“La laguna è opera antica della natura. Dapprima la marea, il riflusso e la terra in azione reciproca, quindi il progressivo abbassamento delle acque preistoriche, fecero sì che all’estremità superiore dell’Adriatico si formasse una considerevole zona paludosa, che, dopo esser stata sommersa dall’alta marea, viene parzialmente lasciata libera dal riflusso. L’arte umana s’impadronì dei punti più eminenti, e così nacque Venezia, collegando in sé cento isole, circondata da cento altre”(Johann Wolfgang Goethe). E non solo. “Ero a Venezia sul Ponte dei Sospiri; un palazzo da un lato, dall’altro una prigione; vidi il suo profilo emergere dall’acqua come al tocco della bacchetta di un mago.”(Lord Byron).

Due citazioni che dicono molto di una città, Venezia, incantata e incantevole, sempre protagonista e ispiratrice di poeti e artisti, pittori e musici.  Nell’Ottocento, molte sono le immagini della città, che si raddoppiano anche grazie alla penna di coloro che, catturati dal suo fascino decidono di immortalarla ancora una volta. Il pittore inglese William Turner, nonostante abbia trascorso a Venezia soltanto quattro settimane nel corso di tre diversi viaggi, catturato dalla luce veneziana, ha dipinto un’immagine incantevole di Venezia, quasi avvolta da una nebbia fascinosa, che appartiene tuttora al nostro immaginario collettivo. Lord Byron aveva iniziato ad amare Venezia grazie alle testimonianze dei grandi letterati, tra cui Shakespeare: vi aveva trascorso cinque anni, durante i quali aveva avuto numerose relazioni amorose, inserendosi all’interno dell’ambiente veneziano. Molti luoghi sono legati al celebre poeta inglese, come Palazzo Mocenigo sul Canal Grande, dove il Lord visse dal 1816 al 1819 e iniziò la composizione del suo poema satirico Don Juan.  Charles Dickens, che era giunto a Venezia nel 1844, a seguito del suo viaggio, il dodici novembre dello stesso anno, aveva scritto ad un amico: “La bellissima e meravigliosa realtà di Venezia va oltre la più stravagante fantasia di un sognatore. L’oppio non riuscirebbe a creare un posto come questo, e un posto così incantevole non potrebbe venire fuori neppure da una visione. Tutto quello che avevo sentito, letto o fantasticato su Venezia è lontano mille miglia. Sai che tendo a essere deluso quando si tratta di aspettarsi troppo ma Venezia è sopra, oltre, al di fuori dell’immaginazione umana. Non è mai stata valutata abbastanza”. Il mito di Venezia e la sua rappresentazione prendono forma in The stones of Venice, opera del pittore e scrittore inglese John Ruskin, che era giunto a Venezia nel 1849, dopo la Restaurazione, durata soltanto diciotto mesi, della Repubblica di Venezia, ad opera di Daniele Manin. Questo testo cambia il modo di vedere Venezia, in quanto la città  è anche rappresentata visivamente attraverso una serie di disegni suggestivi che la raffigurano. Ruskin esalta la Venezia medievale, contrapponendola a quella rinascimentale e barocca. I disegni di Ruskin sono evocativi e sottolineano l’affinità con il movimento pre-raffaelita inglese. Il testo ha successo, tradotto in francese, ed è letto da Marcel Proust, che si sente inizialmente condizionato dall’autore nella sua scelta di raccontare Venezia, una città mitizzata tra il sogno e le pietre di Ruskin. Proust ha visitato Venezia due volte, tra il maggio e l’ottobre del 1900, ed ha alloggiato all’Hotel Europa; ebbe a dire di  Venezia che non è solo un luogo ideale, ma è una fonte essenziale di ispirazione per far emergere nuove e ulteriori idee. Solo a Venezia gli uomini, spettatori di uno spettacolo che si riproduce ogni attimo dinanzi agli occhi di chi guarda, possono attingere a quella mémoire du temps perdu, come è accaduto a Proust quando, a Parigi, ha ricordato di aver l’equilibrio sulle lastre del Battistero di San Marco;“Ogni inquietudine riguardo al futuro, ogni dubbio intellettuale erano dissipati. Quelli che mi tormentavano un attimo prima a proposito della realtà stessa della letteratura erano spariti come per incanto […] era Venezia, di cui i miei sforzi per descriverla e le sedicenti istantanee scattate dalla mia memoria non m’avevano mai detto niente e che la stessa sensazione provata un tempo su due lastre ineguali del battistero di San Marco m’aveva restituita assieme a tutte le altre sensazioni collegate quel giorno ad essa e rimaste in attesa al loro posto, da cui un’improvvisa combinazione le aveva fatte uscire, nella schiera dei giorni dimenticati”.

Venezia è la città dell’incanto, della meraviglia, della luce che pervade e della nebbia che offusca; è l’unica città dove la memoria prende una nuova consapevolezza. Ora Venezia incontra anche l’arte di Gabriella Ventavoli, un’artista contemporanea, che vive e lavora a Milano. Evento inaugurato  dal direttore della Palazzina Grassi  Dott. Antonio  Onorato, dal Prof. Carlo Franza Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea  e Critico de Il Giornale.it ( direttore del Progetto Disseminazione  Monumentale  a  Venezia), e dal dott. Mattia Carlin Vicepresidente dell’Unione dei Consoli Onorari d’Italia.

L’opera-Dittico  di Gabriella Ventavoli (La Bellezza del Mare e La vita del Mare, ogni telero è t.m.  su tela, cm. 150×100, 2015), artista da sempre attenta ai temi ambientali, qui  lascia leggere il mare, le  profondità inquiete e  la superficie cristallina, forza incontenibile e calma prima della tempesta. Le immagini del mare hanno caratterizzato la pittura dal Romanticismo fino agli inizi del Novecento, divenendo volta per volta metafora di qualcosa di più. A ben guardare questi teleri della Ventavoli mi preme ricordare quanto altri grandi artisti hanno vissuto il mare. Vincent Van Gogh rimase nel piccolo villaggio di Saintes Maries de la Mer solo per pochi giorni, nell’estate del 1888, prima di recarsi ad Arles;  ma quei pochi giorni bastarono per cambiare radicalmente il suo modo d’intendere la pittura se ebbe a dire e a scrivere:  “Adesso che ho visto il mare, sento l’importanza di spingere oltre il colore”, scrisse in una lettera al fratello Theo. E in effetti, nei numerosi schizzi di questo periodo s’intravede già quello stile unico che lo contraddistinguerà nelle vedute della Provenza: colori in contrasto e pennellate larghe, indistinguibili in certi punti, proprio come l’acqua del mare quando si confonde con la riva. William Turner è considerato uno dei pittori di paesaggi più significativi del Romanticismo inglese: uno degli elementi centrali in molti suoi capolavori fu proprio il mare, come nell’opera “Il naufragio” del 1805 e oggi conservata alla Tate Britain di Londra. Qui nel Dittico oggi locato in Palazzina  Grassi a Venezia  la Ventavoli  presenta un  mare in parte  amico, ma anche  acque in tempesta,  che incarnano perfettamente l’ideale romantico del sublime e che nell’artista  italiana  assumono una valenza quasi fatale. La forza della natura, del colore e dell’espressività della Ventavoli  non hanno limiti. Ricalcando la poetica del sublime, la  pittrice  raffigura  il mare simbolo del fato ineluttabile, con una luce maestosa che si erge al di sopra delle acque. Come in molte sue opere, la natura ha per la Ventavoli  un valore fortemente simbolico che travalica il semplice fenomeno; in questo caso la terribile onda si contrappone alla fragilità effimera dell’uomo.  Un filo rosso invisibile lega l’Onda di Hokusai a quest’opera della Ventavoli, riproponendone non solo le tecniche, ma anche le tematiche profondamente spirituali ed introspettive;  onde  ben delimitate, contorni molto marcati e colori in contrapposizione simboleggiano l’estrema valenza emozionale.

Gabriella Ventavoli, medico psicanalista, scrittrice, poetessa e pittrice. E’ nata a Piombino in Toscana, ma vive e lavora a Milano. Opera in pittura dal 1976 con collettive (Pavia, Milano, Chianciano, Venezia, Pisa, Roè Volciano-Brescia, Roma, Verona, ecc.) e personali (Milano, Arezzo, Pavia, Berlino, Firenze, ) in più città italiane, affrontando tematiche sociali e ambientali di grande impegno civile e morale. La sua attività artistica si misura  anche all’interno di uno spazio culturale qual’è “La Porta verde” a Milano. Nel maggio  2014  l’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza presenta la sua mostra personale dal titolo “Elegia del mare” a Milano.  Vince nel 2014 il Premio Pittura  al Premio delle Arti-Premio della Cultura  per l’edizione XXVI al Circolo della Stampa di Milano( Presidente di Giuria Prof. Carlo Franza)  e nel 2015 il Premio Artista dell’Anno nel Premio delle Arti-Premio della Cultura  per l’edizione XXVII sempre al Circolo della Stampa di Milano(Presidente di Giuria Prof. Carlo Franza). Nel gennaio 2015, anno dell’Expo  dà il via alla mostra “L’Ultima Cena” con un grande telero  e altre opere a “La Porta Verde” di Milano. Con l’inaugurazione dell”Expo 2015, in maggio   si apre a  “La Porta Verde “ a Milano anche la grande mostra “Natura Naturans” presentata con un catalogo monografico a cura dell’illustre critico Prof. Carlo Franza. Ed è ancora lo Storico dell’Arte  Contemporanea  Prof. Carlo Franza ad invitarla con una grande mostra personale,  nell’aprile 2015, dal titolo  “Laudi del cielo della terra e del mare e altre storie” nel progetto “Strade d’Europa al Plus  Berlin – Sala Hoffmann-  di Berlino. Nel 2016 una sua opera scultorea rappresentante il mare (altezza 150 x 80 di larghezza, basamento cm. 80, dimensione complessiva di 2 metri e 30 cm, è stata collocata nel Palazzo Nuovo della Regione Lombardia. Nel 2016 vince il Premio per la Scultura al Premio delle Arti-Premio della Cultura  per l’edizione XXVIII al Circolo della Stampa di Milano( presidente di Giuria Prof. Carlo Franza).  Nel 2019 vince a Firenze  il Premio della Giuria nel Premium International Florence Seven Stars (Presidente di Giuria Prof. Carlo Franza). Nel 2019 una sua opera  dal titolo la “Crocifissione della Natura”  viene donata alla Santa Sede e inserita nelle Collezioni Vaticane di Arte Contemporanea. Nel 2020 invitata in un Progetto “Monumentalmente”  a cura del Prof. Carlo Franza per la  Fondazione ATM  Milano  con  una sua opera  storica  e monumentale che contempla  il COVID 19 dal titolo “La Danza della Solidarietà”  che viene donata e inserita  nella Storica Collezione Fondazione ATM. Ancora nel 2020 invitata in un Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” a cura del Prof. Carlo Franza per la Città di Venezia,   una sua opera-dittico,   monumentale,  dal titolo “ Vita e bellezza del mare”  viene donata  e collocata nella  storica Palazzina Grassi a Venezia.

Carlo Franza

 

 

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