rosailancio201812030102400Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957), uomo dalle travolgenti passioni, fu artista che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano. Nel centenario (1920) della prima personale fiorentina di Rosai, che lo impose all’attenzione del mondo dell’arte, la città di Montevarchi, nell’aretino, ha deciso di proporre un’ampia e del tutto originale retrospettiva dedicata al maestro toscano. A curarla è il collega professor Giovanni Faccenda, massimo esperto di Rosai e curatore del catalogo generale delle sue opere. La mostra riunisce, nella storica sede di Palazzo del Podestà, cinquanta opere di Rosai, per metà disegni e altrettanti oli. Tutti riferiti ad un momento preciso dell’artista: gli anni tra il 1919 e il 1932, il ventennio tra le due Grandi Guerre. Le opere provengono tutte da collezioni private, e il pubblico potrà ammirare tele notissime ma anche e questa è una delle peculiarità di questa mostra – opere del tutto inedite, emerse dalle ricerche che il prof. Faccenda continua a compiere nelle collezioni private e nelle case di chi, in Toscana ma non solo, ebbe rapporti con Rosai o con i suoi galleristi ed eredi.
b461592145bee729956a60c54537f833-413x505 «Una delle maggiori peculiarità di questa esposizione pubblica anticipa il professor Faccenda – deriva dalla riscoperta di una decina di capolavori assoluti di Rosai degli anni Venti e Trenta, tutti provenienti da una raccolta privata romana, presenti alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel 1932, e documentati nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere di coverOttone Rosai (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2018), da me curato. Accanto ad essi, le eccellenze più note di un periodo quello fra le due guerre (1918-1939) che rappresenta l’aristocrazia della pittura e del disegno di Rosai. Vi si aggiunga la volontà di superare una lettura esegetica ormai antiquata e limitata dell’opera di questo Maestro fra i maggiori del Novecento, sovente priva dei necessari riferimenti culturali che vi si debbono cogliere (Dostoevskij, Campana e Palazzeschi, fra gli altri) e di una riflessione filosofica che tenga conto delle affinità con il pensiero di Schopenhauer e il pessimismo cosmico di Leopardi.» Quando il Prof. Faccenda ci ha proposto di realizzare la mostra, e introdotto nella storia complessa e particolare di questo maestro dell’arte del 900 spiega Silvia Chiassai Martini Sindaco di Montevarchi – siamo rimasti catturati dalla delicatezza e dalla grande espressione di umanità che emerge dalle sue opere. Abbiamo pensato che ospitare una esposizione dei suoi capolavori nel nostro Palazzo del Podestà, in un luogo tornato alla sua antica bellezza, fosse un’opportunità culturale che dovevamo cogliere e accettare per offrire ai visitatori una mostra unica.

Carlo Franza

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