Il sogno di Lady Florence Phillips. La Collezione della Johannesburg Art Gallery in mostra al Santa Maria della Scala di Siena.
Ilsogno di Lady Florence Phillips – La Collezione della Johannesburg Art Gallery, è la mostra promossa dal Comune di Siena, che presenta, fino al 10 gennaio 2021 al Santa Maria della Scala di Siena, la collezione di capolavori conservata permanentemente alla Galleria d’Arte di Johannesburg. Aperta al pubblico nel 1910, la Johannesburg Art Gallery è il principale museo d’arte del continente africano.
Una selezione di circa sessanta opere, tra olii, acquerelli e grafiche, ripercorre oltre un secolo di storia dell’arte internazionale, spaziando dai grandi artisti europei dell’Ottocento ai maestri (ben meno noti e per questo ancor più sorprendenti) della scena sudafricana del XX secolo: da Degas a Rossetti, da Corot a Boudin, da Courbet a Monet, da Signac a Van Gogh, da Picasso a Bacon, Lichtenstein e Warhol, Cézanne, Sisley, Matisse, Modigliani, Turner, Rodin, Moore, Derain, Pissarro, Corot, Sargent, fino a William Kentridge. Una serie inaspettata di capolavori che permettono di percorrere un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte del XIX e XX secolo, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti, fino al Sudafrica.
Ma la vera protagonista dell’esposizione è Lady Florence Phillips, la fondatrice del museo, figura straordinaria, tutta da scoprire. Lady Phillips era nata il 14 giugno 1863 a Cape Town. Suo padre, Albert Frederick Ortlepp, è un naturalista, ispettore dei territori di Colesberg. Nel 1885 Florence aveva sposato Lionel Phillips, figlio di mercanti della lower middle-class londinese, e con lui si era trasferita a Johannesburg. Nel 1892 Lionel era stato eletto presidente della Chamber of Mines, acquistando sempre più potere e perseguendo interessi politici che sfoceranno nel coinvolgimento personale nel “Jameson Raid”, il fallimentare tentativo britannico di sovvertire il governo sudafricano, allora ancora in mano ai boeri. Consegnatosi alla giustizia per chiedere la grazia, Phillips venne invece condannato a morte, ma dopo sei mesi di prigionia venne liberato e costretto all’esilio in Inghilterra. Florence, che fino ad allora aveva viaggiato molto, torna in quell’occasione accanto al marito e lo segue a Londra. È in questo periodo che Florence comincia ad appassionarsi all’arte, prima timidamente, poi con sempre maggior convinzione, cominciando a maturare la convinzione che l’arte possa essere utile, farsi strumento di aiuto sociale, in particolare per le fasce di popolazione più bisognose. Tornata a Johannesburg nel 1906, comincia a dare corpo al suo sogno di realizzare qualcosa di importante per il Sudafrica. Guidata da uno straordinario filantropismo, oltre che dalla volontà di dare visibilità e credibilità culturale al proprio paese d’origine, Lady Phillips immagina una galleria pubblica di livello internazionale, con sede a Johannesburg. Ma il contributo di Florence per il proprio paese non si ferma alla creazione del museo. Collezionista di manufatti africani, Lady Phillips si prodiga nella divulgazione e protezione delle tradizioni dei nativi. Florence morì il 23 agosto del 1940, nella tenuta di famiglia nel West Somerset. Le sembianze di questa donna straordinaria sopravvivono in alcune immagini fotografiche e, soprattutto, in alcuni splendidi dipinti. Uno di questi è la tela di Antonio Mancini, che ritrae Florence a 46 anni, da cui prenderà avvio il percorso della mostra.
Nei propositi espressi in occasione della fondazione del Museo, Lady Phillips sottolinea un importante scopo del suo progetto: “Noi possiamo sperare che in futuro cresca una Scuola d’Arte Sudafricana e che lo studio dei capolavori che siamo riusciti ad assicurare a questa galleria aiuti anche a incentivare gli artisti locali”. La valorizzazione dell’arte e della cultura sudafricane ha quindi un ruolo importante nelle finalità dell’Art Gallery.
Dopo un’introduzione alla figura di Lady Phillips, la mostra comincia il proprio percorso espositivo con la sezione dedicata all’Ottocento inglese, con opere del grande protagonista del romanticismo britannico Joseph Mallord William Turner, dei Preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais e di Sir Lawrence Alma-Tadema. Un nucleo di opere francesi della seconda metà dell’Ottocento sono le protagoniste della sezione successiva: in esposizione la veduta delle falesie normanne di Étretat di Gustave Courbet e opere di François Millet e Henri-Joseph Harpignie. Il percorso prosegue con la straordinaria novità del linguaggio impressionista delle opere di Monet, Sisley, Degas e Guillaumin e con alcuni protagonisti della scena postimpressionista. Notevole spazio ha in mostra il pointillisme grazie alla presenza di due capolavori di Paul Signac, un paesaggio di Lucien Pissarro e un importante lavoro di Henri Le Sidaner. Segnano, invece, il passaggio al XX secolo i disegni di due grandi scultori: Auguste Rodin e Aristide Maillol. In mostra, al rigore di André Derain fanno da contrappunto l’approccio già avanguardista di Ossip Zadkine e l’inconfondibile eleganza del segno di Amedeo Modigliani e dello sguardo di Henri Matisse. Quattro grafiche e una significativa Testa di Arlecchino a pastello raccontano la ricerca di Pablo Picasso. La collezione storica dedicata al secondo Novecento è testimoniata da un tormentato ritratto maschile di Francis Bacon, un intenso carboncino di Henry Moore, e due capolavori pop di Roy Lichtenstein e Andy Warhol. L’ultima sezione della mostra è dedicata all’arte africana e si chiude con tre splendide opere di William Kentridge, il più noto rappresentante dell’arte sudafricana nel mondo contemporaneo.
Fino al 10 gennaio 2021 è possibile, quindi, ammirare questa collezione di capolavori presso le sale espositive del Santa Maria della Scala a Siena, attraverso questa grande mostra che si preannuncia come uno degli eventi più significativi dell’intera stagione estiva. Mostra ricca per i contenuti, oltre 60 opere selezionate che attraversano due secoli e le loro più fervide idee e correnti, dall’Impressionismo agli artisti più rivoluzionari ed eclettici del Novecento che fanno luce sugli anni e gli stili e soprattutto la passione. Questa che determina l’opera dei grandi artisti esposti e quella di una donna che, per realizzare il sogno di dare a Johannesburg un museo che fosse anche di valore sociale, mette in campo agli inizi del ‘900 la sua filantropica passione. Così comincia la storia forte e travolgente che rende la Johannesburg Art Gallery tra le più particolari del mondo e che arriva a Siena con la sua parte migliore.
Ci sono poi i presupposti, che fanno godere appieno il significato anche della mostra. La collezione voluta da Lady Florence Phillips è stata infatti creata, come la galleria, anche grazie alla vendita dei gioielli della signora – tra cui un raro diamante azzurro dono del marito Sir Lionel Phillips, finanziere e magnate dell’industria mineraria – . Lady Florence si appoggiò all’esperto d’arte Sir Hugh Percy Lane che diventò direttore della galleria nel 1910. La selezione di opere, tra olii, acquerelli e grafiche, raccontano l’età vittoriana e la floridità anglosassone attraverso il forte lirismo di alcuni dipinti Preraffaelliti come Regina cordium, eterno capolavoro di Dante Gabriele Rossetti. L’Ottocento inglese prosegue con William Turner e due suoi paesaggi restituiti con un bellissimo acquerello e un’acquaforte. La grande sezione degli impressionisti francesi, acquistati quando non erano ancora in voga, si apre con le visioni naturali di Gustave Courbet, di Jean-François Millet e di Alfred Sisley. I paesaggi introducono le vibrazioni di luce della Primavera di Claude Monet, nota eccelsa dell’intera esposizione insieme a La Rochelle, dipinta nel 1886 dal rivoluzionario puntinista Paul Signac. Dal Postimpressionismo ai Nabis, dai simbolisti ai Fauves, un singhiozzo sincopato porta ai moderni; Study of Portrait of a man, piccolo olio di Francis Bacon, è un gioiello per lo spettatore che a fine mostra troverà ancora un’occasione per riflettere sulla intera rassegna qui articolata.
Carlo Franza