Primo Levi scrittore e scultore. Una mostra alla GAM di Torino lo celebra e lo ricorda nel centenario della nascita.
In occasione del centenario della nascita di Primo Levi(1919-2019), testimone della Shoah, la GAM di Torino presenta con una mostra un aspetto poco conosciuto dello scrittore, quello di sensibile scultore. Testimone nel senso più profondo del termine, perché fu realmente capace di raccontare e di farlo in modo coinvolgente. Perciò opere come Se questo è un uomo (1947) e I sommersi e i salvati (1986) sono da considerarsi imprescindibili nelle biblioteche e nelle nostre coscienze contemporanee. Al centro c’è sempre l’idea che la cultura, intesa in senso coinvolgente, che ha a che fare tanto con la sensibilità della poesia che con la razionalità del pensiero libero, sia il primo antidoto al male in ogni sua forma, politica e non. Le testimonianze di Primo Levi. Primo Levi non fu solo testimone della Shoah, bensì anche scrittore e narratore di altri temi. Ma anche quando parla della sua passione per la chimica, della sua simpatia per la patafisica di Ionesco e Jarry, dei giochi matematici e di intelligenza, quell’idea di cultura e di primato dell’intelletto e dell’interiorità, la capacità di osservazione e di ascolto, non vengono mai a mancare. Il rapporto di Levi con i materiali, con la chimica, appunto, e la matematica, aveva infatti un personalissimo tono poetico, una visione quasi fiabesca del mondo e della conoscenza che, pur rispettandone sempre l’intrinseca razionalità scientifica, gli permise di trattare quelle materie come spunti e stimoli per la propria produzione di scrittore e narratore.
Alla GAM, un aspetto poco conosciuto di Primo Levi
Ma, oltre alla chimica e alla scrittura, Levi aveva anche un’altra passione, di queste, a suo modo, sorella, ossia costruiva piccole sculture con fili di rame e sono queste a popolare la mostra allestita presso la Wunderkammer della Gam di Torino. La mostra, visitabile fino al prossimo 26 gennaio 2020, è curata da Fabio Levi e Guido Gaglio ed è stata realizzata in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, che ha sede a Torino.
In esposizione, maschere, figure animali, racconti e bozzetti autografi e altro materiale. Le sculture sono delicatissime, minimali ma dall’intensa qualità poetica. Coccodrilli, rinoceronti, millepiedi e altri animali, anche fantastici, prendono forma dalla materia del rame e sono associate dai curatori a brevi frasi tratte dai testi di Levi e dai suoi racconti. Parole e figure narrano dell’amore per la natura e per la vita che caratterizzò sempre e in ogni forma l’opera di Primo Levi.
Primo Levi, scrittore e testimone delle deportazioni naziste, nonchè sopravvissuto ai lager hitleriani, nasce il 31 luglio 1919 a Torino. Di origini ebraiche, ha descritto in alcuni suoi libri le pratiche e le tradizioni tipiche del suo popolo e ha rievocato alcuni episodi che vedono al centro la sua famiglia. Nel 1921 nasce la sorella Anna Maria, cui resterà legatissimo per tutta la vita. Cagionevole di salute, fragile e sensibile, la sua infanzia è contrassegnata da una certa solitudine a cui mancano i tipici giochi condotti dai coetanei. Nel 1934 Primo Levi si iscrive al Ginnasio – Liceo D’Azeglio di Torino, istituto noto per aver ospitato docenti illustri e oppositori del fascismo come Augusto Monti, Franco Antonicelli, Umberto Cosmo, Zini Zini, Norberto Bobbio e molti altri. Si dimostra un eccellente studente, uno dei migliori, grazie alla sua mente lucida ed estremamente razionale. A questo si aggiunga, come poi dimostreranno i suoi libri, una fantasia fervida e una grande capacità immaginativa, tutte doti che gli permettono di brillare sia nella materie scientifiche che letterarie.
In prima Liceo, fra l’altro, ha per qualche mese come professore d’italiano nientemeno che Cesare Pavese. E’ comunque già evidente in Levi la predilezione per la chimica e la biologia, le materie del suo futuro professionale. Dopo il Liceo si iscrive alla Facoltà di Scienze alla locale Università (dove stringerà amicizie che dureranno tutta la vita); si laurea con lode nel 1941.
Un piccolo particolare macchia però quell’attestato, esso infatti riporta la dicitura “Primo Levi, di razza ebraica”. Levi al proposito commenta: “[…]le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo. Si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto Matteotti per intenderci); rimaneva da vederne quello sciocco“.
Nel 1942, per ragioni di lavoro, è costretto a trasferirsi a Milano. La guerra impazza in tutta Europa ma non solo: i nazisti hanno anche occupato il suolo italico. Inevitabile la reazione della popolazione italiana. Lo stesso Levi ne è coinvolto. Nel 1943 si rifugia sulle montagne sopra Aosta, unendosi ad altri partigiani, venendo però quasi subito catturato dalla milizia fascista. Un anno dopo si ritrova internato nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente deportato ad Auschwitz.
Questa orribile esperienza è raccontata con dovizia di particolari, ma anche con un grandissimo senso di umanità e di altezza morale, nonché di piena dignità, nel romanzo-testimonianza, “Se questo è un uomo” pubblicato nel 1947, imperituro documento delle violenze naziste, scritto da un uomo di limpida e cristallina personalità. In un’intervista concessa poco dopo la pubblicazione (e spesso integrata al romanzo), Primo Levi afferma di essere disposto a perdonare i suoi aguzzini e di non provare rancore nei confronti dei nazisti. Ciò che gli importa, dice, è solo rendere una testimonianza diretta, allo scopo di fornire un contributo personale affinchè si eviti il ripetersi di tali e tanti orrori. Viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell’arrivo dei Russi al campo di Buna-Monowitz, anche se il suo rimpatrio avverrà solo nell’ottobre successivo.
Nel 1963 Levi pubblica il suo secondo libro “La tregua”, cronache del ritorno a casa dopo la liberazione (il seguito del capolavoro “ Se questo è un uomo”, per il quale gli viene assegnato il premio Campiello. Altre opere da lui composte sono: una raccolta di racconti dal titolo “Storie naturali”, con il quale gli viene conferito il Premio Bagutta; una seconda raccolta di racconti, “Vizio di forma”, una nuova raccolta “Il sistema periodico”, con cui gli viene assegnato il Premio Prato per la Resistenza; una raccolta di poesie “L’osteria di Brema” e altri libri come “La chiave a stella”, “La ricerca delle radici”, “Antologia personale” e “Se non ora quando”, con il quale vince per la seconda volta il Premio Campiello. Infine scrive nel 1986 un altro testo assai ispirato dall’emblematico titolo “I Sommersi e i Salvati”. Primo Levi muore suicida l’11 aprile 1987, probabilmente lacerato dalle strazianti esperienze vissute e dal quel sottile senso di colpa che talvolta, assurdamente, si ingenera negli ebrei scampati all’Olocausto: di essere cioè “colpevoli” di essere sopravvissuti.
Bibliografia essenziale di Primo Levi
- La tregua
- Se questo è un uomo
- Il fabbricante di specchi. Racconti e saggi
- Conversazioni e interviste 1963-1987
- Racconti: Storie naturali-Vizio di forma-Lilit
- Sistema periodico
- Se non ora, quando?
- I sommersi e i salvati
- La chiave a stella
- Ad ora incerta
- Vizio di forma
- L’altrui mestiere
- Lilit e altri racconti
- Storie naturali
Carlo Franza