Sono stati pubblicati gli Atti del Convegno promosso da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Ente Raccolta Vinciana e Politecnico di Milano, con il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci e inserito nell’ambito del palinsesto “Milano Leonardo 500” del Comune di Milano (7-8 novembre 2019). Il volume edito da Nomos Edizioni, (pgg. 278,  Busto Arsizio/ VA, 2020) indaga l’attività dell’ultimo decennio della vita di Leonardo, mediante l’apporto di un gruppo significativo di studiosi internazionali invitati a contribuire con relazioni inedite. Sono qui esaminate le attività, le ricerche teoriche e i rapporti con i diversi committenti tra il 1510 e il 1519, tra Milano, Roma e Amboise. Sono qui esaminate le attività, le ricerche teoriche e i rapporti con i diversi committenti tra il 1510 e il 1519, tra Milano, Roma e Amboise. Contributi di: P.C. Marani, M. Clayton, F. Fehrenbach, M. Gaiani, C. Calì, C. Pasquali, C. Occhipinti, F. Zöllner, G.M. Fara, M. Spagnolo, M. Viganò, Z. Kárpáti, D. Laurenza, J. Sammer, C. Vecce, M.T. Fiorio, P. Brioist, A. Nova, R. Sacchi, T. Mozzati. Il Convegno ci fu in occasione di un evento singolare;  per la prima volta in mostra, dall’ 8 ottobre al 17 novembre 2019, a Palazzo Reale di Milano,  la copia del Cenacolo di Leonardo realizzata ad arazzo fra il 1516 e il 1525, su commissione di Luisa di Savoia e di Francesco I re di Francia, custodito nei Musei Vaticani.  Il capolavoro, in oro e seta, fu tessuto probabilmente in Fiandra su cartone di un artista lombardo (si è ipotizzato che fosse di Bramantino) e rappresenta una delle primissime copie dell’opera di Leonardo.  L’arazzo, con le insegne di Luisa di Savoia e di Francesco I re di Francia, ha svolto un ruolo importante nella diffusione della conoscenza dell’arte di Leonardo in Francia. La nuova datazione, proposta dopo il suo recente restauro, fa coincidere parzialmente l’esecuzione dell’arazzo con gli anni della presenza di Leonardo ad Amboise ( 1516-1519 ), così che si può ipotizzare che almeno il cartone fosse stato eseguito sotto la sorveglianza del maestro.  L’opera proveniva  dai Musei Vaticani che hanno accolto eccezionalmente la richiesta di prestito a condizione che esso fosse restaurato. Dopo una prima disponibilità da parte dell’allora Direttore dei Musei Vaticani, professor Antonio Paolucci, favorevole al prestito, e perimpulso del nuovo Direttore dei Musei Vaticani, dott.ssa Barbara Jatta, fu dunque deciso che l’esposizione dell’arazzo, prima ad Amboise e poi a Milano, si sarebbe rivelata un’ottima occasione di manutenzione e restauro, ma anche di studio e di verifica di precedenti ipotesi circa la manifattura dell’arazzo, la sua storia e la sua cronologia.  E’  stata dunque la prima volta che l’arazzo esciva  dai Musei Vaticani.  Dopo essere stato restaurato e finalmente studiato nelle sue particolarità esecutive e stilistiche da Alessandra Rodolfo e dall’équipe di restauratori dei Musei Vaticani dal giugno a settembre del 2019,  ha così potuto essere presentato per la prima volta nel Castello di Clos Lucé ad Amboise, dove Leonardo aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita – e dove sarebbe morto il 2 maggio del 1519 – , per venire adesso esposto nel Palazzo Reale di Milano, nella città che ospita l’originale a poche centinaia di metri da piazza Duomo, e cioè nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie.

Nel convegno  per il Quinto centenario  della morte di Leonardo   si fece il punto  sul legame  fra la città di Milano e la figura di Leonardo,  che qui spese  oltre vent’anni della sua vita.  Così Pietro C.  Marani  nella Prefazione: “Fu deciso di concentrare  il tema del Convegno al periodo finale della vita e della carriera  di Leonardo, cioè  il decennio 1510-1519, quello che appariva  ancora forse  il meno studiato  nell’opera di Leonardo,  ma che collegava Leonardo  al suo secondo soggiorno milanese, a Roma, e poi agli anni finali della sua vita trascorsi in Francia”.

Il periodo risultava interessante per gli studi  sull’architettura   tarda di Leonardo, i restauri delle opere  tarde a lui attribuite, le figure a lui vicine, come quella dell’allievo e assistente  Francesco Melzi. Non meno interessante nel volume pubblicato dalla Nomos Edizioni  le pagine sulla fortuna  di Leonardo fra Ottocento e Novecento.  E il collega  Pietro C. Marani  Ordinario di Storia dell’Arte Moderna  nel Politecnico di Milano, chiude la sua prefazione comparando  “le difficoltà causate dal terribile momento che tutta l’umanità sta  tuttora vivendo con quelle “immagini della paura” cui Leonardo aveva dato forma, appunto, nei suoi tardi disegni  di catastrofi e diluvi”.

Carlo Franza

 

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,