Recuperati i labari fascisti rubati dall’Archivio Centrale dello Stato all’Eur-Roma. Merito del Comando Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale diretto da Nicola Candido.
“Nei secoli fedele”. E’ il motto dell’Arma dei Carabinieri, pilastro glorioso e insostituibile della nostra Nazione. Sono giornaliere le loro storie meritorie cui va il plauso dell’intera Nazione Italia. Dall’Archivio Centrale di Stato all’Eur di Roma – l’immensa sede di gran parte della documentazione proveniente dagli organi di Stato- erano stati trafugati 970 labari della marcia su Roma, la storica “prova di forza” che il 28 ottobre 1922 portò al potere Benito Mussolini. Nei giorni scorsi la svolta: i militari del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale diretti dal Tenente Colonnello Nicola Candido hanno rinvenuto e sequestrato gran parte di quell’ingente patrimonio del Fondo “Mostra della Rivoluzione Fascista”.
La refurtiva era a casa di un collezionista, e il merito va al carissimo tenente colonnello Nicola Candido che ebbi modo di conoscere anni fa quando comandava la Compagnia Carabinieri di Tricase- Lecce. Gagliardetti labari e bandiere sono stati trovati a casa di un collezionista romano che li avrebbe acquistati in più riprese investendo in totale diverse decine di migliaia di euro. Ma la versione dei fatti rilasciata dall’uomo, chiarisce il comandante Nicola Candido, è ancora oggetto delle indagini dei carabinieri coordinate dalla procura di Roma, così come le modalità di sparizione del materiale dai locali dell’Archivio Centrale dello Stato. L’uomo avrebbe detto di essere “ignaro” della provenienza illegale degli oggetti.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, sono state avviate dalla Sezione Antiquariato del Reparto Operativo. Il furto era stato denunciato ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico da Elisabetta Reale, direttrice dell’Archivio sino all’avvicendamento, già previsto dal Mibact, con Stefano Vitali poche settimane fa. Ciascuno di quei pezzi poteva essere venduto a cifre tra i 3.000 e i 25.000 euro, per un “bottino” -è la nostra stima come Perito del Tribunale di Milano- di ben oltre otto milioni di euro. Per questo è assai probabile che dietro la razzia ci sia stato l’interesse dei collezionisti. Ed in effetti, tutta la refurtiva è finita nella disponibilità di un collezionista di Roma, compresa un’uniforme di rappresentanza del corpo diplomatico, donata all’Archivio Centrale dello Stato, dagli eredi dell’ambasciatore d’Italia Sergio Fenoaltea (Roma, 9 giugno 1908 – Marino, 13 aprile 1995), già rappresentante del partito d’azione nel Comitato di Liberazione Nazionale. Le indagini dei Carabinieri del Reparto Operativo del TPC sono tuttora in corso e puntano a chiarire tutti gli aspetti della vicenda, a partire dalle modalità di sparizione del materiale dai locali dell’Archivio Centrale dello Stato. Un vero e proprio colpo ai danni dello Stato e del suo Patrimonio.
E un grazia mio, in particolare, come Storico dell’Arte, per quanto l’Arma dei Carabinieri ha fatto e va facendo ogni giorno per la nostra Nazione e la salvaguardia del suo inestimabile Patrimonio Artistico e Culturale.
Carlo Franza