Raffaele Cioffi espone per la prima volta al MAC di Lissone, la città in Brianza dove ha sviluppato gli ultimi anni di ricerca. L’esposizione è il coronamento di una attività trentennale presso gallerie private e istituzioni pubbliche, in Italia e nel mondo.

La mostra ha per titolo “Soglie 2018-2020”, visitabile fino al 25 aprile 2020, presenta lavori inediti degli ultimi due anni e, soprattutto, grandi tele realizzate appositamente per gli spazi del Museo, opere che aprono un capitolo nuovo nel percorso dell’artista; un lavoro di grande accuratezza, che esprime esiti di una raggiunta maturità intellettuale, pur conservando l’istinto sensuale per la disciplina pittorica che da sempre alimenta il suo impegno. L’artista manifesta, oggi più che mai, la capacità di declinare il linguaggio di una pittura che si dilata nel suo spazio suggerendone l’estensione oltre lo stesso supporto, secondo paradigmi che superano l’articolazione della “pittura in sé”. Cioffi rimane entro quello spazio di esperienza, seguendo un metodo di lavoro coerente, senza fare proprio il distacco emozionale e “narrativo” della scuola aniconica. L’artista sceglie, piuttosto, una direzione evocativa e poetica fatta di colore e di luce. Le sue composizioni, dai movimenti cromatici fibrillanti e porosi, costruite con una complessa tecnica di sovrapposizione dei pigmenti e con un movimento del pennello pivotante e nervoso, permettono di coinvolgere l’osservatore attraverso una esperienza di profondità e intensità iper-dimensionali. Le particelle di colore, che sembrano dissolversi in un moto perpetuo e metafisico, si rivelano allo sguardo per gradi successivi, disegnando misteriose “soglie” oscillanti e fulcri ottici in continua pulsazione verso vettori che oltrepassano il piano fisico della tela. Una ricerca, quella di Cioffi, che volutamente non si ferma alla semplice immanenza dell’oggetto pittura ma esprime il desiderio appassionato, feroce, doloroso, finanche romantico, di trascendere la nostra dimensione reale, la dimensione nella quale esiste l’opera ed esiste l’osservatore.

Cioffi mi ha portato  a fare delle comparazioni tra le sue opere e quelle  di  altri artisti che pure hanno manifestato una preziosa ricerca; penso all’opera dal titolo “Finestra di sera” del 1959 ad opera di Franco Francese. Quest’opera di Francese fa parte di un gruppo di tre grandi tempere  che vanno a configurare il ciclo dei Cinemascope. In essa  come in altre similari di Cioffi il riferimento a Rothko è reale, anche Cioffi nelle sue “soglie”  vive il serrato confronto  tra la coscienza  e la sollecitazione esterna, che viene ad essere  destrutturata ed emblematizzata attraverso l’emozione. Il movimentarsi artistico di Cioffi  è  un vero e proprio procedimento di astrazione che, pur tuttavia,  conserva sempre,   depurandolo e sublimandolo, il  ricordo della percezione originale. Il linguaggio pittorico, come già fece Rotkho, è di sublime rarefazione. I campi cromatici vivono  una serie di magri  strati di colore, sovrapposti  in modo da creare  più o meno  ampi interstizi , dai quali emergono  le campiture sottostanti. Da qui l’impressione di vertiginosa profondità  che emana dall’opera,  la sua magnifica interna luminosità.

La ricerca artistica di Raffaele Cioffi testimonia l’esistenza di ulteriori possibilità di immaginazione e di comprensione, oltre le nostre paure, indotte o autoindotte. Le sue “macchine pittoriche”, i suoi portali, agiscono tramite il meccanismo – ancora in gran parte misterioso – che l’arte provoca nell’essere umano, non solo nella sua mente razionale ma nella sfera istintiva più profonda, in quelle zone segrete che sono i veri accessi alla libertà dalle catene della “verità tangibile”. Per Cioffi la pittura è il diaframma liberatorio e la spinta motrice verso dimensioni che, da sempre, sono presenti dentro di noi.  In occasione della mostra è stato  editato un catalogo a cura di Alberto Barranco di Valdivieso con i testi di Claudio Olivieri e Roberto Casiraghi.

Raffaele Cioffi nasce a Desio (Milano) nel 1971, vive e lavora a Milano-Lissone.Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera con Luciano Fabro ma chiarisce l’orientamento della sua ricerca con maestri quali Claudio Olivieri e Mario Raciti. Nel corso degli anni espone in mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, presso istituzioni pubbliche e private, tra cui: Young Museum di Mantova Revere; Museo di Arte Moderna di Varese; Museo Nazionale di Villa Pisani a Venezia-Stra; 54° Biennale di Venezia a Torino; Villa Bagatti Valsecchi a Varedo Monza.

Carlo Franza

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