De Agostini Picture Library VB002727Accanto ai capolavori di Leonardo da Vinci, di Raffaello, del Bramantino, di Bernardino Luini, di Sandro Botticelli eH246inf-1r_0 di molti altri artisti, sarà possibile ammirare un’interessante esposizione dedicata alla creatività femminile, originariamente allestita per l’edizione di Museocity / Museosegreto, ma mai aperta. La mostra, dal titolo “Autografi femminili dalle Collezioni dell’Ambrosiana” aperta  alla Biblioteca Ambrosiana di Milano  fino al 6 settembre 2020, propone una serie di documenti di quattro donne, quali Lucrezia Borgia, Virginia de Leyva, Gaetana Agnesi e Alda Merini, che si sono distinte, ciascuna nel loro campo d’indagine.

Il percorso si apre con la teca contenente i capelli di Lucrezia Borgia (1480-1519) e parte del carteggio inviato dalla stessa all’umanista veneto Pietro Bembo, tra il 1503 e il 1514, giunto in Ambrosiana nel 1609 con la collezione di Gian Vincenzo Pinelli, illustre bibliofilo del XVI secolo e prosegue con le lettere di suor Virginia de Leyva (1575-1650), nota per aver ispirato a Manzoni il personaggio di Suor Gertrude, la Monaca di Monza dei Promessi Sposi. Mentre sono ben conosciuti e documentati, anche attraverso le carte processuali, gli anni giovanili e le successive complesse vicende che la videro coinvolta, molto poco si sa sul periodo di prigionia, espiazione e preghiera trascorso presso la casa delle convertite di Santa Valeria. Di quegli anni, molto importanti sono le autografi-femminili-ambrosianalettere autografe indirizzate al Cardinale Federico Borromeo, conservate in Ambrosiana .

IMG_5507_0La rassegna continua con i fogli autografi di Gaetana Agnesi (Milano, 1718-1799) una delle più importanti matematiche di tutti i tempi, prima donna autrice di un libro di matematica e prima a ottenere una cattedra universitaria di matematica presso l’Università di Bologna e si chiude idealmente con alcuni fogli dattiloscritti donati dalla poetessa milanese Alda Merini (1931-2009)  al Cardinal Gianfranco Ravasi. Si tratta di poesie dedicate a Dante e ad alcuni importanti poeti italiani del Novecento, come Palazzeschi, Quasimodo e Padre David Maria Turoldo. Tutte riportano correzioni a penna, talvolta anche sostanziali, come nel caso del componimento su Palazzeschi, riscritto quasi in toto. Spicca inoltre un manoscritto, intitolato “Montale e io” che contiene le riflessioni della Merini riguardo al ruolo fondamentale svolto dall’opera di Montale per l’evoluzione della sua poesia e di cui trascriviamo alcuni dei brani più significativi.

Carlo Franza

 

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