Fabio Viale, scultore dell’espressione. Opere recenti dell’artista italiano nella Galleria Poggiali di Pietrasanta. Capolavori che raccontano il passato e il presente.
La Galleria Poggiali di Firenze e Milano – nella sede di Pietrasanta di Via Garibaldi 8, presenta la personale Black Fist di Fabio Viale, che si estende – sempre a Pietrasanta – nella sede della Galleria dell’Ex Fonderia Luigi Tommasi. Presente al Padiglione Venezia della Biennale 2019 con 13 monumentali opere in marmo e pigmenti, Fabio Viale (Cuneo, 1975) espone a Pietrasanta tre lavori appositamente concepiti per lo spazio della Project room di via Garibaldi 8, due dei quali realizzati per la prima volta: Kouros (alto circa 90 centimetri), l’epidermide di un busto in plastica torsione in marmo bianco con tatuaggi in inchiostro nero appartenenti al linguaggio della mafia russa appeso in parete come una traccia atavica e dismesso sorprendentemente dal piedistallo, e Black Fist (47x44x33 centimetri), una mano che indossa un guanto nero chiusa a pugno, realizzata in marmo nero con sorprendete minuziosa qualità nei dettagli della pelle nera e nelle pieghe anatomiche. Questo titolo riguarda il saluto e il simbolo. “Pugno nero” simbolo dipinto del pugno di potere. Il pugno alzato o il pugno chiuso è un simbolo di solidarietà e sostegno. È anche usato come saluto per esprimere unità, forza, sfida e resistenza.
Un pugno alzato fu usato come logo dagli Industrial Workers of the World (IWW) nel 1917. Tuttavia, fu reso popolare durante la guerra civile spagnola del 1936-1939, quando fu usato dalla fazione repubblicana come saluto, ed era noto come “saluto del Fronte popolare” o “saluto antifascista”. Successivamente il saluto si diffuse tra la sinistra e gli antifascisti in tutta Europa.
Il terzo lavoro, Torno subito (180x180x20 centimetri ciascuno) è invece un doppio acciaio specchiante accostato ad angolo retto su due pareti contigue, sul quale sono applicati circa dodici metà di aerei di carta sottilissimi in marmo bianco la cui riflessione genera l’illusione della loro interezza.
Con questi tre lavori Fabio Viale, il cui legame con la Versilia si rigenera costantemente a partire dalla selezione del marmo, dopo la vittoria del primo premio Henraux nel 2012, la mostra alla Galleria Poggiali nel 2015 e quella al Fortino di Forte dei Marmi del 2017, amplifica i più conosciuti temi della propria poetica: dall’allusione ideale della leggerezza del marmo con Torno Subito, alla qualità maniacalmente iperrealistica delle superfici delle sculture, sostenuta dallo spiazzamento percettivo, come in Black Fist, fino al filone dei tatuaggi con Kouros, nel quale la scultura compie il passaggio per il quale non vi è più un rapporto gerarchico tra l’opera ed il proprio piedistallo e si avvicina ad una dimensione così contemporanea, nella propria attualità, da far pensare alle pitture parietali delle grotte di Lascaux nel Paleolitico superiore.
A tale proposito, il video apparso su Instagram di Black Fist in via di ultimazione ha raccolto circa 22mila visualizzazioni in poche ore, non esaurendo il dibattito sulla liceità dei social, ma certificando di fatto la fascinazione per quest’opera demandando ancora all’arte il ruolo di generare stupore e creare connessioni inattese, ed all’artista la capacità di abbracciare la storia dell’espressione dell’uomo dai primordi ad oggi. Black Fist stesso, la cui lavorazione ha richiesto almeno cinque mesi, prosegue il filone delle opere realizzate in marmo nero come Orbitale, una camera d’aria annodata così strettamente da essere sul punto di esplodere, esposta per la prima volta nella personale a Monaco di Baviera al Glypthotek Museum nel 2018 ed adesso presso la sede della Galleria Poggiali dell’Ex Fonderia d’arte Luigi Tommasi.
Fabio Viale ha attraversato da sempre il tempo storico in senso inverso rispetto a quanti citano il passato con accademica nostalgia. Il Tempo storico e quello dell’arte sono per lui tempo presente, una stratificazione di memorie che lasciano emergere un sentimento di eternità incolmabile che tuttavia si riproduce ogni volta con l’apparizione-appropriazione di forme e proporzioni classiche: una statua intera, un busto, un frammento, come Door Release, il dito di Costantino realizzato con tatuaggi della mafia russa, anch’esso esposto nella sede dell’Ex Fonderia della Galleria.
L’artista piemontese si è sempre misurato con la realizzazione in marmo giocata sullo spiazzamento percettivo di cassette di legno o pneumatici inanellati restituendo una nuova visibilità alla realtà più vera del vero, dissimulando i materiali e strappandoli così alla loro natura di scarto (come il polistirolo) o alla loro consunzione, come le gomme ricoverate per terra dopo l’usura.
Carlo Franza