viaggio-italia-Jiři-Kolař                                                                                                                                                                    18 opere, enigmatiche e caleidoscopiche, che raccon308_jirikolar_biotano un immaginario Viaggio in Italia. È la mostra personale che la Futura Art Gallery di Pietrasanta dedica all’artista ceco Jiři Kolař,  aperta fino al 31 ottobre 2019.

Conosciuto principalmente come poeta, Kolař (1914 – 2002) approda alla “poesia evidente” come nuovo linguaggio espressivo in grado di rappresentare le emozioni più profonde attraverso l’uso di frammenti di immagini. Mette perciò a punto diverse tecniche di collage, utilizzando capolavori dell’arte di maestri come Pollaiolo, Botticelli, Bruegel, Vermeer, Klee e tanti altri.

L’immagine viene traslata, accartocciata, tagliata in frammenti, in1671_jk-196 strisce, in piccoli quadrati, viene distrutta perdendo il suo aspetto originario per essere poi ricreata. La tecnica, nel lavoro di Kolař è centrale ma non preponderante. L’opera non è una riproduzione ma una creazione, in cui si affiancano differenti immagini e contesti storici e di genere per dare vita a una visione simultanea e magica.3879079_orig

 

Jiři Kolař. Nato a Protivin (Boemia) il 24 settembre 1914, nel 1934 comincia a scrivere poesie e realizza dei collage influenzati dal Poetismo e dal Futurismo, che esporrà nella prima mostra personale al Mozarteum di Praga nel 1937.

Nel 1942, insieme ad altri artisti, fonda il Gruppo 42 (Skupina 42), che celebra “l’incanto della tecnica”.

Tra il 1959 ed il 1961, lavora alle sue Básně ticha (Poesie in silenzio) che rompono con la poesia verbale e spingono la decostruzione del poema già iniziata da Stephane Mallarmè nel suo Coup de dé e seguito da Guillaume Apollinaire nei suoi Calligrammi.

La sua creazione prende la forma di un collage realizzato con testi e immagini stampate.

Kolar è l’unico ad aver realizzato tre mostre personali al Guggenheim Museum di New York.

Muore a Praga nell’estate del 2002.

 

Carlo Franza

 

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