Esterno Museo _2605Longiano è un comune italiano di 7.189 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. allest1Si trova a circa 12 km da Cesena. Il centro storico è situato sulle prime colline romagnole, a ridosso della riviera. Si fregia del titolo di Bandiera arancione del Touring Club Italiano. E’ qui a Longiano che esiste il Museo della Ghisa.  Per capirne qualcosa occorrerebbe farsi delle passeggiate e soprattutto osservare.Perché la storia dell’illuminazione italiana passa attraverso la  ghisa, ovvero quei bellissimi lampioni che con la luce hanno fatto  compagnia a tante nostre serate, in riva al mare, in città italiane ed estere, ecc. D’altronde cos’è che rende Parigi inconfondibile? La lingua no, la dimensione e i quartieri della città no…; la differenza la fanno quei piccoli particolari, resi unici dal lavoro delle mani di piccoli artigiani, artisti ignoti e amanti del lavoro ben fatto, che hanno creato l’immagine condivisa di questa città. Alludo ai pali e ai lampioni di ghisa. Me ne vengono a memoria taluni presenti ancora oggi  su Piazza Indipendenza a Firenze, dove spesso sosto, li osservo, li studio e li storicizzo. Bellissimi. Credetemi, sono e contano di più le passeggiate sotto i lampioni in ghisa che i trascorsi  di un parco divertimenti.

E se lo stemma della capitale francese contiene le  parole “Fluctuat, nec mergituri” che sta per “Naviga, non affonda” che sta per  (Fluctuat, nec mergituri), quando attraversate  il centro di Parigi guardatevi attorno  e vedrete che  certi particolari di ghisa che affollano molte strade, piazze, e angoli non sono portati al naufragio. Anche se oggi l’architettura e l’arredo urbano sembrano Fondazione-Neri-3593846648essere lontani dal lavoro tipico della fonderia, ancora ne ammiriamo il romanticismo e la cura del dettaglio. È però l’ornato classico, la nascita e la diffusione delle scoperte dell’archeologia che cambiano il gusto a metà Ottocento e portano le maggiori città europee a gareggiare nelle forme con l’antico, imitandone decorazioni, ma con un occhio alle tecnologie che nel frattempo si erano evolute. Insieme alla diffusione dell’illuminazione pubblica, la ghisa ha occupato  le strade per concedere alla notte di essere abitata. E’ nata  così la vita notturna, sconosciuta per millenni agli essere umani. image

Esiste in Romagna, a Longiano per la precisione, un museo che racconta questa straordinaria stagione, sia dal punto di vista tecnico che estetico, della bellezza dello spazio pubblico, fondando un’azienda che oggi opera in più di 100 paesi del mondo. Oggi che continua a fare lavoro di ricerca sia sul passato che sul presente delle fonderie. E che è ovviamente una fondazione privata, legata alla ditta Neri, che ovviamente si occupa di arredo urbano. Il fondatore, Domenico Neri, era artista e scultore, che mise la sua arte al servizio il cuore della produzione ruota intorno alla ricerca e sviluppo, con laboratori all’avanguardia, ma un occhio sempre attento alle radici. Ecco quindi l’impegno della memoria e della consapevolezza con l’apertura del Museo italiano della Ghisa che occupa un ex capannone industriale, ma anche uno spazio all’aperto e Santa Maria delle Lacrime, chiesetta sconsacrata che ospita parte della collezione.

Nella scenografica chiesetta settecentesca di Santa Maria delle Lacrime, la Fondazione Neri – Museo Italiano della Ghisa  espone alcuni degli esemplari più significativi della sua collezione. Il visitatore viene immediatamente catturato dalla bellezza dei candelabri in ghisa insolitamente esaltati dal mattone a vista dell’edificio. In passato, tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, questi elementi erano destinati ad illuminare le nostre città; oggi sopravvivono per raccontare la storia di un materiale tanto affascinante quanto sconosciuto. Si segnalano i pezzi provenienti da centri italiani – come Torino, Bologna, image.jpgtttVigevano – ed europei come Dublino (due imponenti esemplari di fattura francese) e Vienna. Messina-Giardino-a-Mare-1-1024x629Il tema della luce, inoltre, si fonde piacevolmente con quello dell’acqua attraverso l’esposizione di un modello di fontana a colonna, di origine austriaca, e di splendidi mascheroni, a forma animale e antropomorfa, da cui in origine sgorgavano scintillanti getti d’acqua. La visita al Museo  si completa con una ricca collezione di picchiotti per porta e un interessante corredo fotografico relativo agli oggetti esposti: foto d’epoca e recenti, cartoline storiche, pagine di cataloghi che riprendono più elementi o singoli dettagli. In un ampio spazio industriale che conserva le tracce della produzione cui era destinato (ex impianto di verniciatura della Neri spa), si snoda il percorso espositivo costituito da una sessantina di lampioni realizzati da grandi fonderie ottocentesche e firmati, in alcuni casi, da rinomati artisti come Duilio Cambellotti e Ernesto Basile. A questi si aggiungono un centinaio di oggetti che abbellivano, con la loro funzionalità, i luoghi pubblici come le panchine, le fontane, un’ampia gamma di ringhiere e mensole, oltre a battenti per porta e scansaruote. A monte di una fusione di qualità stanno l’attività di progettazione (disegno) e di intaglio. Alla creazione del modello, che costituisce il primo stadio della lavorazione della ghisa è dedicata l’area di ingresso, mentre nella zona “più industriale” che si trova vicino alla sabbiatrice e alla catena di verniciatura viene spiegato il processo che precede la colata. Il museo che  ha sede nel comune di Longiano (FC), è stato inaugurato il 20 giugno 1998, ha sede nell’antica chiesa di Santa Maria delle Lacrime, edificio del 1772 realizzato su un preeMig1_2607sistente edificio di culto del 1506 che deve il suo nome alla presenza di un’immagine della Madonna che il 2 marzo del 1506 incominciò a trasudare liquido, suscitando la devozione popolare. L’immagine è oggi conservata al Museo di Arte Sacra (Oratorio San Giuseppe, Longiano). Il Museo è un centro di ricerca sull’arredo urbano, sullo studio delle sue forme e delle sue espressioni in 150 anni di storia. Oltre ad un vastissimo archivio di documenti inerenti la progettazione e la realizzazione dei modelli prodotti in Italia fra l’Ottocento e il Novecento, la1280px-Piazza_dell'Indipendenza_(Florence)_23 sede offre una raccolta di importanti reperti, notevoli per dimensioni e plasticità.
Lungo l’operosa via Emilia, nel pieno della Romagna industriale, si trova una delle più innovative esperienze italiane di museo d’impresa. A Longiano, paese delle colline cesenati, l’artista e scultore Domenico Neri fondò nel 1962 la Neri SpA, azienda specializzata in restauro, riproduzione e produzione di arredi urbani storici e contemporanei. Neri si è affermata nei suoi oltre 50 anni di attività come un leader a livello internazionale nel suo settore. L’attività del restauro è quella che sicuramente eleva, anche culturalmente, l’impresa rispetto al suo mercato di riferimento. Grazie alla lunga esperienza e alla quantità di materiale raccolto nel corso di anni di lavoro, nel 2005 nasce la Fondazione Neri, un centro di ricerca che parte dallo studio storico dell’arredo urbano e abbraccia l’urbanistica, il design, la tecnologia, l’architettura e molto altro. Lampioni, fontane, panchine, sono gli oggetti di indagine ma diventano anche uno strumento per capire la città e le sue trasformazioni nel corso del tempo, di cui gli elementi di arredo costituiscono un1280px-Piazza_dell'inipendenza_12 importante testimone. Durante i restauri la fondazione ha raccolto numerosi materiali: disegni, cataloghi, cartoline, testi e, naturalmente, gli arredi originali. Questi ultimi sono stati raccolti in una collezione unica al mondo, il Museo Italiano della Ghisa, suddiviso in due sedi estremamente diverse: un’antica chiesa sconsacrata nel centro storico di Longiano e un anonimo capannone di cemento, uno dei tanti lungo la via Emilia. Entrambi però si offrono come perfette scenografie per un viaggio immaginario nelle città italiane ed europee della Rivoluzione Industriale. Protagonisti sono quegli oggetti che ci rendono la vita in città più confortevole e sicura ma che, molto spesso, o  ignoriamo o evitiamo di conoscere a fondo. Nel Museo della Ghisa a questi oggetti viene restituito il loro valore: estetico, come espressioni dello stile e del gusto del tempo, e tecnologico, come prodotti di un’industria al tempo estremamente avanzata sia nei materiali che nel design. Nella chiesa settecentesca di Santa Maria delle Lacrime, situata nel bel borgo di Longiano, si trovano i pezzi più pregiati della collezione Neri, come i candelabri di Dublino e Bologna. La bacheca delle cartoline è il prodotto della ricerca scientifica della fondazione, che spesso va a caccia di questi souvenir per i suoi preziosissimi per i lavori di restauro. Se qui gli arredi, all’interno di un monumento storico, si esprimono più come opere d’arte, all’interno del capannone di pianura ritrovano anche una dimensione industriale grazie all’ambientazione e al percorso espositivo, che classifica i pezzi in mostra a seconda del loro produttore. Questo è anche un modo per tramandare la memoria di queste fonderie, sparse un po’ in tutta Italia e oggi in grandissima parte dimenticate. A proposito di industria, una vecchia sabbiatrice, degli stampi e un tavolo coi disegni raccontano il processo di riproduzione degli arredi originali. Tra le bellezze in ghisa spicca il grande palo progettato da Duilio Cambellotti per sostenere i fili della rete tranviaria di Roma, poi “riciclato” come lampione. Questa vera e propria opera d’arte è oggi un pezzo rarissimo, visibile solo qui oppure all’ingresso della Centrale Montemartini. Ma solo qui, essendo il palo smontato, è possibile ammirarne la ricchezza e la cura dei dettagli. Questa collezione unica, come detto, è il risultato dei tanti restauri effettuati dalla Neri in numerose città italiane ed europee. Dietro c’è un meticoloso lavoro di ricerca che va oltre il Museo della Ghisa e che comprende un’attività di censimento degli arredi storici esistenti a livello nazionale e internazionale, così come la creazione di una particolare biblioteca dedicata alla ghisa, alla metallurgia e all’arte industriale. Le attività e le ricerche vengono regolarmente pubblicate su “Arredo e Città”  la rivista semestrale della Fondazione Neri pubblicata in italiano e in inglese. Il Museo della Ghisa è un’originale iniziativa di museo d’impresa, realizzato da un’azienda che ha deciso di salvaguardare e diffondere i valori storici e culturali che sono alla base del proprio lavoro. Dal 2018 fa parte della rete di partner di Save Industrial Heritage.

Carlo Franza

 

 

 

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