1582123807646.jpg--roma__eccezionale_scoperta_archeologica__forse_trovata_la_tomba_di_romoloSembrerebbe essere il sepolcro di Romolo, fondatore di Roma, è stato alfonsina-russo-nuovo-direttore-del-parco-archeologico-del-colosseo-1280x720scoperto nel Foro Romano. Notizia che ha fatto il giro degli studiosi, dei ricercatori e del mondo. A distanza di circa un anno dall’avvio degli studi sulla documentazione prodotta da Giacomo Boni all’inizio del ‘900, che aveva consentito di ipotizzare la presenza nel Foro Romano, a pochi metri dal Lapis Niger e dal Comizio, di un heroon dedicato al fondatore della città di Roma, le indagini archeologiche programmate dal Parco archeologico del Colosseo hanno portato ad una scoperta eccezionale: è infatti riemerso accanto al complesso della Curia-Comizio un ambiente sotterraneo con all’interno un sarcofago in tufo di circa m 1,40 metri di lunghezza, associato ad un elemento circolare, probabilmente un altare. Il sarcofago è stato scavato nel tufo del Campidoglio e dovrebbe pertanto rimmagine-1-e1581946821647isalire al VI sec. a.C.

Il contesto ubicato al di sotto della scalinata di accesso alla Curia, realizzata negli anni ’30 del secolo scorso da Alfonso Bartoli, risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto post rostra-tribune comiziali- (dietro i Rostra repubblicani) dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo (secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI). Non è un caso che in asse con l’ambiente sotterraneo si trovi il Lapis Niger, la pietra nera indicata come luogo funesto perché correlato alla morte di Romolo.sepolcro-romolo

Svelati a Roma i risultati dell’eccezionale scoperta nel Parco Archeologico del Colosseo dove è riemerso, in occasione dei lavori di restauro del complesso della Curia-Comizio, un ambiente sotterraneo con all’interno una cassa in tufo di circa m 1,40 di lunghezza, associato ad un elemento circolare, probabilmente un altare. La cassa è stata scavata nel tufo del Campidoglio e dovrebbe risalire al VI sec. a.C.

“Il sarcofago – afferma il direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo ( archeologa, collega e mia conterranea, salentina del Capo di Leuca) – risulta evidentemente preservato per il suo stesso significato simbolico dalla sovrastante Curia e coincide con quello che le fonti tramandano essere il punto dietro i ‘Rostra repubblicani’ dove si colloca il luogo stesso della sepoltura di Romolo secondo la lettura di un passo di Varrone da parte degli Scoliasti di Orazio, Epod. XVI”

Un sarcofago di tufo lungo 1 metro e 40, legato al culto di Romolo, ma vuoto, senza i resti del leggendario fondatore di Roma. Perché la “scoperta eccezionale” al Foro romano nella Capitale non è la tomba di Romolo, ma un cenotafio, monumento sepolcrale privo dei resti mortali della persona in onore della quale è stato eretto. Che potrebbe essere aperta al pubblico molto presto , forse  tra 2 anni. “Emozionata e contenta” si definisce Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, che rivendica il lavoro di squadra e dell’archeologa Patrizia Fortini “che scava da anni, è suo il merito” sottolinea.    “Non era per nulla scontato questo ritrovamento del vano ipogeo” ha spiegato ai giornalisti, italiani e numerosi stranieri, in visita al nuovo scavo che si trova sotto la Curia Iulia, l’antica sede del Senato romano.

1280px-Archaeology.rome_.arp_Sarcofago. “Il sarcofago naturalmente l’abbiamorilievo-laser-scanner-delle-strutture-del-portico-della-curia-iulia-riemerse-dopo-lo-smontaggio-della-scala-del-bartoli_790f6bc0_800x380 trovato vuoto – ribadisce – perché anche se gli antichi romani la consideravano tomba di Romolo in realtà non si tratta della sua tomba ma di un cenotafio, un luogo della memoria dove si celebrava il culto di Romolo. Questo rinvenimento consentirà di dare nuova luce alla storia di Roma, una tappa fondamentale nei futuri percorsi di visita del Foro Romano. Lo scavo archeologico riprenderà a fine aprile e penso ci saranno nuove sorprese – ipotizza – in quanto è evidente sul lato occidentale del vano una sezione stratigrafica intatta”.    Alfonsina Russo tiene a sottolineare l’importanza del lavoro di Giacomo Boni, archeologo veneziano che nel 1898 venne chiamato a dirigere gli scavi al Foro romano e al quale si devono importanti scoperte nel Foro, come il Niger Lapis e il Comizio.    “Fu il primo a portare avanti un progetto sistematico di scavo e valorizzazione dell’area archeologica centrale – spiega la direttrice del Parco archeologico del Colosseo – e nel 1899 individuò, a pochi metri dal Lapis Niger e dal Comizio, presso il portico d’ingresso della Curia Iulia, una cassa o vasca in tufo e un tronco di cilindro, come lui stesso brevemente descrive nella rivista”. Una descrizione, quella di Boni, alla quale non accompagnò però alcuna interpretazione. “A questo rinvenimento Boni non attribuì una particolare importanza tanto che se ne perse la memoria e l’esatta ubicazione” racconta Russo. C’è stato il rischio quindi, continua ancora la direttrice, che quanto scavato da Boni “potesse essere andato distrutto, considerato che negli anni ’30 del 1900 al di sopra del rinvenimento di Boni era stata realizzata una monumentale scalinata di accesso costruita da Alfonso Bartoli, che demolita la chiesa di Sant’Adriano, durante i lavori di restauro condotti tra il 1930 e il 1939, rimise in luce le strutture della Curia di età romana”. Quindi, “a 120 anni di distanza gli archeologi del Parco Archeologico del Colosseo, in particolare Patrizia Fortini, ristudiando la documentazione di scavo di Giacomo Boni, hanno intuito l’importanza del rinvenimento”. larea-del-comizio-ai-piedi-della-curia-iulia-cosi-come-appariva-prima-delle-ultime-indagini-nel-2009_2abe1e1c_800x264

Romolo.   Ci si chiede, perché si pensa al culto di Romolo?  Dice Alfonsina Russo:“Allo stato attuale possiamo affermare che il sarcofago e l’elemento cilindrico collocati sul piano di calpestio del piano ipogeo sono in quota, e, dunque, probabilmente in fase con i rostri (tribune nel Foro dalle quali i magistrati tenevano le orazioni) della fine del VI secolo a.C – mette in evidenza la direttrice del Parco archeologico – alcuni scrittori antichi menzionano il Lapis Niger come luogo da correlare alla morte di Romolo, oltre che luogo di sepoltura di due altri personaggi emblematici: Faustolo, padre adottivo di Romolo e Remo e Osto Ostilio, nonno del re latino Tullio Ostilio, (673-641 a.C.), tutte figure fortemente correlate alle origini di Roma. Tra tutte le fonti – prosegue – un rilievo particolare assumono gli scoliasti di Orazio che riportano un’affermazione di Varrone, secondo il quale Romolo sarebbe stato sepolto dietro ai rostri, proprio nella stessa posizione in cui è stata rinvenuta la camera ipogea appena ritrovata”. Quindi, aggiunge ancora : “L’ubicazione del rinvenimento raffrontato con questa fonte letteraria rende del tutto verosimile che possa trattarsi di quella che gli antichi romani consideravano la Tomba di Romolo, non il luogo di sepoltura poiché secondo alcuni autori antichi i senatori riuniti avrebbero ucciso Romolo e smembrato il suo corpo, mentre altre tradizioni, vedi Livio e Plutarco, narrano della sua assunzione in cielo come dio Quirino. Si tratterebbe dunque – ripete Russo – di un monumento funerario realizzato, in un periodo successivo alla morte di Romolo, per celebrarne il culto e la memoria”.   Ora  dopo  questa eccezionale nuova scoperta, entro due anni l’obiettivo del Parco Archeologico del Colosseo- diretto per l’appunto dall’amica e studiosa Alfonsina Russo-,  è di creare un nuovo percorso che unisca il Lapis Niger e il Comizio al Cenotafio ritrovato e alla Curia Iulia. Un  prezioso percorso sulle orme di Romolo.

Carlo Franza

 

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