La Fondazione ATM di Milano attraverso il suo Presidente Giuseppe Natale e  Francesco Caroprese del Consiglio di Amministrazione Fondazione ATM e Vicepresidente  dell’Ordine Giornalisti della Lombardia hanno varato e dato inizio a un progetto culturale di rilevanza internazionale. Il Progetto di rilevanza   artistica e  internazionale, dal titolo “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”,  è  ideato e diretto dal  Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea) per la FONDAZIONE ATM di MILANO,  istituzione  attestata internazionalmente, che  focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. Il Progetto prevede una serie di mostre delle durata di circa tre mesi,  che porteranno a Milano nomi singolari dell’arte contemporanea.  La  prima mostra dal titolo “Nuove impronte adimensionali”  è dell’artista lombardo, tra i maggiori dell’arte del nostro tempo, che ha per nome  TONY TEDESCO. All’inaugurazione ci sono stati  i saluti del Presidente della Fondazione Giuseppe  Natale e  una prolusione del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra. Presente anche Francesco Caroprese della Fondazione ATM e Vicepresidente dell’Ordine Giornalisti della Lombardia.  

La mostra sta avendo un consenso straordinario perché come ebbi a dire  all’inaugurazione, Tony Tedesco  “è’ considerato uno degli emergenti in Italia, uno degli artisti più innovativi e più creativi, che ha saputo coniugare il suo recente lavoro con tutte quelle esperienze spazialiste e nucleari  che ebbero forza a Milano tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, aprendo al  mondo adimensionale”. In mostra troviamo tutta una serie  di lavori che appartengono  a diversi capitoli di lavoro affrontati dall’artista, dalle installazioni alle forme-informi aggettanti in  cartapesta, fino ai grandi tondi che amplificano il tema dell’universo con i pianeti, il sole e la luna. I tondi in grande formato chiariscono meglio il tema dello spazialismo che ha innervato tutto il lavoro che negli anni ha impreziosito il suo mondo e la sua poetica. E’ nello neo-spazialismo di Tedesco che il tempo e lo spazio trovano un ulteriore cammino, un transito virtuoso di forme in movimento, che danno più il senso amebico, sinuoso, lamellare,  che di strutture composte. Ecco quanto già avevo a suo tempo scritto: “Adimensionale vuol  dire senza forma, forme frattali,  simbologie,  un  alfabeto delle forme. Tedesco ha caratterizzato  il suo lavoro in  un prezioso styling come se ogni  opera germinata e germinatrice e il seme in essa gettato desse origine a lievitazione,  e sono forme soprattutto  che si fanno cuore pulsante di un mondo interiore prima che esteriore, divenendo  territorio e  tessuto plastico dell’organizzazione creativa che trabocca come un fiume in piena. Il lavoro di Tony Tedesco  che da anni si misura  sulle “impronte adimensionali” si connatura con le culture antiche. Gli anonimi cavernicoli che, circa 17.500 anni fa, affrescarono con il racconto della loro vita, dei loro sogni e delle loro paure, il cunicolo delle grotte in località Lascaux, appoggiarono, tra l’altro, sulle pareti le loro mani lasciando decine di impronte colorate. Quelle figure stabiliscono quella che lo storico dell’arte Georges Didi-Huberman ha definito, nel suo omonimo libro, la “somiglianza per contatto” (La ressemblance par contact, 2008). Gli “artisti delle grotte di Lescaux”, infatti, non dipinsero le mani, ma lasciarono un’impronta, produssero un segno attraverso la pressione di un corpo su una superficie. Molte di quelle impronte sono uguali per dimensioni, il che fa supporre che gli “stampi” spesso siano gli stessi, anche se i colori  diversi (ma, come scrisse Marcel Duchamp nel 1937: “Due forme nate dallo stesso stampo non sono identiche, differiscono per un valore separativo infrasottile”). Quella selva di mani di vari colori che si affiancano e, a volte, sovrappongono, sono il primo capolavoro dell’espressione artistica dell’umanità, sono la nostra “origine”. Quei primitivi sono sopravvissuti grazie alle impronte delle loro mani. Ecco l’Arte. Tony Tedesco ha disegnato la complessità del mondo,  la complessa coniugazione  tra impronta e immagine, nel passaggio tra mondi o meglio tra universi. Il suo è stato un naturale ritorno alle impronte dell’età antica come traccia eternalizzata di un passaggio fisico, considerata più vera dell’immagine. E l’universo è ricco di forme frattali, di tracce adimensionali, attorno a queste la materia ha trovato consistenza, ecco perché Tedesco ha scavato nell’universo, qui  legge e rintraccia il tema dell’impronta creatrice, essa  è il negativo di ogni forma piena.  L’impronta è l’alba delle immagini. Ora questa mostra corona finalmente anni di studio e di ricerca. E da anni il mio scavo critico va a leggere l’operato di questo artista lombardo che ha misurato la contemporaneità sulla scienza e sulla geografia del mondo.

 

Carlo Franza

 

 

 

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