Riccardo Guarneri con Pittura-Pittura è al Museo Novecento di Firenze. Un maestro della pittura analitica celebrato nella sua città. E’ il trionfo dell’astratto.
E’ aperto al pubblico “Pittura Pittura”(visitabile fino al 30 maggio 2019) il terzo appuntamento di Campo Aperto, con la direzione artistica di Sergio Risaliti, dedicato a Riccardo Guarneri, fiorentino, uno dei protagonisti della pittura internazionale del XX secolo, nella cornice dei cosiddetti pittori analitici secondo la bella definizione che dette a suo tempo il collega Filiberto Menna. La selezione delle opere in mostra, a cura di Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli, del MUS.E, prende avvio da una tela degli anni Sessanta riferibile quasi agli esordi della carriera dell’artista, quando i dipinti si lasciano leggere come propaggini di un codice linguistico ben riconoscibile grazie a un grado zero che esprime espansione e travasamento, gioco della mente e filosofia di un metodo pensante che lo accompagna alla trasposizione sul bianco di strutture geometriche. Le opere più recenti, dai primi anni Duemila ad oggi, sono composizioni che rinnovano la riflessione sul medium pittorico riconducendola ad un maggior grado di rigore ed essenzialità, a un forte senso della simmetria, delle proporzioni e dell’ordine visivo, a una ricerca di cromie e variazioni di luce, a effetti visivi quasi optical mentre ad attenta osservazione si noteranno giochi di differenze infinitesimali, di sottigliezze inframinces, in un’incessante tensione verso un dinamismo universale. Un piccolo, ma significativo, innesto è rappresentato dal piccolo paesaggio ispirato ai panorami rarefatti e silenziosi di Giorgio Morandi, a cui, nello stesso periodo, il Museo Novecento dedica una monografica.
Esiti lusinghieri che da qualche anno fanno vivere a Riccardo Guarneri un’accensione tensiva e artistica capace di rifornirlo di linfa immaginativa, lo hanno condotto ad affrontare la sfida di Campo Aperto. Dopo gli scatti sull’elemento naturale di Luciana Majoni e le indagini sulla visione di Francesco Carone, adesso per l’appunto è la volta di Riccardo Guarneri, che ha attraversato importanti cicli e stagioni della vita culturale e artistica di questo paese, si ritrova con la storia nell’opera, e viceversa, essendosi confrontato con le ricerche dell’astrattismo e dell’arte programmata, dell’informale e delle creazioni verbo-visuali e proponendosi infine come un pioniere -vera chiave di volta- della cosiddetta Pittura Analitica o Pittura-Pittura, secondo quanto scrisse e affermò il collega Filiberto Menna acuto interprtete e lettore dell’arte contemporanea. Nessun principio di piacere ha mostrato nel suo percorso Riccardo Guarneri, mantenendo invece apertura verso la complessità determinata dall’applicazione coerente di un metodo elementare fino alla ricerca di nuove possibilità di significanti quel particolare protocollo espressivo che è stato chiamato Pittura-Pittura. Certo Riccardo Guaneri ha costruito il senso del suo fare pittura, cosa mentale, è vero, innestata alla grammatica del rapporto con la superficie e il colore, declinando l’effetto visivo a dimensione ambiente attraverso la sequenza di una geometria ordinata di punti nevralgici, accensioni di colore che valgono come generatori di energia. Mi preme riportare talune sue affermazioni: “C’è sempre stata una specie di continuità dal mio quadro numero 1. Dal 1962 ad oggi in oltre 40 anni di attività mi riconosco interamente. Mantengo i miei interessi sulla texture, sulla luce, sulla pittura, sull’astrattismo”. E ancora:“Nella mia ricerca di pittore sono sopraggiunti incontri importanti: in particolare mi colpì una mostra di opere zen alla galleria la Strozzina di Palazzo Strozzi….Le opere esposte mi suggestionarono, mi indicarono altre possibilità. Spazi liberi dove non c’era nulla da afferrare, linee leggere, forme mobili e rarefatte, poesia dell’assenza, virtù del provvisorio: pensavo a quei quadri bianchi raffiguranti linee morbide ed essenziali, nei quali l’immaginario poteva dispiegarsi circolarmente, per corsi e ricorsi intorni ad un soggetto vuoto fatto di luce. Assenza di centro: mi sembrava venisse evocato uno stupore che non trovavo nel sistema della consueta metafisica occidentale, per la quale ogni luogo si sviluppa partendo dal proprio centro, ovvero dal punto dove si condensano i valori, che sia un dipinto o la struttura di una città. Immaginavo architetture ritagliate nell’aria, dove il vuoto tra uno spazio e l’altro assumeva una forma e un’autonoma simbologia, una propria celeste perfezione, una specie di pace luminosa, come in un giardino zen o come rileggo nelle Città invisibili di Calvino, almanacco di città dalle prospettive vaghe dall’indecifrabile disegno, palazzo di filigrana o di cristallo, reticoli di strade come nervature di foglia, come linee della mano“….”Volevo uscire per sempre da quel mondo di pittura scura e greve nel quale mi ero formato. Sceglievo la non-pesantezza. La leggerezza di Twombly e così pure la pittura dei romani mi convinse. Il colore di Dorazio aveva un valore più pregnante e decorativo rispetto alle mie scelte, ma la struttura dei suoi quadri era aperta, estendibile, senza centro, e la luce scaturiva da punti di colori, quasi molecole che si ordinavano in una specie di tessuto: quella ricerca mi indicava la possibilità di una texture che si espande, si diffonde per l’intera superficie del quadro, un centimetro ripetuto all’infinito per tutto il campo, verso una pittura tutta astratta senza riferimenti, senza valori ideologici. Pittura-pittura”. Resta che oggi il suo lavoro è un concentrato di colore e luminosità secondo una genealogia della luce e ogni opera è una parte di un’unica opera assoluta che interroga la pittura stessa, si fa memoria e tempo, ma anche soglia e confine di un’immagine che è respiro del mondo.
Riccardo Guarneri. Nato nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora, Riccardo Guarneri inizia a dipingere nel 1953, alternando la pittura all’attività musicale. Dopo una breve stagione informale, dal 1962 intraprende una ricerca fondata sul segno e sulla luce, intesi come principali oggetti di studio all’interno di un impianto geometrico minimale. Esordisce all’Aja nel 1960 con la prima mostra personale. Sei anni dopo partecipa alla Biennale di Venezia e alla mostra Weiss auf Weiss alla Kunstalle di Berna. Nel 1967 è invitato alla Biennale di Parigi nella sezione “Nuove Proposte”. Nel 1972 tiene la prima antologica al Westfalischer Kunstverein di Münster. Nel 1973 e nel 1986 partecipa alle Quadriennali di Roma e nel 1981 espone al Palazzo delle Esposizioni nella mostra Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980, che sarà ospitata anche alla Kunsthalle di Colonia nel 1997. Nel 2000 realizza il progetto per il mosaico di 24 mq della stazione Lucio Sestio della metropolitana di Roma. Nel 2004, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, si tiene la mostra antologica Contrappunto luce che viene accompagnata da un catalogo con saggi critici di Giovanna Uzzani e Maria Grazia Messina. Dalla metà degli anni 2000, nell’ambito di un rinnovato interesse critico sulla pittura analitica, partecipa a numerose mostre collettive, in Italia e all’estero, tra cui quelle presso la Galleria d’Arte Moderna di Udine, la galleria Mazzoleni Art di Londra, Palazzo della Gran Guardia di Verona, la Galleria Mazzoleni di Torino, Villa Contarini e Rocca di Umbertide. Negli stessi anni ha esposto in numerose mostre personali in Italia e all’estero. Nel 2007 partecipa a Pittura Analitica, anni ’70 al Palazzo della Permanente di Milano, l’anno successivo è tra gli artisti di Pittura Aniconica presso la Casa del Mantegna di Mantova e nel 2011 prende parte a Percorsi riscoperti dell’arte italiana – VAF-Stiftung 1947- 2010 al Mart di Trento e Rovereto. Nel 2017 torna alla Biennale di Venezia all’interno della mostra internazionale Viva Arte Viva a cura di Christine Macel. Nel 2016/2018 tiene personali a New York e Londra. Recentemente il Museo del Novecento di Milano ha inserito una sua opera nell’ambito della riorganizzazione del percorso museale. Nel 2019 gli viene assegnato il Premium International Florence Seven Stars-Grand Prix Absolute, al Belvedere del Plus Florence di Firenze, per il suo percorso artistico (presidente di Giuria il Prof. Carlo Franza). Alla carriera artistica ha affiancato quella di docente, insegnando pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia e Firenze. Guarneri è inoltre Accademico Emerito per l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Carlo Franza