Voglio regalare a tutti i lettori, a ridosso delle festività natalizie e per onorare   questo Natale 2020 ormai alle porte, nonostante il governo europeo e ancor più il nostro ci vogliono far dimenticare o cancellare  le radici del presepe, degli affetti, della solidarietà, della famiglia  e quanto possa proprio farci richiamare questa ricorrenza cristiana, ebbene voglio regalare come dicevo, ai lettori, senza giri di parole, e senza aggiungerne altre se non di un augurio vero che scenda e discenda nel cuore di tutti, vicini e lontani,  quattordici poesie sul Natale, di poeti italiani e stranieri. Ecco cosa diceva la mia amica Alda Merini: “Il dono della poesia è una cosa che il Signore dà a pochi. Però va detto che è un dono che viene dato gratis”. Ma voglio anche lasciarvi la frase di Jack Kerouac:  “Non usare il telefono. Le persone non rispondono mai. Usa la poesia”. E pur tra mille e tante difficoltà dell’oggi e del prossimo domani, coraggio, arriverà il sereno, arriverà, dobbiamo farlo arrivare. Intanto Buon Natale  e Buon Anno  a tutti voi cari lettori.

A Gesù Bambino
(Umberto Saba)

La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.

 

Nella notte di Natale
(Umberto Saba)

Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?

Er Presepio
(Trilussa)
Ve ringrazio de core, brava gente,
pé ‘sti presepi che me preparate,
ma che li fate a fa? Si poi v’odiate,
si de st’amore non capite gnente…
Pé st’amore sò nato e ce sò morto,
da secoli lo spargo dalla croce,
ma la parola mia pare ‘na voce
sperduta ner deserto, senza ascolto.
La gente fa er presepe e nun me sente;
cerca sempre de fallo più sfarzoso,
però cià er core freddo e indifferente
e nun capisce che senza l’amore
è cianfrusaja che nun cià valore.

Il Presepio (alla nonna)
(Gabriele D’Annunzio)
A Ceppo si faceva un presepino
con la sua brava stella inargentata,
coi Magi, coi pastori, per benino
e la campagna tutta infarinata.
La sera io recitavo un sermoncino
con una voce da messa cantata,
e per quel mio garbetto birichino
buscavo baci e pezzi di schiacciata.
Poi verso tardi tu m’accompagnavi
alla nonna con dir: “Stanotte L’Angelo
ti porterà chi sa che bei regali!”.
E mentre i sogni m’arridean soavi,
tu piano, piano mi venivi a mettere
confetti e soldarelli fra’ i guanciali.

Natale
(Giuseppe Ungaretti)
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.

Alla vigilia di Natale
(Bertolt Brecht)
Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.

Natale
(Salvatore Quasimodo)
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Natale
(Alda Merini)
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

È nato! Alleluia!
(Guido Gozzano)
È nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
È nato, è nato il Signore!
È nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!

Natale

(Corrado Govoni)

E l’infanzia e il paese abbandonato,
di tra le dense nebbie dolcemente
scampanante, e il presepe tappezzato
di borracina e ghiaia rilucente;

le pastorali che soavemente
l’armonium diffondeva estasiato:
tutti, tutti mi tornano alla mente,
i ricordi del tempo trapassato,

mentre al suon delle mistiche campane
esultanti ne l’alba liliale,
m’inondano dolcezze sovrumane,

e al lieve vento, sopra il davanzale,
ne le fini e giallastre porcellane,
si sfogliano le rose di Natale.

 Lettera 1951

 (Maria Luisa Spaziani)

Natale altro non è che quest’immenso
silenzio che dilaga per le strade,
dove platani ciechi
ridono con la neve,

altro non è che fondere a distanza
le nostre solitudini,
sopra i molli sargassi
stendere nella notte un ponte d’oro.

Sono qui, col tuo dono che m’illumina
di dieci stelle-lune,
trasognata guidandomi per mano
dove vibra un riverbero
di fuochi e di lanterne (verde e viola),
di girandole e insegne di caffè.

Van Gogh, Parigi azzurra…
Un pino a destra
per appendervi quattro nostalgie
e la mia fede in te, bianca cometa
in cima.

 

Il dono antico

(Carlo Franza)

Le finestre sono fori puntati

sul paesaggio e nell’aria

il profumo di centomila rose.

Dopo le prime piogge di settembre

è giunto presto il Natale a scaldare

anima e corpo. E’ il mio ritorno a Itaca

con te sposa, da anni angelo

delle mie stanze dove il tufo

lasciato a vista, convive con l’intonaco

a calce, nella terra di olivi e melograni.

Suona spagnolo il ricco vocabolario

italiano, l’anima del luogo

è qui fra queste serre salentine.

Non ho cambiato casa, è quella

di mio padre, radice mia,

oggi ragione e sentimento.

Il dono antico è fuori, risiede

nel paesaggio  che entra, anche

senza volere, nella casa

che innesta passato e presente.

Le candeline accese

(Roberto Piumini)

Le candeline accese
sui rami dell’abete
sembrano tutte liete
di vegliar da vicino
dolce sonno di Gesù Bambino.

I gingilli d’argento
le belle arance d’oro,
chiedono fra di loro
scampanellando piano
Ci toccherà la sua piccola mano?

Gli angiolini di cera
dalle manine in croce
sussurrano con voce
quasi di paradiso:
Se avessimo soltanto un suo sorriso!

E la stella cometa
che vide tutto il mondo
dice con un profondo
sospiro di dolcezza:
Non vidi mai quaggiù tanta bellezza!

Il vecchio Natale

(Marino Moretti)

Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.

Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d’ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti…
 
A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.
E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!

E nuovamente Buon Natale, Cristo Bambino sorregga e aiuti tutti noi.

Carlo Franza

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