998; B) la complessa ed impegnativa preparazione della partecipazione dell’Italia al Festival “Europalia 2003 Italia”, organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la presentazione di tre grandi mostre presso il Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles ( La Venere di Urbino di Tiziano; Un Rinascimento singolare; Da Pompei a Roma) e circa quattrocento altri eventi pittorici, archeologici, musicali, teatrali, letterari allestiti in 40 città belghe, in concomitanza con la Presidenza italiana dell’Unione Europea del secondo semestre 2003. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Il Re Alberto II hanno inaugurato il 1 ottobre 2003 il ” Festival Europalia 2003 Italia”, assieme alle più alte Autorità italiane e belghe ed il corpo diplomatico accreditato in Belgio. PAESI BASSI. A) L’accurata, sistematica e tenace azione diplomatica portata da me avanti con successo nell’ acquisizione di consensi a favore dell’Italia per la candidatura di Milano a Expo 2015, l’Esposizione Universale che l’Italia ha ospitato dal primo maggio al 31 ottobre 2015. Per sei mesi Milano si è trasformata in una vetrina mondiale in cui i Paesi hanno mostrato il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un ‘esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri. B) la firma di due ” Facility Arrangements” ( due Intese Tecniche) tra l’Italia e l’Organizzazzione per la Proibizione delle Armi Chimiche da parte del Rappresentante Permanente d’Italia presso l’OPAC, ambasciatore Gaetano Cortese e del Direttore Generale dell’ OPAC, ambasciatore Rogelio Phirter, dopo la loro approvazione il 27 giugno 2007, nel corso della 49ma Sessione del Consiglio Esecutivo, tenutosi dal 27 al 29 giugno 2007. C) Il successo ottenuto dall’Italia con la nomina del giudice italiano in seno alla Corte Internazionale di Giustizia de L’Aja, dopo una lunga ed articolata azione diplomatica portata avanti da tutte le sedi diplomatiche italiane coinvolte nella persuasiva ed incisiva politica di sensibilizzazione dei rispettivi Capi Missione presso le Autorità di accreditamento.
Uno spunto di riflessione, che desumo dal lavoro diplomatico compiuto, e che tengo particolarmente a condividere è il seguente. Sono convinto che il tema del dialogo interculturale stia diventando sempre più un elemento qualificante e determinante all’interno dei rapporti diplomatici bilaterali e multilaterali. Tale fenomeno è diventato un nodo centrale nelle agende politiche nazionali e internazionali ad ogni livello di estensione geografica, dal locale al globale. L’evoluzione dei sistemi sociali da una parte e delle strutture produttive e dei servizi dall’altra rende necessario ripensare la cultura non solo come valore in sé, ma come fattore integrante dei processi di sviluppo economico.
3 Le sedi diplomatiche italiane all’estero rispecchiano bene le bellezze del patrimonio artistico e culturale del nostro paese?
L’Italia possiede all’estero un patrimonio demaniale di rara bellezza, sia a livello architettonico che per gli arredi e i tesori artistici esposti. La maggior parte delle sedi diplomatiche italiane operanti in Europa provengono da acquisti risalenti al Regno di Sardegna e al Regno d’Italia che con una politica di lungimiranza hanno dotato lo Stato di beni immobili di grande prestigio. La politica di acquisizione e/o costruzione di prestigiose dimore di rappresentanza diplomatica conobbe una ulteriore espansione dopo il nostro accesso al tavolo delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale con l’obiettivo di sancire il nuovo status conseguito nel consesso delle nazioni. A tale proposito l’Italia vanta una prassi che merita di essere narrata in quanto concretizza un unicum in Europa. Chi se ne è occupato esaustivamente, diventando il massimo esperto nazionale in materia, è l’architetto Ketty Migliaccio di Napoli. Essa ha messo a punto un regesto integrale della imponente mole (circa un migliaio di carteggi, disegni, grafici, fotografie di progetti architettonici) conservati presso l’archivio Storico del Ministero degli Esteri a documentazione delle vicende progettuali insediative di una ottantina di edifici della diplomazia italiana dai primi del Novecento alla seconda guerra mondiale. Un patrimonio davvero eccezionale sia sotto il profilo architettonico che della storia dell’arredamento e del design italiani. Autori e committenti di queste opere di alta rappresentanza furono l’architetto Florestano Di Fausto (posto a capo di un ufficio tecnico ministeriale ad hoc) coadiuvato dal 1924 al 1932 da connazionali architetti di professione operanti all’estero, o sostenuto da architetti di chiara fama (come Andrea Busiri Vici e Paolo Vietti Violi, ecc. ) che insieme a lui curarono anche il design, l’arredamento, gli apparati decorativi, il tovagliato (Frette) e le suppellettili. Nell’Archivio Storico sono a questo ultimo proposito custoditi anche i disegni di ricami volti ad impreziosire la tavola (in funzione di peculiari aspetti conviviali delle sedi estere di rappresentanza) attraverso: posaterie in argento con stemmi araldici e centro-tavola in porcellana (Richard – Ginori, manifattura di Doccia) affidati al talento di Giò Ponti, copritavola e tovagliato con ricami dai disegni classici, in omaggio ad un gusto assai raffinato. Si rinvengono anche i progetti di arredo disegnati da Melchiorre Bega per Zagabria e da De Capitani: imprescindibili per la memoria del design italiano degli anni Trenta. Credo utile sottolineare che non sono note esperienze comparabili a quella italiana in altri Ministeri degli Esteri europei. Ogni sede di rappresentanza progettata da Di Fausto, fuori dalle terre d’oltremare, non rivela mai – come evidenziato da Ketty Migliaccio – elementi comuni e ubiquitari: piuttosto viene opportunamente assimilata ai contesti urbani delle capitali estere con un camaleontismo sui generis: un polimorfismo che rappresenta lo strumento attraverso cui la diplomazia si serve dell’architettura, al pari di un’azione politica, finalizzata alla riuscita penetrazione dell’elemento italiano in terra straniera. Fra l’altro amo ricordare i suoi seguenti interventi: la legazione italiana a Belgrado (1924-1926), quella del Cairo (1928-30), la Casa degli italiani in Algeri (1931), l’ambasciata ad Ankara, il Consolato italiano a Tunisi (1931- 1932) e le sistemazioni, trasformazioni ed ampliamenti di varie Rappresentanze diplomatiche e consolari d’Italia: Copenhagen, Stoccolma, Aja, Sofia, Istanbul, Oslo, Salonicco, Nizza, Lisbona, Madrid, Bruxelles, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Londra, ecc. L’ufficio tecnico ministeriale estese la sua attività sino alle Americhe, in Asia e in Australia. Quanto realizzato è stato davvero speciale, per tre ordini di idee: a) il ruolo apripista, a livello internazionale, della committenza ministeriale ispirata a linee direttrici volte alla promozione e tutela dell’identità culturale ed artistica italiana; b) l’innovativo coinvolgimento di alcune importanti aziende italiane che hanno da sempre curato l’arredo e gli accessori delle Sedi all’estero, con un loro apporto sia di materiale d’epoca sia finanziario; c) il certo qual follow-up dell’esperienza rappresentata dalla comittenza tra le due guerre mondiali espresso da quanto realizzato in anni recenti nelle due Residenze diplomatiche di Tokyo e Washington, ad opera di Gae Aulenti e Piero Sartogo.
4 La sua formazione legata al diritto e alla diplomazia l’hanno fatta anche notare per l’interesse che ha negli anni portato alla storia del passato, ma anche alla costruzione della storia contemporanea. Ci dica qualcosa in merito.
Vorrei concludere la mia risposta alla Sua domanda con cenni ad uno splendido ed innovativo progetto della Farnesina che merita davvero di essere conosciuto: il “Censimento e valorizzazione del patrimonio di interesse storico – artistico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, presenti presso le Ambasciate d’Italia all’estero”. Esso offre l’occasione di conoscere e approfondire lo studio di opere d’arte di epoche e stili diversi, all’interno di contesti storici prestigiosi come quelli rappresentati dalle sedi delle Ambasciate italiane. Il Patrimonio italiano all’estero, è costituito infatti sia dalle acquisizioni del Ministero degli Affari Esteri sia dai comodati d’uso: per lo più dipinti, concessi dai diversi musei italiani, destinati ad arredare le sale delle diverse sedi diplomatiche ed a rappresentare l’immagine dell’Italia all’estero in linea con le alte tradizioni artistiche e culturali della sua Storia. La realizzazione del progetto in tutte le sue fasi è stata possibile per la decisiva partecipazione economica della società per azioni ARCUS, che ha fornito la disponibilità di un finanziamento per l’intero progetto. Per restituire al pubblico molte di queste opere che, per alterne vicende sono diventate di difficile identificazione e reperibilità, si è deciso di realizzare questo progetto grazie anche all’attiva collaborazione tra i soggetti istituzionali coinvolti: MiBACT, MAECI, ICCD. Il complesso svolgimento del progetto tecnico-scientifico ha previsto diverse fasi di attività. Una prima fase temporale, propedeutica alla catalogazione, è stata quella dello studio dei documenti d’archivio, condotto presso gli Archivi del MiBACT, l’Ufficio Esportazione, le Soprintendenze, l’Archivio diplomatico del Ministero degli Affari Esteri e presso gli Archivi storici delle singole sedi estere. Tali ricerche hanno consentito di rintracciare capolavori dimenticati, poco noti o dati per dispersi, effettuando riscontri tra gli “Inventari generali” delle sedi e la fitta corrispondenza scambiata tra le Ambasciate e il MiBACT, relativa al prestito e allo spostamento delle opere in comodato dall’Italia alle varie sedi estere. In tale modo è stato possibile ricostruire la storia di ogni opera, dal museo di provenienza all’arrivo nella sede di rappresentanza.
La seconda fase di lavoro è consistita in una registrazione completa delle opere d’interesse storico – artistico generalmente in uso per il restante patrimonio del territorio e dei musei nazionali, dando vita ad una “banca dati” ossia ad una catalogazione sistematica operando all’interno del Sistema Informativo Generale del Catalogo (SIGEC – Web) dell’Istituto Centrale del Catalogo Italiano. L’inventariazione si configurerà anche come strumento fondamentale per l’aggiornamento degli studi, per nuove ricerche o confronti scientifici. Considerato il numero complessivo dei pezzi d’arredo delle Rappresentanze diplomatiche italiane nel mondo e la significatività culturale di alcune collezioni rispetto ad altre, la scelta delle sedi su cui iniziare le attività si è concentrata principalmente in Europa ed in particolare presso otto ambasciate (Berlino, Dublino, Lisbona, Londra, Parigi, Praga, Stoccolma e Vienna) che hanno dimostrato di possedere un patrimonio artistico di oltre 1.300 opere. Una terza fase ha riguardato le missioni che sono state effettuate presso le otto sedi e che hanno rappresentato lo strumento di verifica ispettiva di tutti gli arredi, passaggio indispensabile per determinare lo stato conservativo e l’eventuale intervento di restauro necessario. In tale occasione sono stati eseguiti riscontri su tutti gli inventari generali sia dei beni mobili che degli oggetti d’arte, con il relativo supporto fotografico. La quarta fase, curata dai collaboratori esterni, è consistita nella compilazione delle schede di catalogo e nella relativa immissione dei dati nel sistema SIGEC dell’IICD. La quinta ed ultima fase è stata quella dei restauri. Essendo infatti l’Italia un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale proprio per la qualità professionale dei nostri restauratori, è stato un valore aggiunto del progetto quello di far meglio conoscere ed apprezzare la loro perizia attraverso gli interventi realizzati in questa occasione, sulle opere più bisognose d’attenzione. L’attività sopracitata diventa propedeutica ai tre obbiettivi di: tutela, conservazione e valorizzazione di un patrimonio culturale rilevante e prezioso, qual è il nostro.
5 Sappiamo da qualche anno si sta dedicando a una collana prestigiosa edita in Italia sulle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero. Come è nata questa idea e quali caratteristiche danno maggior luce ai volumi già editati?
Durante la mia missione diplomatica nel Regno del Belgio, ho avuto l’occasione di potere dedicare un volume alla nostra rappresentanza diplomatica a Bruxelles, grazie al prezioso ausilio dell’allora Consigliere per gli Affari Commerciali Ugo Colombo Sacco di Albiano. In occasione di un pranzo di gala offerto, nel dicembre del 2000, dal Capo Missione in Residenza, si pose il problema di cosa potere offrire in omaggio agli ospiti: il Consigliere Colombo suggerì il dono di un libro dedicato alla nostra Ambasciata a Bruxelles. L’idea era splendida, sia per la bellezza del Palazzo Caraman Chimay, sia per la ricostruzione storica del Palazzo che aveva ospitato, tra l’altro, nei suoi sontuosi ambienti il fidanzamento del Principe Umberto con la Principessa Maria Jose. In quel periodo erano rari i libri pubblicati sulle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero, ad eccezione di una collana di otto volumi, editi tra il 1969 ed il 1989, curati da Mariapia Vecchi Fanfani, ” Le Ambasciate d’Italia nel mondo”. Solo gli ambasciatori Boris Chiappori Biancheri, Ferdinando Salleo e Maurizio Moreno avevano pubblicato dei libri sulle rispettive Ambasciate di Londra (1989), Mosca (1992) Praga( 1997). Nella successiva missione diplomatica nel Regno dei Paesi Bassi, sulla scia della precedente pubblicazione su Bruxelles, in occasione del 150 anniversario delle relazioni diplomatiche tra l’Italia ed i Paesi Bassi, si pensò di festeggiare l’evento con una pubblicazione dedicata alla Ambasciata a L’Aja. Dato il successo riscosso, si convenne con l’Editore Giovanni Battista Colombo di creare una apposita collana, da me diretta, dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche all’estero. A partire da quel momento diversi colleghi mi hanno chiesto di potere pubblicare libri sulle loro rispettive sedi di adempimento, a partire dall’allora ambasciatore a Washington Giulio Terzi di Sant’Agata. Essendo egli a conoscenza che durante la mia missione diplomatica negli Stati Uniti, dal 1984 al 1989, avevo contribuito a salvaguardare dalla vendita il terreno di nostra proprietà , ove oggi sorge la Cancelleria, ad una ambasciata straniera, mi prego di aggiungere alla collana un volume sulla Ambasciata a Washington, dal titolo ” Il Palazzo sul Potomac”, seguiti dalle pubblicazioni sulle Ambasciate ad Oslo, Vienna, Berlino, Istanbul.Una delle caratteristiche principali di queste pubblicazione è’ quella di essere editate in duplice versione italiana e quella del Paese ospitante.In tal modo il libro puo’ essere omaggiato sia alle Autorità italiane che alle Autorità di accreditamento. Un’altra caratteristica è’ quella di essere delle pubblicazioni a titolo d’onore e non commerciali. I relativi costi per la stampa vengono sostenuti da sponsor che condividono l’iniziativa editoriale e contribuiscono finanziariamente alla realizzazione dell’opera. In occasione del 60 anniversario dei Trattati di Roma, al Palazzo Ferrajoli in Piazza Colonna a Roma, dal 21 al 25 marzo 2017,si è tenuto l’ evento ” Buon Compleanno Europa”, ove e’stata presentata la collana delle pubblicazioni dell’Editore Carlo Colombo dedicata alla valorizzazione del patrimonio architettonico ed artistico delle rappresentanze diplomatiche italiane nell’Unione Europea al Corpo Diplomatico, Personalità delle Istituzioni,della Cultura, Economia ed Aziende Leader. L’esposizione è stata curata dal Segretario Generale del Centro per la Promozine del libro, Giovanni Cipriani. Allo stato attuale la Collana consta di 30 pubblicazioni in versione italiana, francese, inglese, tedesco, olandese,norvegese e portoghese. Ambasciate: Ankara, Berlino, Bruxelles, Istanbul, L’Aja, Lisbona, Londra, Oslo,Vienna,Washington. Palazzi: Palazzo sul Potomac, Palazzo di Sophialaan, Palazzo Metternich,Palazzo sul Tiergarten e Dove la Diplomazia incontra l’Arte, Oltre 150 anni di amicizia italo-belga di Ugo Colombo Sacco di Albiano. Tutte queste pubblicazioni sulle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero possono essere consultate sul sito del collega Stefano Baldi, Ambasciatore d’Italia a Sofia, “La penna del diplomatico” nella sezione Le Ambasciate d’Italia. Libri illustrati. La collana dell’Editore Colombo ha formato oggetto di una ampia presentazione alla Accademia di Belle Arti di Brera-Brera Due, nel Convegno Internazionale dedicato al Master” L’Altra Fotografia.La Fotografia dei Beni Culturali”, tenutosi a Milano il 28 novembre 2018, ove ho presentato una relazione su ” La fotografia e il Patrimonio delle Rappresentanze diplomatiche italiane nel mondo”. Al riguardo voglio anche ricordare “L’immaginario diplomatico” ( http://www.flickr.com/immaginariodiplo ) , una iniziativa di cui l’ambasciatore a Sofia Stefano Baldi è il Coordinatore ed ideatore, attraverso la quale vengono rese disponibili online foto storiche (1861-1961) che riguardano diplomatici italiani di carriera del passato. Si tratta di un archivio fotografico digitale per far conoscere la tradizione diplomatica italiana attraverso le tante figure, più o meno note, che hanno rappresentato il no stro Paese nel mondo.
6 Ci può indicare quale contributo all’Arte e alla Cultura italiana ha potuto lei offrire negli anni di lavoro come Ambasciatore nelle sedi in cui ha dimorato? Ritiene che oggi il Ministero degli Esteri dia indicazioni precise in tal senso o è forte solo l’operato di taluni Ambasciatori che hanno speso, e spendono il meglio di sé per mettere in luce l’arte e la cultura contemporanea italiana?
Come ho già accennato precedentemente per il Belgio in relazione alla esposizione di Europalia, anche nel Regno dei Baesi Bassi l’Italia ha rivestito una importanza del tutto particolare per la parte attinente alla valorizzazione della Cultura con una svariata serie di mostre tenutesi in tutto il territorio olandese. Basti pensare alle profonde influenze tra il Rinascimento italiano ed il Secolo d’oro olandese, che tanto hanno contribuito alla crescita del nostro patrimonio di civiltà. Manifestazioni culturali quali l’eccezionale Esposizione su ” Rembrandt e Caravaggio” nel Rijksmuseum di Amsterdam ( che ha inaugurato le celebrazioni per il quadricentenario della nascita del pittore olandese); le mostre ” Dreaming of Italy” nel Mauritishuis de L’Aja; ” I disegni di Michelangelo” nel Teylers Museum ad Haarlem; le “Meraviglie” del Tesoro dei Medici all’Historisch Museum de L’Aja; ” Le ultime ore di Ercolano” al Museum Het Valkhof di Nimega; ” Il Sogno di Piranesi” nel Teylers Museum di Haarlem; ” Talking Paintings” di Sandro Chia al Gemeentemuseum de L’Aja; “Lusso e Decadenza: la vita romana sul Golfo di Napoli”, sono state tutte ottime occasioni per valorizzare l’immagine dell’Italia per il loro alto livello qualitativo e per la loro risonanza a livello bilaterale ed internazionale. Tali mostre hanno avuto soprattutto il pregio di esaltare il sempre fruttuoso ed intenso legame esistente nel settore culturale tra l’Italia ed i Paesi Bassi, risalente a secoli di storia. Molti sono stati i viaggi nel XVII secolo degli italiani in Olanda e degli olandesi in Italia che hanno contribuito alla reciproca conoscenza delle arti e dell’attività culturale.
7. Per l’attività di promozione culturale ritiene che oggi il Ministero degli Esteri dia indicazioni precise in tal senso o è forte solo l’operato di taluni Ambasciatori che hanno speso, e spendono il meglio di sé per mettere in luce l’arte e la cultura contemporanea italiana?
L’iniziativa del Capo Missione è essenziale nella preparazione delle principali esposizioni culturali nel Paese di accreditamento e si concretizza con l’ausilio del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura operante in quel Paese assieme ai responsabili dei Musei e Gallerie ove si terranno le relative mostre. Ovviamente i rispettivi Ministeri degli Affari Esteri e per i Beni e le Attività Culturali sono sempre informati delle iniziative culturali in programma e contribuiscono alla loro valorizzazione e successo, snche con la concessione del loro patrocinio. In alcuni casi e’ lo stesso Ministero degli Affari Esteri a prendere l’iniziativa per celebrare un evento con mostre itineranti presso le sedi diplomatiche italiane all’estero, coinvolgendo i rispettivi ambasciatori nella loro preparazione e finalizzazione. Se quella appena descritta è stata la prassi tradizionale dal dopoguerra, penso sia doveroso accennare ad recente un vero e proprio salto di qualità. Mi riferisco al Piano quadriennale 2017-2020 per potenziare la promozione della cultura e della lingua italiane, presentato dalla Farnesina con il motto “Vivere all’italiana” alla fine del 2016, alla presenza delle massime Autorità istituzionali del Paese. Esso identifica alcuni settori di riferimento che, per la loro capacità di evocazione e di attrazione delle diverse eccellenze italiane esercitata nei confronti di pubblici e culture diverse, costituiscono gli assi di intervento prioritari del programma. Si tratta di: lingua italiana, design, archeologia e tutela del patrimonio culturale, musei, arte contemporanea, sistema universitario, cucina, turismo culturale, industrie creative, ricerca scientifica e diplomazia economica. Nel 2018, il Piano straordinario per la promozione della cultura e della lingua italiane “Vivere all’Italiana” ha beneficiato di un finanziamento di 30 milioni di euro, di cui 21,75 milioni affidati al MAECI e il resto ripartito tra MIBACT (4,5 milioni) e MIUR (3.75 milioni). La maggior parte delle attività di promozione e valorizzazione dell’Italia sono organizzate dai singoli Istituti di Cultura e dagli Uffici della rete diplomatico-consolare e sono articolate su una programmazione annuale che, all’inizio dell’anno, viene sottoposta dalle singole sedi al vaglio del Ministero, seguendo le linee strategiche prioritarie da quest’ultimo indicate. In particolare, il Piano di promozione “Vivere all’italiana” potenzia le rassegne tematiche periodiche (dedicate a design, ricerca, cinema, lingua, arte contemporanea e cucina) che, a scadenze fisse, mobilitano la rete degli uffici all’estero intorno a determinati settori di attività, rafforzano la coerenza e l’azione di sistema nella promozione culturale all’estero e consentono una strategia di comunicazione più efficace. Alle rassegne tematiche periodiche, si affiancano le rassegne geografiche che, nel 2018, hanno visto concentrare l’attività di promozione sull’area MENA, con la realizzazione del programma culturale “Italia, Culture, Mediterraneo”, conclusosi con un bilancio molto positivo di oltre 500 eventi, organizzati in 18 Paesi. Anche grazie alla maggiore disponibilità di fondi, si è passati da 7.982 eventi nel 2017, a circa 9 mila eventi – censiti e raccolti attraverso un apposito applicativo online – realizzati nel 2018, in oltre 250 città di 110 Paesi.
8.Sarebbe particolarmente interessante un Suo cenno all’ impegno della diplomazia italiana a valorizzazione del design.
Sono molto grato per questa domanda che mi consente di valorizzare un nuovo fronte tematico dove la Farnesina sta concretizzando recentemente un’azione sistemica di altissimo profilo. Italia ha un’antica tradizione nel campo del design, che è riconducibile al Rinascimento: nel nostro Paese, il disegno industriale collega la tradizione artigianale all’industria e la ricerca artistica a quella tecnologica e sui materiali. Oggi il settore rappresenta un segno distintivo del Made in Italy: l’industria italiana rappresenta più di un terzo (la quota più ampia) del fatturato mondiale del design di alta gamma (stimato in 32 miliardi di euro annui). La Farnesina ha sostenuto, nel 2018, la promozione della XXII Triennale di Milano, che sarà inaugurata il 1 marzo 2019, aiutando la storica istituzione milanese a raggiungere il ragguardevole risultato di 40 partecipazioni ufficiali internazionali. I partecipanti alla Triennale, infatti, sono diretta emanazione degli Stati nazionali e sono invitati attraverso una lettera ufficiale firmata dal Primo Ministro o dal Ministro degli Esteri. Gli Esteri sostengono inoltre il Salone del Mobile di Milano, promuovendolo all’estero e accompagnandone l’internazionalizzazione, con le recenti aperture dei Saloni di Mosca e Shanghai. Il culmine di questa azione diplomatica è la Giornata del Design italiano nel mondo – Italian Design Day, organizzata nel mese di marzo. A due anni dal suo avvio, l’Italian Design Day ha visto il coinvolgimento di oltre 200 Ambasciatori del design italiano, individuati tra designer, architetti, imprenditori, accademici e giornalisti specializzati. Tramite il Ministero degli Esteri, i testimonial del design sono stati coinvolti nella realizzazione di oltre 300 iniziative in 230 città nel mondo, che hanno consentito di costruire una fitta rete di connessioni con il mondo accademico e le “creative communities” estere, riscuotendo l’attenzione dei media e degli “influencer” locali, con un positivo effetto moltiplicatore anche per le opportunità d’affari e le possibilità di attrarre talenti stranieri per le industrie culturali e le istituzioni accademiche italiane.
Carlo Franza