e1c14072da60c9a1b20207ec294435902b02bc0f_1920_1280I due dipinti raffiguranti il Maestro cadorino fanno parte della raccolta degli Uffizi di Firenze – dove non erano esposti al pubblico – e sono stati ottenuti in prestito dalla Magnifica Comunità di Cadore per essere collocati nella quattrocentesca dimora del pittore(Casa Museo di Tiziano Vecellio- Pieve di Cadore- Belluno)  dal 28 luglio al 29 settembre 2019.

La mostra, intitolata Tiziano. L’enigma dell’autoritratto, proporrà ai visitatori due opere poco conosciute ma particolarmente interessanti per almeno due motivi: esse da un lato restituiscono un’immagine dell’artista classica e riconoscibile da tutti (sono filiazioni del celebre Autoritratto custodito a Berlino), dall’altro evocano una terza opera, il “ritratto cadorino”, di cui era in possesso il cugino del pittore, Tiziano Vecellio detto L’oratore, e di cui si sono perse le tracce.

93379-Ritratto_di_Tiziano_Vecellio_-_olio_su_carta_1_Più che una mostra il progetto espositivo Tiziano. L’enigma dell’autoritratto è un racconto che si compone di contributi e linguaggi diversi, snodandosi tra il Cadore e Firenze: fulcro di questa narrazione, in cui ci si  immergere da domenica 28 luglio a domenica 29 settembre nella casa – museo di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 1576) a Pieve di Cadore, Belluno, sono due opere che la Magnifica Comunità di Cadore ha ottenuto in prestito dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, un autoritratto che è sempre stato al centro dalla critica – e per questo misterioso – e un ritratto della scuola nordica. Il progetto, promosso dalla Magnifica Comunità di Cadore, rientra nelle azioni di riqualificazione e valorizzazione della casa natale di Tiziano Vecellio ed sostenuto dalla Fondazione Cariverona nell’ambito del progetto Itinerari in rete: per lo sviluppo di un turismo culturale in Cadore. È dedicato alla memoria di Lionello Puppi, autore di molti studi storico – artistici e, in particolare dell’Epistolario di Tiziano, e docente universitario, già componente del Consiglio scientifico della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, recentemente scomparso: il titolo Tiziano. L’enigma dell’autoritratto è infatti preso in prestito da un suo studio, apparso nel periodico StileArte nel 2007.

1531466658Obiettivo di Tiziano. L’enigma dell’autoritratto è “riportare” lo spirito di Tiziano a Pieve di Cadore: egli fu espressione di un contesto storico, di un territorio, di particolari dinamiche sociali e per questo la Magnifica Comunità di Cadore intende raccontarlo a tutto tondo, mostrando attraverso i ritratti il suo aspetto così come è maggiormente riconosciuto (in età avanzata, con la tavolozza in mano; le due opere degli Uffizi sono filiazioni del celebre Autoritratto custodito al Staatliche Museum di Berlino), portando i visitatori nella casa in cui nacque, crebbe e che frequentò per tutta la vita ed esponendo documenti storici originali solitamente conservati nell’Archivio antico e nella Biblioteca Tizianesca attraverso i quali si cerca di ricostruire la storia delle due opere prestate dagli Uffizi e di un terzo autoritratto, detto “il ritratto cadorino” di cui era in possesso il cugino del pittore, Vecello, (e in seguito il figlio Tiziano Vecellio detto L’Oratore) e di cui oggi si sono perse le tracce. E’ a questa terza opera, di cui rimane solo la testimonianza storica, che il titolo del progetto fa riferimento.

9913_pieve-di-cadore-due-ritratti-riportano-il-volto-di-tiziano-vecellio-nella-sua-casa-nataleLa Magnifica Comunità di Cadore, – spiega Renzo Bortolot, presidente dell’ente – a partire dal 2017 ha intrapreso un percorso per realizzare una serie di focus di approfondimento delle vicende di Tiziano Vecellio e della sua bottega, direttamente connesse alla sua patria, il territorio dolomitico cadorino, oggi anche Patrimonio dell’Umanità. Anche questa nuova importante iniziativa rientra nel progetto di valorizzazione di opere meno note e strettamente legate al Maestro e al contesto cadorino, collocate nella dimora di famiglia, luogo storico, intensamente vissuto, nei secoli, dai protagonisti del celebre casato”.

Le opere. Il progetto offre l’opportunità di ammirare le due opere Ritratto di Tiziano (olio su carta incollata su tavola e Ritratto di Tiziano (olio su tela), che non erano visibili a Firenze (una si trovava nel Corridoio Vasariano, ora chiuso per restauro, e l’altra nel deposito del museo): nonostante il dibattito critico sia aperto, la qualità di entrambe è elevata ed emerge grazie al recente restauro, avvenuto nel 2007 per l’olio su tela e nel 2016 per l’olio su carta. In particolare, riguardo all’olio su tela, la critica fino all’Ottocento aveva ritenuto il dipinto di mano tizianesca mentre in seguito, anche a causa delle pessime condizioni di conservazione, aveva sollevato molti dubbi a riguardo. Autografa o copia, l’opera che ritrae il Maestro con la tavolozza in mano resta importante per la sua comprensione immediata. L’Autoritratto di Berlino ha costituito un modello – riconoscibile da tutti e facilmente divulgabile, è “quell’immagine” che si materializza nella mente di ognuno di noi quando viene nominato Tiziano, la sua icona.
Accanto a queste due opere, presenti fisicamente nella casa – museo di Tiziano, ve ne è idealmente anche una terza, quel “ritratto cadorino” riscoperto da Lionello Puppi nel 2007 e avvolto nel mistero, che non sarà visibile perché se ne sono perse le tracce ma sarà evocato dagli altri due e raccontato attraverso le fonti storiche della Magnifica Comunità di Cadore. Dalla fine del Cinquecento era presente a Pieve nella casa del cugino Vecello, al quale l’artista l’aveva consegnato, per poi passare di generazione in generazione ai suoi discendenti, in primis il figlio, il celebre Tiziano Vecellio detto L’oratore, nel testamento del quale se ne ritrova traccia (“tre quadri con li ritratti dal naturale delli qq.m Signori nostro Avo, Padre et del celeberrimo Signor Tiziano Vecellio Pittore”).

La sede. La casa natale di Tiziano si trova nel cuore di Pieve di Cadore e all’epoca della costruzione, nel Quattrocento, rappresentava la dimora tipica di una famiglia locale distinta, che annoverava, tra i suoi componenti, personaggi di prestigio: notai, mercanti di legname, incaricati della gestione della cosa pubblica. L’edificio odierno è composto da due piani in muratura, dalla planimetria irregolare, con ballatoi, scala esterna in legno e tetto a due falde con copertura a scàndole. Al pianterreno l’ampio locale con pavimento in legno a tronchetti ospita una raccolta di riproduzioni della collezione di disegni tizianeschi della Galleria degli Uffizi di Firenze e documentazione relativa al Pittore. Salita la ripida scala in legno, si accede al piano superiore, nelle cinque suggestive stanze dove probabilmente Tiziano trascorse l’infanzia e, successivamente – dopo il suo trasferimento a Venezia – soggiornò ogni volta che faceva ritorno in patria. Qui aleggia ancora lo spirito dell’artista: lo si percepisce nella cucina con il grande foghér (focolare), lo si avverte nelle due camere ma, soprattutto nell’intimità della stùa, foderata di legno e con il rustico soffitto a cassettoni. L’emozione di calcare le assi del pavimento malferme dal tempo o le pietre levigate della cucina che videro nascere e crescere il Genio dell’arte pittorica del Rinascimento, è un’esperienza straordinaria.

Il dibattito storico – artistico.È innegabile – spiega Matteo Da Deppo, responsabile Musei della Magnifica Comunità di Cadore – che la questione degli autoritratti tizianeschi, faccenda spinosa e complessa, non verrà dipanata con questa mostra, ma sicuramente essa potrà rappresentare una forte rievocazione del legame che il personaggio più importante del Cadore conservava verso la propria terra e della sua presenza che, nel corso della sua lunga esistenza, non venne mai meno. Sotto il profilo artistico, invece, la ricostruzione della storia dei due dipinti può confermare la prassi secondo la quale le derivazioni pittoriche e grafiche venivano eseguite in bottega e trattenute nello studio del Maestro quando ancora era in vita”.
Accanto a ciò, l’opportunità di esporre due ritratti attribuiti alla bottega o successivi, ma probabilmente creati attraverso la riproposizione di autoritratti del Maestro, rappresenta un’opportunità per proseguire il dibattito scientifico incentrato sull’importanza dell’autoritratto nell’arte del Cinquecento, in una sede storica come quella della casa natale che dona un’aura del tutto particolare alle opere.

Carlo Franza

 

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