vanni-cuoghi-680x102489738657_1048186568884579_3887779869336395956_nTesti e scritti fondamentali ci hanno detto  che “L’arte ci salverà!”, che la bellezza ci salverà. Quando poi  ci troviamo -come in questi giorni- dinanzi a drammatici eventi pandemici, le certezze cadono, l’ansia e le paure aumentano, e anche l’arte diventa una sorta di riscontro diaristico del dramma che avvolge il mondo. E anche se non ci ha salvato, l’arte è stata un saldo puntello  nei secoli. L’arte certo diventa testimone fedele, una grande narratrice. Anche gli artisti contemporanei – da Gaetano Grillo a Marisa Settembrini, da Vanni Cuoghi a Stefano Pizzi- intervengono oggi con loro scritti, con loro idee, con le loro opere, a segnare e a disegnare l’evento tragico del millennio, il coronavirus. E’ il caso dell’artista di chiara fama  Vanni Cuoghi, artista conosciuto per i suoi Monolocali ma anche per opere di grandi dimensioni e per i suoi acquerelli su scatole di psicofarmaci. L’opera di Cuoghi è estremamente accurata e attenta al particolare, non trascura neanche il più piccolo dei dettagli, riservando all’esperto osservatore sempre nuove sorprese. Gli argomenti che ha toccato nel corso della sua ricerca sono i più diversi e più o meno attuali ma sempre affascinanti.

E oggi, qual è la novità? In questi giorni, Vanni Cuoghi ha pubblicato  su Facebook  e su Instagram una serie di immagini in formato cartolina 10×15 centimetri, una sorta di storytelling a puntate con la tecnica dell’acquerello, per narrare ciò che sta accadendo nel mondo a causa del COVID-19, meglio conosciuto come Coronavirus. Un parlare  e un disegnare su un tema tragico e  storico, un modo forse per reagire, forse in modo anche scaramantico. Ma anche un porgere una riflessione acuta a tutti, soprattutto ai giovani. Un modo chiaro  per indirizzare l’arte  verso temi ossessivi e altamente storici, in linea con la politica, la sociologia,  la cronaca e la narrazione, come anche  essere testimonianza dell’attualità nel ventunesimo secolo.

vanni-cuoghi-1-e1583775239854-1068x773E così, in questi tempi di Coronavirus  vediamo e notiamo che  i social  a tambur battente ci informano di come stia evolvendo la situazione in Italia, in Europa e nel mondo. Alla base l’appello a rimanere a casa, a non uscire per quindici giorni, a collaborare insieme per fermare questo mostro di virus. Vanni Cuoghi  ci mostra questi acquerelli, questi appunti, queste opere cartacee  che tracciano la storia giornaliera del morbo che ammorba il nostro paese, del muco che si insinua nei polmoni toglienda aria ad essi, e portare alla morte. Cuoghi  racconta il morbo “dilagante” e lo fa anche con una certa carica di provocazione, immettendo queste opere nei nostri computer e smartphone per stupirci e allettarci, per renderci consapevoli e anche per creare un contatto virtuale e sicuro che dia continuità all’arte. Sappiamo che non sarà l’arte a salvarci, però  cattura la nostra attenzione in  queste tragiche ore. E così, ecco la prima scena di Vanni Cuoghi, l’opera che ha per titolo  “Dilagante”, come metafora del luogo e del momento in cui tutto è iniziato e che ci fa comprendere che la Cina sia stato solo uno sfortunato e casuale punto di partenza.  E badate, che usando un simbolo della malasorte tra i più diffusi nelle credenze popolari, il povero e incolpevole gatto nero, ci fa capire che questa pandemia virulenta e pericolosa non è né cinese né italiana. Ma è reale e richiede enorme  attenzione e  sufficiente responsabilità da parte di tutti perché appunto “Dilagante”, per non piangere sulla vernice rossa già versata.

Carlo Franza

 

 

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