Il canadese Timothy Schmalz e l’orribile scultura, celebrativa dei migranti, posta in Vaticano accanto al colonnato del Bernini. Un’offesa all’arte contemporanea, alla bellezza e al sacro.
Mi sono detto che sull’argomento dovevo anch’io dir qualcosa, visto che in Vaticano dove pure esiste un Ministero della Cultura diretto dal Cardinale Gianfranco Ravasi, nei Seminari di Teologia della Chiesa Cattolica dove si formano i sacerdoti, e gli stessi preti sparsi in tutto il mondo, non hanno idea di cosa sia oggi l’arte contemporanea, intanto perché nessuno gliela insegna e poi perché questi non si adoperano affatto nel circondarsi di illustri consulenti e storici dell’arte contemporanea che possano non solo consigliarli ma addirittura erudirli in merito.
E’ di questi giorni la notizia che da domenica 29 settembre 2019, giorno di San Michele Arcangelo, in piazza San Pietro a Roma in Vaticano, accanto al Colonnato del Bernini, campeggia un nuovo monumento. No, non è né il Crocifisso, neppure Maria Santissima e neppure l’Arcangelo Michele. Si tratta del monumento agli “Angels Unwares – Angeli Inconsapevoli”, realizzata dallo scultore figurativo canadese Timothy Schmalz, contattato dal Sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Mons. Michael Czerny, fatto Cardinale nel Concistoro del 5 ottobre 2019.La scultura, inaugurata da papa Bergoglio nella Giornata Mondiale del Migrante, “raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici”, ha spiegato il Pontefice, “ho voluto questa opera artistica qui in Piazza San Pietro, affinché ricordi a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza”. A me pare rappresentare stucchevolmente “un avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa la trionferà”. Scultura stantia, rafferma.
L’opera, in bronzo e argilla, riprodotta a grandezza naturale, riproduce persone ammassate in piedi su una zattera, che a prua termina come una barca, e in mezzo a loro spiccano in alto le ali di un angelo “come a suggerire la presenza del sacro tra di loro”, come si legge su Vatican news. Ma a quale sacro si riferisce la testata vaticana? A islamici, cristiani, ebrei o atei?… Con Bergoglio ciò non ha più importanza per la Chiesa di oggi, in applicazione del Concilio Vaticano II: credenti o non credenti, tutti si salvano attraverso un non identificabile dio relativista come vogliono molti uomini di Chiesa. Ma non è qui il problema che intendo toccare, e cioè voi credete che Papa Bergoglio sappia come si svolge, si misura e si muove l’arte contemporanea, nonostante lui abbia scritto un libercolo sulla sua idea di arte? La stessa domanda la rivolgo al Cardinale Michael Czerny. Possibile che nessuno abbia suggerito a Papa Bergoglio e a questo cardinale che questa specie di arte immessa sulla piazza antistante la Basilica di San Pietro è banalissima e ormai fuori dai canoni del contemporaneo? E quindi non è arte? Una bruttura senza pari. Una scultura che non è scultura dell’oggi, e non celebra gli stili della contemporaneità. Questa non è arte, come non c’è arte -quella vera- neppure in quella sedicente via di edicole che portano alla Tomba di Tonino Bello ad Alessano, e che più di un sentiero della pace pare essere una via del deserto; chi l’ha commissionata deve tornare a scuola e studiare ancora molto, soprattutto estetica e storia dell’arte contemporanea, perchè quei sedicenti oggetti raccattati persino in palestina non valgono assolutamente come arte del terzo millennio.
E per tornare a quella scultura in Piazza San Pietro e rendere bene l’idea di quel che Papa Bergoglio voleva comunicare, si sarebbero potuti invitare gli scultori, Arnaldo Pomodoro- Milano, o il professor Nicola Salvatore (Accademia di Belle Arti di Brera-Milano) o Cecco Bonanotte- Roma che ha già realizzato la Porta di Ingresso dei Musei Vaticani, o ancora Jacopo Cardillo, detto Jago, che è uno degli scultori contemporanei più famosi, sebbene sia giovanissimo (classe 1987) e che ha già realizzato un busto in marmo di Papa Benedetto XVI.
Carlo Franza