Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière. Alla Villa Reale di Monza la mostra di uno dei maggiori esponenti della Belle Epoque.
Le prestigiose sale della Villa Reale di Monza, ospitano fino al 29 settembre 2019, ben 150 opere provenienti dall’Herakleidon Museum di Atene per celebrare il percorso artistico di uno dei maggiori esponenti della Belle Époque: Henri De Toulouse-Lautrec (1864-1901).
Parigi, fine Ottocento, la vita bohémienne, gli artisti di Montmartre, il Moulin Rouge, i teatri, le riviste umoristiche, le prostitute. É questo l’accattivante mondo di Toulouse-Lautrec, genio che divenne noto soprattutto per i suoi manifesti pubblicitari e i ritratti di personaggi che hanno segnato un’epoca rimanendo ben impressi nell’immaginario collettivo. Ora, manifesti, litografie, disegni, illustrazioni, acquerelli, insieme a video, fotografie e arredi dell’epoca riscostruiscono uno spaccato della Parigi bohémienne, riportando i visitatori indietro nel tempo. Tra le opere più celebri presenti in mostra litografie a colori (come Jane Avril, 1893), manifesti pubblicitari (come La passeggera della cabina 54 del 1895 e Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893), disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali (come in La Revue blanche del 1895) diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata alle immagini dell’aristocratico visconte Henri de Toulouse-Lautrec. Curata da Stefano Zuffie con il patrocinio del Comune di Monza, la mostra Toulouse-Lautrec. La Ville Lumière è prodotta e organizzata da Arthemisiacon Nuova Villa Reale di Monza, in collaborazione con l’Herakleidon Museum di Atene. L’itinerario dell’esposizione, dopo alcune dense introduzioni sul personaggio e sulla sua epoca, è scandito con 11 sezioni tematiche, sempre in rapporto con i grandi cambiamenti storici, tecnologici, sociali e architettonici di Parigi alla fine del XIX secolo, al tempo scintillante della Belle Époque.
Prima sezione – Lo studio dell’incisione e la tecnica della litografia. La prima sezione introduce il visitatore alla massima passione artistica di Toulouse-Lautrec: l’incisione, e più esattamente la litografia. Attraverso una serie eccezionale di opere e di oggetti (disegno preliminare, pietra litografica, prima stampa senza scritte, versione definitiva) è possibile seguire il processo creativo che porta alla realizzazione di una celebre incisione, destinata a fare da copertina a uno spartito: il protagonista dell’immagine è l’autore della musica, Desiré Dihau, suonatore di fagotto nell’orchestra dell’Opéra e parente di Toulouse-Lautrec. Lo vediamo impegnato in un assolo di fagotto nella litografia Pour Toi!… (1893).
Seguono le tre sezioni dedicate alle Notti parigine, con la sequenza delle sale dedicate a singoli indiscussi protagonisti delle più famose scene francesi di fine Ottocento: Jane Avril, Aristide Bruant e Yvette Guilbert.
Uno degli aspetti maggiormente conosciuti della produzione di Toulouse-Lautrec è la pubblicità realizzata per i locali notturni: con un’innovativa intuizione promozionale, Henri decide di mettere in evidenza i nomi degli artisti che si esibiscono sul palcoscenico, fissando in modo formidabile i tipi e i personaggi. É, in fondo, il vero inventore dello star-system. Toulouse-Lautrec intreccia relazioni amichevoli con la celebre stella del cabaret parigino Jane Avril (1868-1943), al punto da farsi immortalare in una celebre, ironica fotografia in cui indossa i vestiti della cantante. Toulouse- Lautrec la raffigura come una sofisticata mentre frequenta un caffè-concerto sul manifestoDivan Japonais (1893), ma anche scatenata nel can-can insieme ad altre ballerine in La compagnia di Mademoiselle Eglantine(1896).
Uno dei massimi estimatori dei manifesti di Toulouse-Lautrec è il cantautore e cabarettista Aristide Bruant (1851- 1925): Henri definisce la figura del cantante attraverso una serie di stampe e di litografie, tra cui Aristide Bruant nel suo cabaret(1893), dove lo rappresenta con il suo mantello voluminoso, cappello a larga tesa e una sciarpa rossa intorno al collo. La modernità delle rappresentazioni stilizzate, strutturate in superfici di colore omogenee gli procura una immediata e inaspettata celebrità. Indimenticabile è la figura di Yvette Guilbert (1868-1944), soprannominata la Diseuse (la fine dicitrice): in scena il suo segno distintivo erano lunghi guanti neri fino al gomito. Affascinato dalla personalità dell’attrice e cantante, Toulouse-Lautrec le dedica un album di litografie, integralmente presente in mostra, oltre a vari disegni e incisioni (Album Yvette Guilbert, 1894). Nella sala viene riprodotta una rarissima incisione di una canzone intonata dalla Guilbert (“A l’hotel du numerotrois”).
Quinta sezione – I disegni dall’adolescenza alla maturità
Nel cuore del percorso, la mostra presenta una serie di disegni a matita e a penna, di travolgente freschezza e mordente incisività. Davvero per tutta la vita Toulouse-Lautrec ha trovato nel disegno un mezzo di espressione immediato, insostituibile. La matita è la compagna fedele nella lunga obbligata immobilità durante le convalescenze dopo le fratture; il modo per vincere la noia delle stazioni termali; la piccola condanna negli esercizi obbligati durante la fase di formazione accademica; lo strumento per vedere e interpretare il mondo; la divertente complice nel fissare la chiave per evadere dalla clinica per malattie mentali in cui resta chiuso per circa tre mesi, quasi identificandosi con l’analogo destino toccato all’amico Van Gogh.
I disegni sono soprattutto schizzi di personaggi: volti, atteggiamenti, silhouettes, caricature. In mostra anche il ritratto del padre, conte Adolphe de Toulouse-Lautrec, e l’arguto foglio in cui il pittore si rappresenta impietosamente nudo (Toulouse-Lautrec Nu, 1894).
Sesta sezione – Le riviste satiriche. Un aspetto importante dell’arte di Toulouse-Lautrec è la collaborazione editoriale. La rapida diffusione delle riviste illustrate è un segno di come i parigini della Belle Époque avessero sempre più tempo libero da dedicare alla lettura. I ” journaux humoristiques “, di cui Le Rire è stato probabilmente il maggior successo, puntano sulla satira politica, sulla corruzione e gli scandali militari, insieme al gossip sui personaggi più in vista, fra cui i protagonisti delle serate e parigine. Nel 1893 Toulouse Lautrec pubblica alcune vignette sul settimanale L’Escaramouche (la scaramuccia), che ha come redattore Georges Darien, di tendenze anarchiche. Compaiono soggetti teatrali, fra cui la scena della tragedia che ha come protagonista Sarah Bernhardt, ma anche immagini di satira policia e sociale. In una, dall’esplicita didascalia “Un rozzo! Un autentico rozzo!” compare il padre di Toulouse Lautrec, il conte Alphonse, che trangugia avidamente e volgarmente un panino. Le Rire (Risate) viene fondata da Felix Juven nell’ottobre del 1894. La rivista prevedeva acqueforti a colori su entrambe le copertine e nel paginone centrale.
Settima sezione – Il Moulin Rouge e gli spettacoli parigini. Una sezione sul mondo degli spettacoli, dal Moulin Rouge all’Opéra, dedicata al variegato mondo dell’intrattenimento di fine Ottocento, dalle scene popolari del cabaret fino alle rappresentazioni più impegnative di tragedie greche o di concerti all’Opéra. Diceva Toulouse-Lautrec: “Non importa quale sia lo spettacolo. A teatro sto sempre bene!”, e le opere dedicate al mondo delle rappresentazioni sono sempre affascinanti, trasmettono gioia e piacere. Nelle sue scene teatrali Lautrec riesce a rendere l’intensità dei drammi e delle commedie con movimenti efficaci ed energici contrasti di luci e ombre che traggono ispirazione sia dalle xilografie giapponesi sia dai palchi teatrali di Daumier. Fra le opere in mostra, la serie di argute litografie nel 1893 per la raccolta Le café- concert.
Ottava sezione –Cavalli e cavalieri. L’amico editore Thadée Natanson ricorda: “Henri amava gli animali meno delle donne ma più degli uomini. Andava pazzo per i cavalli e non si era mai consolato di non poterli montare”. Cresciuto nell’ambiente dell’alta aristocrazia di provincia, Toulouse-Lautrec ha una grande passione per i cavalli. Il padre del pittore, il conte Alphonse, era un provetto cavallerizzo, fautore della vita all’aria aperta affidata a lunghe passeggiate a cavallo e battute di caccia con il falcone. Alcuni disegni di questa sezione risalgono agli anni dell’adolescenza, e dimostrano la straordinaria precocitàdell’artista. Diversi anni dopo, nella primavera del 1899, il pittore era stato ricoverato in una clinica per malattie mentali per disintossicarsi dall’alcol e liberarsi dai pesanti attacchi di delirio. Per ottenere la dimissione dalla casa di cura, Toulouse-Lautrec realizza numerosi disegni, spesso dedicati ai prediletti cavalli. La litografia Il fantino (1899) è tratta da uno di questi lavori. Merita di essere segnalato infine il “ritratto” de The pony Philibert (1898). Negli ultimi due anni di vita le condizioni fisiche di Toulouse-Lautrec declinano penosamente e il pittore ha sempre maggiori difficoltà nel muoversi. Per spostarsi nelle vie di Parigi utilizza un calessino, tirato dal paziente Philibert, l’ultimo dei numerosi cavalli conosciuti da Toulouse-Lautrec a partire dalla sua prima infanzia.
Nona sezione – Libri e collaborazioni editoriali.
Dopo aver trascorso la notte facendo il giro dei caffè e cabaret di Montmartre, Toulouse-Lautrec si metteva al lavoro con insospettabile energia e lucidità, in grado di gestire parecchi incarichi contemporaneamente. Merito in parte della prodigiosa velocità inventiva e realizzativa, ma anche della passione per le tecniche della riproduzione a stampa, di cui seguiva tutte le fasi. Per queste ragioni, oltre che per i manifesti pubblicitari, il talento di Toulouse Lautrec è molto richiesto in campo editoriale, nelle riviste umoristiche a grande diffusione ma anche libri di pregio e copertine per spartiti musicali. Un particolare impegno editoriale coinvolge Toulouse Lautrec per le illustrazioni di Au Pied du Sinaï una raccolta di racconti che descrive – a volte con umor nero – la vita nelle comunità ebraiche di vari paesi europei del giornalista. L’autore è Georges Clemenceau, futuro presidente della Repubblica francese. Nel 1897 Toulouse-Lautrec realizzò le litografie per la copertina e le illustrazioni del libro. L’edizione di lusso conteneva dieci litografie, ciascuna stampata quattro volte su carta diversa, e quattro litografie supplementari che erano state rifiutate per l’edizione corrente.
Decima sezione – La Revue Blanche. Questa parte della mostra è dedicata alle frequentazioni intellettuali di Toulouse-Lautrec: il rapporto con poeti, editori, facoltosi mecenati è in un certo senso l’altra faccia dell’artista bohemien, perso nei bicchieri di assenzio delle notti parigine. Nell’ufficio e nelle abitazioni dei direttori della Revue Blanche si svolge gran parte della vita sociale parigina e qui Toulouse-Lautrec stringe diverse amicizie con scrittori e intellettuali e nel 1895 disegna un manifesto per la rivista (La Revue Blanche, 1895), in cui compare l’affascinante Misia Natanson, moglie dell’editore.
Undicesima sezione – Toulouse e le donne. Sotto l’occhio ironico di Toulouse-Lautrec scorre la vita parigina fin du siécle: balli, spettacoli, svaghi serali, luci, teatri, risate e applausi grazie a cabarettisti, ballerine e chansonniers. Ma questa è solo una parte della produzione del pittore: forse ancor più intense e personali sono i ritratti di donne sole, silenziose, osservate senza la minima intenzione caricaturale o di vignetta cronachistica; attimi di riflessione, nubi che corrono sull’anima, ombre fuggevoli che passano sulviso. La mostra si chiude con le delicate opere dedicate a questo tema. Nessun artista, prima Toulouse-Lautrec, aveva saputo cogliere le passioni represse, la solitudine, il desiderio di una vita migliore che si nasconde sotto la sensualità forzata e la seduzione “professionale” di cantanti, attrici o prostitute, osservate senza ironia o moralismi. Come avviene nella letteratura francese contemporanea (dai romanzi di Flaubert alle novelle di Maupassant), soggetti e personaggi solitamente considerati scandalosi o immorali, sono riscattati dall’arte. A Toulouse-Lautrec piace l’ambiente frivolo dei bordelli e tra il 1892 e il 1895 trascorre intere settimane nelle maison closes vicine all’Opéra e alla Borsa di Parigi. Qui osserva le ragazze per ore, mentre riposano, giocano a carte o si truccano: soprattutto, in loro compagnia non deve vergognarsi del suo aspetto. La disinibita spontaneità di queste donne le rende ai suoi occhi le modelleideali. Il ciclo più completo è costituito dalle litografie a colori dell’album Elles (“Loro”) del 1896 capolavori della incisione francese del tardo Ottocento: in mostra il frontespizioe la meravigliosa litografia Donna alla tinozza. Tra le immagini femminili evocate da Toulouse-Lautrec, affiora infine anche il sogno di un amore impossibile, la misteriosa signora incontrata in un viaggio per nave ed evocata con grande delicatezza nella litografia intitolata La passeggera della cabina 54 (1896).
Carlo Franza