7_Facade-Central-Pavilion2_Photo-by-Italo-Rondinella_Courtesy-of-La-Biennale-di-Venezia-696x464Il viaggio di Leonor Antunes(Lisbona 1972) attraverso le staxleonor-antunes-1.600x0.jpeg.pagespeed.ic.IPLwcnSO-rnze del proprio personale museo modernista prosegue da anni con instancabile coerenza e senso di consapevolezza della contemporaneità. Leonor Antunes: a seam, a surface, a hinge, or a knot”, è questo il titolo del progetto espositivo del Padiglione Portoghese,  curato dall’ex direttore del Museu de Serralves di Porto João Ribas,  ed  ospitato all’interno di Palazzo Giustinian Lolin, sede della Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus.

L’artista portoghese realizza delle strutture che intendono rendere omaggio ad alcune importanti figure Leonor_Antunes_1dell’architettura e design veneziano quali Carlo Scarpa, Franco Albini, Franca Helg, Egle Trincanato e Angelo Masieri, “il punto di partenza della mostra è la significativa ricerca di Antunes sulle figure chiave della storia culturale di Venezia, come gli architetti e designer Carlo Scarpa, Franco Albini e Franca Helg, così come i lasciti di Savina Masieri e l’architettura di Egle Trincanato, entrambe attive nella città nel dopoguerra”, spiega la nota stampa ufficiale. La sua vocazione novecentesca si manifesta attraverso un lavoro per sottrazione che fa emergere tutte le potenzialità della forma in tre dimensioni: le sue sculture, che esprimono un amore per la manualità, hanno un carattere verticale e si servono della luce per modularsi ed inserirsi rispettosamente nell’ambiente che li ospita.
L’ottone, il cuoio e le pelli, le corde, i legni,  il nylon o il sughero, materiali da lei spesso utilizzati, presuppongono tecniche di lavorazione LA_0499_s_cropartigianali che riescono a sorprendere per la propria adeguatezza estetica, fortemente dichiarativa e che non sembra lasciare spazio ad incertezze. Leonor Antunes ritorna a Venezia dopo due anni,  l’artista portoghese infatti era  stata tra i protagonisti di Viva Arte Viva,  la mostra curata da Christine Macel per la 57.ma Mostra Internazhqdefaultionale d’Arte. In quella occasione, Antunes ha presentato un’instllazione di lunghi filamenti calanti dall’alto,  nella parte centrale del percorso dell’Arsenale. Nel 2018 invece ad Antunes è stata dedicata una monografica all’Hangar Bicocca di Milano, dal titolo The last days in Galliate: qui l’artista ha composto l’installazione che conferisce il titolo alla sua mostra attraverso un metodo basato sull’attenta misurazione di elementi architettonici e dettagli compositivi.

Ora la presenza nel Padiglione del Portogallo per la 58ma Biennale di Venezia sorprende ancor più sia  per aver  utilizzato  materiali tradizionali come corde, legni, sugheri e pelli che lavora attraverso tecniche tradizionali e artigianali,  e ancor più perché Antunes con le sue sculture reinterpreta la storia dell’arte, ma anche il design e l’architettura del ventesimo secolo.

Leonor Antunes (b.1972, Lisbon) lives and works in Berlin. Her recent solo exhibitions include: the last days in Galliate, Pirelli HangarBicocca (2018); a thousand realities from an original mark, Marian Goodman Gallery, London (2018); discrepancies with C.P., Museo Tamayo (2018); the frisson of the togetherness, Whitechapel Gallery (2017); a spiral staircase leads down the garden, SFMOMA (2016); the pliable plane, CAPC Musée D’art Contemporain de Bordeaux (2015); I Stand Like a Mirror Before You, New Museum (2015); a secluded and pleasant land in this land I wish to dwell, Pérez Art Museum (2014); the last days in Chimalistac, Kunsthalle Basel (2013). Her work has been presented in recent group exhibitions such as: And Berlin Will Always Need You, Martin-Gropius-Bau (2019); 12th Gwangju Biennale (2018); Space Shifters, Hayward Gallery (2018); the 57th Venice Biennale (2017); Machines à penser, Fondazione Prada (2017); Condemned to be Modern, Los Angeles Municipal Art Gallery (LAMAG) (2017); Slip of the Tongue, Punta della Dogana (2015); Sharjah Biennale 12 (2015); 8th Berlin Biennale (2014); Singapore Biennale (2011) among others.

Carlo Franza

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