Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri dell’Arte. La mostra nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.
Antichi manoscritti miniati, pagine e miniature ritagliate, provenienti dalle numerose istituzioni religiose italiane, trafugati e in seguito recuperati dal Nucleo Tutela del Patrimonio, celebrano il lavoro svolto negli anni dai Carabinieri dell’Arte, richiamando l’attenzione sulla fragilità estrema del nostro patrimonio storico artistico e sulla necessità della tutela e della corretta conservazione. La mostra nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, aperta fino al 4 ottobre 2020. Pagine preziose, documenti artistici di inestimabile valore, secoli di storia amanuense, glorie di monaci che hanno tramandato a noi la cultura del passato. Il percorso espositivo presenta una serie di “casi di studio” esemplari, che documentano i diversi metodi per ricostruire la storia di questi oggetti, spesso manomessi per favorirne il commercio illegale: grazie a indizi anche minimi, avvalendosi di competenze interdisciplinari, è possibile ricollegare questi oggetti dispersi al loro contesto fisico e geografico di appartenenza. Oltre a spiegare le caratteristiche peculiari di questi gruppi di codici rispetto al percorso della storia della miniatura, di ognuno si evidenziano le pagine recuperate e, se ve ne sono, quelle ancora da ricercare.
Un tesoro di sapere, arte e devozione, prima rubato e poi ritrovato: sono libri antichi e preziosi come il minuscolo Ufficio dei Morti appartenuto a Papa Leone X de’ Medici, i grandissimi corali, le pergamene finemente illustrate e decorate dai alcuni dei più grandi maestri del Medioevo e del Rinascimento. La mostra “Storie di pagine dipinte. Miniature recuperate dai Carabinieri” organizzata dalle Gallerie degli Uffizi comprende circa quaranta opere, recuperate dopo il furto da questo speciale comando dell’Arma. I manoscritti e le singole pagine miniate in mostra attraversano la grande stagione di produzione libraria dell’Italia centrale dal Duecento al Cinquecento: provengono da Castelfiorentino, Colle di Val d’Elsa, Firenze, Perugia e Pistoia, e le miniature sono opera di artisti importantissimi come il Maestro di Sant’Alessio in Bigiano, che malgrado sia ancora anonimo era a capo della bottega più attiva in Toscana nell’ultimo quarto del XIII secolo; Pacino di Buonaguida (uno dei primi e più dotati tra i seguaci di Giotto); fino ad Attavante degli Attavanti e Gherardo e Monte di Giovanni, illustratori di libri di fama internazionale ai tempi di Lorenzo il Magnifico.
La bellezza e il pregio delle opere esposte non è la sola attrazione di questa mostra: la sua spettacolarità sta nella storia dei furti e dei recuperi di cui è protagonista ogni volume, ogni singola pagina, ogni miniatura ritagliata. Tra queste i corali provenienti dal convento dei Minori Osservanti di San Lucchese a Poggibonsi, oggetto di ben due furti, negli anni Trenta del ‘900 e poi di nuovo nel 1982;gli oltre venti volumi dell’abbazia benedettina di Montemorcino in Umbria che, trasferiti nell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore ad Asciano, vennero rubati nel 1975; l’Ufficio dei Morti di Leone X de’ Medici, prezioso ed elegante come si conveniva a quel papa, raffinato intellettuale. La rassegna non esclude le opere sfregiate, le pagine da cui sono state ritagliate le miniature, i fogli strappati dai codici, ed è quindi un’occasione per pensare al furto di questi manufatti non solo come a una sottrazione di un bene comune, ma come una violenza che va dritta al cuore della nostra cultura e che attacca i testi, la nostra lingua, le pitture che la decoravano e la spiegavano.
La realizzazione della mostra è dovuta a colleghi Storici dell’Arte, specializzandi e dottorandi di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Firenze, sotto la guida della professoressa Sonia Chiodo, una dei massimi esperti della materia. Particolarmente in un campo complesso come lo studio dei volumi (codicologia) e delle loro decorazioni, è indispensabile che il lavoro anti crimine dei Carabinieri si avvalga di precise competenze specialistiche, come in questo caso: ogni miniatura o libro antico recuperato deve poter essere ricondotto al contesto di appartenenza, ed è in questo ambito che un drappello di giovani studiosi ha costruito l’esposizione di Palazzo Pitti. E la concretezza, l’importanza dei risultati da loro raggiunti non saranno legate soltanto all’occasione temporanea della mostra: il loro lavoro include infatti il censimento di tutte le mancanze in modo da mettere a disposizione della Banca Dati dei Carabinieri una messe di informazioni aggiornate, essenziali alle investigazioni in corso e a quelle future.
Così si è pronunciato il Gen. B. Roberto Riccardi Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale: “ Offrire il mio modesto contributo a quest’opera mi fa piacere per varie ragioni. La prima e più ovvia, legata alla mia appartenenza, è che la mostra organizzata dalla direzione degli Uffizi espone in un pregevole allestimento una significativa teoria di beni recuperati dai Carabinieri, segnatamente quelli della Tutela del Patrimonio Culturale che ho l’onore di dirigere. La seconda è che trovo l’iniziativa di grande interesse scientifico. L’esposizione approfondisce un ambito della nostra identità che non sempre trova la dovuta attenzione, se non da parte di un pubblico di appassionati e addetti ai lavori. Eppure la pittura ornamentale che decora manoscritti e libri antichi è un segmento prezioso e rilevante della cultura che ci ha generati. Ben lo sapeva Dante, che nel Canto XI del Purgatorio si rivolge così a Oderisi da Gubbio, considerato fra i massimi miniatori del suo tempo: “Non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?”. L’uomo si schermisce: “ridono di più” le carte del suo rivale, il maestro Franco Bolognese. Presenti nelle civiltà più remote del mondo allora conosciuto, i fogli miniati hanno accompagnato per secoli il cammino umano, aggraziato strumento documentale e narrativo. Fra un capolettera e una figura si è scritta la storia universale, il miniumche dà il nome ai nostri oggetti è stato il rosso di un’energia creativa in continuo movimento. Dunque non è un caso se il lavoro dei Carabinieri dell’Arte, dal Reparto operativo di via Anicia in Trastevere ai Nuclei ormai dislocati sull’intero territorio nazionale, si è sovente indirizzato al trafugamento delle pagine dipinte. Un compito arduo, proteso al recupero di un materiale difficile da tracciare, poiché elencato in modo frammentario, in casi più fortunati ben catalogato grazie alla diligenza di un priore particolarmente sensibile. Ne dà testimonianza la ricerca condotta dalla curatrice e dalla direttrice di questo interessante volume, le valenti esperte Sonia Chiodo e Simona Pasquinucci che, con la guida e la fiducia di un superiore di prestigio internazionale come Eike D. Schmidt, hanno ricostruito le vicende di tanti capolavori rubati, restituiti ai loro luoghi e proprietari a seguito delle indagini dell’Arma. È su quest’ultima frase che voglio soffermarmi. I luoghi che custodiscono i nostri tesori sono sparsi ovunque per il Bel Paese, tanto da far dire che è l’Italia intera il patrimonio da preservare. I proprietari siamo tutti noi, gli abitanti di un museo a cielo aperto che si snoda dall’Etna alle Dolomiti. Noi che sui beni originati dagli antenati vantiamo un concreto diritto di successione. Benché questa concezione sembri figlia del nostro tempo – è il famoso World Heritage appannaggio dell’Unesco: lo stesso termine per tradurre ‘eredità’ e ‘patrimonio’ – essa era già presente nel Medio Evo, se è vero che il generale Belisario, nella lettera che convinse Totila a non radere al suolo la Città Eterna dopo averla conquistata, scriveva: “L’inveire contro Roma dovrà parere dunque grande ingiuria agli uomini di ogni tempo, in quanto agli avi verrebbe tolto il ricordo della loro virtù e ai posteri lo spettacolo della loro opera”. Vale la pena inquadrare il contesto. Il re degli Ostrogoti nel dicembre 546 aveva espugnato la Capitale dopo undici anni di aspri combattimenti, riuscendo ad avere ragione di Belisario solo per via della carenza di soldati e risorse a sua disposizione. Poiché però nuove truppe bizantine si approssimavano da oriente per riprendere Roma, Totila ne minacciò la distruzione per costringerle a desistere, trattando le meraviglie dell’Urbe al pari di un ostaggio. Riparto da qui perché è sempre questo il campo su cui si gioca la partita, dal furto del Palladio agli scavi tecnologici dei moderni tombaroli. Considerare un’opera non per il suo valore artistico e storico ma per un tornaconto, o un potere di ricatto, è ancora oggi il pane che nutre i predoni dei beni culturali. Nel tempo il saccheggio ha assunto spesso i contorni di una profanazione, andando a spogliare le sedi più sacre per le genti, quelle del culto religioso. Neppure il monito del Cristo sulla croce, raffigurato nelle sculture e le pale d’altare che adornano le Chiese, è bastato a fermare i ladri, che – lo leggeremo nelle storie a seguire – si sono più volte impossessati di mirabili libri liturgici. Finché ci sarà chi attenta ai nostri valori, servirà qualcuno che s’incarichi di difenderli. Noi esistiamo dal 1969, quando si formò il primo Nucleo voluto per onorare l’articolo 9 della Costituzione: “(La Repubblica) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Esisteremo in futuro e saremo sempre più determinati a proteggere ciò che non può essere lasciato alle brame dei peggiori. È una promessa, se ne fossi capace la fermerei su di un foglio miniato”.
Ha come sottotitolo ‘Manoscritti e miniature recuperati dal Nucleo Tutela del Patrimonio di Firenze’ questa mostra a cura di Sonia Chiodo dove crimini recenti e storia antica si intrecciano. Al lavoro degli investigatori si somma infatti quello degli specialisti che riuniscono frammenti e pagine strappate ai volumi originali di appartenenza (spesso manomessi per favorirne il commercio illegale), che ritrovano l’esatta collocazione di un codice rubato, che ne ricostruiscono il contesto d’esecuzione e perfino lo ‘scriptorium’. Io stesso da Perito di Tribunali, in particolar modo a Milano, più d’una volta ho dovuto certificare l’originalità e il valore di quanto trafugato. Esposti antichi manoscritti miniati, pagine e miniature ritagliate provenienti dalle numerose istituzioni religiose italiane, trafugati e in seguito recuperati dai ‘Carabinieri dell’Arte’, una gloria tutta italiana.
Carlo Franza