Francesco Correggia porta l’arte sul filo della scrittura con Try this lens. Alla Galleria Antonio Battaglia a Milano vive l’effetto della parola totale.
La Galleria Antonio Battaglia di Milano da sempre attenta a traiettorie artistiche su più fronti, ma partecipative su orizzonti tra avanguardia e ricerca, ci lascia leggere una nuova mostra che presenta le opere di Francesco Correggia, già docente all’Accademia di Brera, dal titolo “Try this lens” (Prova questo obbiettivo) che puntualizzano il lavoro e la produzione piùrecente dell’artista. Conoscevo da tempo il lavoro che Correggia ha maturato nell’ambito della poesia visiva, nella scrittura, che mai pura, costruttiva, razionale, viceversa si leggeva in un amalgama di materie e colori, facendo affiorare una costruzione visiva che diventava architettura spaziale dove l’eco figurale del paesaggio si muoveva in una tensione poetica in cui l’effetto “parola totale” consumava a freddo l’illusione scenografica, sottoponendo chi guardava e ogni spettatore a rintracciare percorsi di senso.
E infatti per legare e dare una leggibilità completa del percorso artistico di Francesco Correggia all’interno delle problematiche relative alla pittura scrittura sono presenti in mostra alcune opere degli anni Settanta / Ottanta nell’intento di attraversare lo sviluppo della sua ricerca artistica, visiva ed estetica. Il rapporto fra testo, pittura e scrittura, o meglio la contaminazione tra espressioni artistiche meglio definite “verbovisualità” è segno di esibizione/riflessione, happening che rimanda al clima neodadaista di Fluxus; ciò è sempre stato fondamentale nell’opera dell’artista come anche l’importanza di una filosofia di fondo che avvolge la costruzione dell’opera pittorica. Ecco la lievitazione del segno e della materia, della parola e dell’immagine, dell’elaborazione formale e concettuale, tutte occasioni evidente nell’opera complessa di Correggia. La verbovisualità, la poesia visiva, la poesia visuale, dove il corpo del testo poetico e filosofico si polarizza nel magma della pittura sconvolgendo gli sguardi tradizionali e la visione della natura significante. Francesco Correggia sconfina in territori dove la dimensione teorica e iconica si congiungono, operando quella visione fra parola e paesaggio, testo e immagine, numeri e spazio, proposizione ed evocazione pittorica. E procedendo verso questa mescolanza e combinazione, Correggia addita e ritrova anche una parte della storia della pittura, con la sua deriva romantica ancora inesplorata o parzialmente osservata, da Turner a Cézanne. L’occhio, gli sguardi, spesse volte sorvolano sui dettagli e si fermano sulle apparenze, volgendo verso una visione generalista, presi noi tutti, come siamo, dalla frettolosità nell’osservare la realtà. Leggere nel cuore delle cose comporta riflessione, e avere una visione chiara del mondo e delle cose comporta un approccio filosofico forte, per osservare il mondo con occhi nuovi e fanciulleschi come direbbe il poeta Giovanni Pascoli, o ricercare quella verità di cui parlava anche Jacques Derrida. E’ così che Correggia conduce gli sguardi a rintracciare nuovi percorsi di senso, per cui ecco frasi che scorrono sul fondale dell’opera, sul confine, o anche come orizzonte, fra lacerti di materia e colore che grondano in una tensione poetica palpabile e universale.
Francesco Correggia (Catanzaro, 1950), vive e lavora a Milano dalla fine degli anni Settanta. Ha svolto un’importante attività didattica e teorica come docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha scritto diversi libri sulle teorie dell’arte sempre attento alle continue mutazioni sociali. Numerosi cataloghi e monografie sono dedicati al suo lavoro.
Carlo Franza