Una rara opportunità per scoprire, attraverso una visione trasversale e tematica, l’opera di Yves Klein, precursore di molte Arti. Nonostante la sua carriera si condensi in poco più di un decennio, è difficile farsi un’idea del lavoro di Klein attraverso porzioni parziali della sua produzione.  Una mostra ne esplora l’opera trasversalmente seguendo il filo della natura e del colore nel verde del Domaine des Etangs di Massignac, la tenuta della collezionista Garance Primat dove l’arte contemporanea incontra l’amore per l’ambiente. Si presenta come un viaggio attraverso fasi, tecniche, suggestioni e pensieri che hanno scandito il percorso di Klein, tenuti insieme da un comune denominatore: la ricerca “dell’assoluto attraverso il visibile”. Alla Laiterie, spazio espositivo circondato dal parco di sculture di Tomàs Saraceno, Lee Ufan e Wang Keping, ecco  opere chiave dell’artista francese come i Monocromi – secondo l’autore “la sola maniera fisica di dipingere che permetta di raggiungere l’assoluto spirituale” – e le Cosmogonie, frutto dell’interazione dei pigmenti con gli agenti atmosferici. Accanto a loro i Fuochi, i Rilievi planetari, la produzione audiovisiva e i pionieristici progetti per isole climatizzate galleggianti nell’aria, a metà strada tra l’utopia dell’Eden e l’entusiasmo per la conquista dello Spazio. “Sto per entrare nel più grande atelier del mondo”, pare abbia detto Klein prima di spegnersi a 34 anni il 6 giugno del 1962: “Non farò altro che opere immateriali”.

La tenuta di Domaine des Etangs di Massignac, scrigno d’arte contemporanea immerso in una natura lussureggiante di proprietà del collezionista Garance Primat, ospita, fino al 29 gennaio 2021, Yves Klein. Les éléments et le couleurs, a cura di Daniel Moquay e Philippe Siauve, rispettivamente Direttore e Responsabile degli Archivi dell’artista francese.  Un’originale rassegna che presenta il lavoro di Yves Klein (1928 – 1962) alla luce della sua peculiare concezione della natura e del cosmo che collega l’uomo alla terra e al cielo. Da Les Cosmogonies ai Feux, dai Feux Couleurs ai Monogolds, dai Monochromes a certe opere immateriali che presentano tracce di acqua, bruciature, impronte di corpi e vegetali, i quattro elementi – terra, acqua, aria e fuoco – si rivelano e si intersecano in molte delle sue opere. Antesignano della Land Art, dell’Arte Povera e dell’Arte Concettuale, con L’Architecture de l’air Klein visulizza l’utopia di costruire la città di domani “con i tre elementi classici, fuoco, aria e acqua” che “sarà finalmente flessibile, spirituale e intangibile”, esprimendo nel suo ultimo progetto la profonda sintonia con le antiche cosmogonie comuni a tutto il pianeta, nella concezione di un’intima connessione tra il mondo umano e il mondo naturale. Nel corso della carriera l’artista di Nizza ha dipinto con le fiamme dei bruciatori Bunsen, con le impronte delle proprie mani e con i corpi delle modelle, con i giunchi e con i fumi delle auto, con la pioggia e con l’acqua di fiume. E con i pigmenti purissimi che ben conosciamo, perché i leganti non alterassero l’essenza del colore. “Per me ogni colore – scriveva nel 1955 – è una ‘presenza’, un essere vivente, una forza attiva che nasce e muore dopo aver vissuto una sorta di dramma nel mondo dei colori”. Il blu di Giotto è anche il colore della Terra già quattro anni prima del volo di Gagarin.

Carlo Franza

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